Uno strano paese è il seguito della storia narrata in Vita degli Elfi, uscito nel 2016. Questa duologia (credo sia una duologia, una frase finale mi ha lasciato un po’ interdetta) è legata come Estasi Culinarie e L’eleganza del riccio: stessa ambietazione ma diversi protagonisti. Al contrario della precedente, in cui i due volumi erano tranquillamente autoconclusivi, in questo caso vi consiglio di leggerli come una vera e propria serie. Il mondo creato è molto complesso ed è bene avere un quadro completo.
Se volete sapere perché recuperare Vita degli elfi vi rimando alla mia recensione di qualche anno fa.
È uscita anche la Recensione sentimentale di questo libro. Questo perché, per la terza volta di seguito, un libro della Barbery è entrato in casa in un momento speciale della mia vita. Se volete sapere cosa sta succedendo in famiglia vi rimando a quell’articolo.
Ma ora veniamo alla recensione vera e propria del libro.
Trama
(dal sito Edizioni E/O)
In una notte di neve, un affabile tipo dai capelli rossi di nome Petrus sembra spuntare dal nulla nella cantina del castillo dell’Estremadura in cui Alejandro de Yepes e Jesús Rocamora, giovani ufficiali dell’esercito regolare spagnolo, hanno fatto accampare le loro truppe. È il sesto anno della più grande guerra mai combattuta dagli uomini, e l’inizio di un’avventura straordinaria che vede i due spagnoli lasciare il proprio posto e attraversare un ponte invisibile.
Il fatto è che Petrus è un elfo. Viene dal mondo segreto delle brume dove è già riunita una compagnia di uomini, donne ed elfi sulle cui spalle poggia il destino della guerra. Alejandro e Jesús scopriranno la terra del loro nuovo amico, terra d’armonia naturale, di bellezza e di poesia, anch’essa costretta a confrontarsi con i flagelli del conflitto e del declino, e là frequenteranno esseri insoliti, renderanno omaggio a strani rituali di tè e di calligrafia, incontreranno l’amore e in compagnia di Petrus, elfo iconoclasta e bevitore, parteciperanno all’ultima battaglia in cui si delinea l’identità del mondo a venire.
Quattro chiacchiere su Uno strano paese
Nel primo volume di questa serie abbiamo seguito l’avventura di due bambine, Clara e Maria. Due bambine con i natali legati al mondo degli elfi, ma che hanno passato la loro vita nel mondo degli umani. In questo secondo volume si scopre meglio la storia di queste due bambine, ormai cresciute, ma questa volta non sono loro le protagoniste del volume.
Come per la duologia precedente, la Barbery ha mantenuto lo stesso ambiente (e in questo caso anche la continuità della storia), ma con un nuovo protagonista. Le vicende sono narrate dal punto di vista di un elfo, conosciuto come Petrus nel mondo degli umani.
Petrus non è un elfo come gli altri, manca dell’eleganza e del contegno che solitamente identifica questa specie, per questo viene definito “l’idiota”. Saranno proprio queste caratteristiche fuori dal comune a renderlo il perfetto collegamento tra mondo degli umani e mondo degli elfi.
Entrambi i mondi sono sull’orlo di una guerra ed è proprio questo tema che la Barbery cerca di esplorare con i suoi personaggi, attraverso metafore e riflessioni. Nel libro si parla dell’importanza dei ponti, così come del rischio di autodistruzione quando si viene guidati dall’odio e dalla paura.
Petrus
Il protagonista di quest’opera credo che sia uno dei migliori protagonisti maschili di sempre. Le sue caratteristiche lo rendono il perfetto “uomo comune”, un elfo capace di partecipare alla perfezione alla vita umana. Non è uno sciocco, non è supponente, è semplicemente una persona capace di ascoltare e di capire gli altri.
Per questo motivo viene reputato l’elfo migliore per poter andare nel mondo degli umani: è un elfo fuori dal comune nel suo avere delle caratteristiche da uomo comune.
Il suo viaggio nel mondo degli umani permette di rimarcare l’importanza della conoscenza per cercare di scongiurare una guerra che non porterebbe altro che morte sia tra i vinti che tra i vincitori.
Conoscersi permette di comprendere quanto in realtà le differenze siano solo un punto di forza dell’esistenza, perché è solo grazie a queste differenze che gli esseri viventi possono dirsi individui unici pur facendo parte della stessa specie.
Per questo e tanti altri motivi viene difficile in quest’opera dividere filosofia e narrazione. Risulta quasi impossibile separare quello che viene scritto dal come viene scritto. Purtroppo però a questo punto arriva anche quello che per me è il punto debole del romanzo.
Focus: la prosa
Lo stile di scrittura è una cosa che non può passare in secondo piano quando si parla di Muriel Barbery. In genere la sua prosa sarebbe capace di rendere emozionante anche un bugiardino di un farmaco generico. Ogni parola è curata nei minimi dettagli per permettere al lettore di immedesimarsi completamente con l’ambientazione delle sue opere.
Lo stile di scrittura di questa autrice è sempre stato, per me, uno dei suoi punti forti. Amo la sua prosa barocca, lenta e filosofica, capace di rilassarmi qualunque evento io stia vivendo. In questo libro però mi sono trovata davanti ad una scrittura più complessa del solito, che ha reso la lettura più ostica che calmante.
Ero pronta ad una trama che fosse un rafforzativo di una riflessione filosofica più ampia. Tutte le opere della Barbery alla fine possono essere lette così, ma questa duologia in particolare. In questo caso però ci sono punti che vanno letti più volte per essere compresi a pieno e senza la linea del tempo a fine libro mi sarebbe stato anche difficile seguire il susseguirsi degli eventi.
In conclusione
In realtà, visto il periodo che sto vivendo, non so quanto questo giudizio possa essere valido per tutti, se avete letto quest’opera e le precedenti di Muriel Barbery mi piacerebbe avere il vostro parere.
Io sicuramente lo riprenderò in mano tra qualche mese, come tutti i libri di questa autrice sento il bisogno di una seconda rilettura. Magari potrei rileggermi l’intera duologia, così da avere più fresca anche la prima parte. Sicuramente vi aggiornerò.
Voi avete già letto Uno strano paese? Se vi va di parlarne vi aspetto nei commenti per avere il vostro parere!
Il libro rientra nelle seguenti categorie della Book Challenge 2020:
12 – 26 – 27 -45