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Una donna: dentro l’anima di Sibilla Aleramo

C’è qualcosa di intimo e profondo nel leggere un’autobiografia. Me ne rendo conto ora che ho appena terminato di leggere Una donna di Sibilla Aleramo; mi è rimasta addosso la sensazione di aver compiuto un intenso viaggio dentro i ricordi e dentro l’anima di un’altra donna. Di aver alzato i veli delle convenzioni, della riservatezza, per scoprire che prima di me è vissuta una donna, una sorella, la cui storia è capace di riecheggiare in profondità dentro di me.

Non è la prima autobiografia che leggo, ma è di certo quella che mi è rimasta più incollata addosso. Forse perché nelle parole di Aleramo ho visto le tracce di un viaggio che, in diversi contesti, io stessa vivo e ho vissuto. O forse perché è stato come essere accolta dentro la casa e dentro l’intimità di una donna incredibile, la cui esistenza è stata un regalo per tutte noi.

Di lei, prima di Una donna conoscevo molto poco. Sentiti dire, impressioni altrui che già nutrivano la mia curiosità. Adesso, poche ore dopo aver girato l’ultima pagina, sento il bruciante desiderio di avere ancora di lei. Di apprenderne nuove sfumature, di nutrirmi del suo pensiero. E di raccontarvi nel frattempo quello che ho scoperto all’inizio di questo nuovo, incredibile viaggio.

Chi è stata Sibilla Aleramo?

La copertina di Una donna

Ha poco senso scrivervi qui la sua biografia quando là fuori ci sono siti come L’enciclopedia delle donne che lo hanno già fatto molto meglio di quanto farei io. Mi limiterò a dirvi che il vero nome di Aleramo era Marta Felicina Faccio, che è vissuta in Italia a cavallo tra Ottocento e Novecento e che è considerata, a buon diritto, una delle prime femministe italiane. I suoi scritti, autobiografici e non, hanno anticipato infatti quelle che poi sono state le battaglie dei primi movimenti femministi: libertà di autodeterminarsi, desiderio di emancipazione, rivendicazione della diversità femminile.

Quello che rende il suo Una donna così particolare è che è al contempo un diario personale e un manifesto politico. Antesignana dell’ideale che il “personale sia politico”, Aleramo narra di sé per narrare di tutte le donne. Da qui, l’articolo indeterminativo del titolo, che abbraccia tutte le donne che vivono e hanno vissuto la sua stessa situazione.

La storia di Una donna

Il libro si apre con un ricordo, Aleramo rievoca per noi lo scintillio della sua fanciullezza, che definisce “libera e gagliarda”. Figlia maggiore di un professore di scienze brillante ma scostante, e di una donna il cui orizzonte è sempre stato solo quello della casa, Sibilla cresce istruita e ammirata per la sua precoce intelligenza. Finché la famiglia non si trasferisce nel Mezzogiorno e le prospettive della fanciulla si riducono bruscamente.

Violata prima e sposata poi a un uomo greto e ignorante, la nostra narratrice perde tutte le sue velleità di libertà. Da moglie, si trova ad avere a che fare con la brutalità e la piccolezza, con la gelosia irrazionale e il desiderio di possesso. La schiavitù del matrimonio la rende a tal punto disperata da farle tentare, già madre nel sangue e nell’anima, il gesto estremo del suicidio.

Da quel momento in poi, Sibilla capisce che la vita che le si prospetta innanzi non è vita. Che una donna non può essere sé stessa – non può essere libera, non può essere vitale e brillante – quando soggiogata al vincolo del matrimonio con un uomo che non la rispetta. Pochi bagliori della sospirata libertà rafforzano questa sua convinzione; spingendola infine, con ardente dolore, a lasciare il marito e il figlio per ricominciare a vivere altrove.

Una scelta che la segnerà nel profondo e che la porterà, anni dopo, a riversare il suo dolore e la sua disperazione tra le pagine di questo libro.

Sibilla Aleramo, autrice di Una donna

Dentro Una donna ci siamo tutte noi

Leggendo la biografia di Marta Felicina Faccio, appare chiaro come i temi al centro della narrazione di Una donna siano stati anche nodi cardine della sua stessa esistenza. Dal complicato rapporto madre-figlia, che ha segnato la sua infanzia e il suo diventare madre; alla schiavitù femminile dentro il matrimonio, l’impossibilità di essere sé stessa perché piegata e asservita a un essere privo di rispetto e dignità; fino al valore dell’esistenza, della vita non come mero atto di sopravvivenza, ma come spinta alla realizzazione, alla ricerca del piacere e della bellezza.

Le parole di Sibilla Aleramo sono un grido di libertà femminile che attraversa i decenni per arrivare intatto e potente fino a noi. Un grido che ci attraversa risultando attuale anche a un secolo di distanza, perché parla direttamente all’anima, facendola riverberare di bellezza e giustezza.

Aleramo parla alle donne, raccontando di sé per raccontarci tutte. Spronandoci ad essere libere, e felici, a mettere noi stesse per prime perché che nessun’altro lo farà per noi. Questo, secondo me, la rende una voce così attuale anche se il panorama intorno a noi è cambiato. Perché finché ci sarà qualcosa, qualunque cosa, che ostacolerà il diritto delle donne a realizzarsi e ad essere sé stesse, varrà ancora la pena rileggere Una donna per cercarvi forza e conforto.

Quelle che possiamo trovare solo tra le braccia di un’altra sorella che ha raccolto e conservato per noi tutta la potenza della sua e della nostra esperienza.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.