Intorno al libro, Recensioni

Un libro (at)tira l’altro – Il caso non esiste

Autunno è il periodo dell’horror, l’ho già detto. Quest’anno con le Moschettiere di Dumas abbiamo deciso di dedicare il mese di ottobre alla lettura di Mary di Anne Eekhout, non è un libro horror vero è proprio, ma una biografia romanzata di Mary Shelley. Che in effetti, purtroppo, un po’ horror comunque potrebbe essere definita. La storia è bellissima, porta il lettore alle origini della Shelley scrittrice, raccontando gli eventi personali che l’hanno portata alla scrittura di un’opera immortale.
Ironia della sorte se ci pensate, doveva essere il dott. Frankestein a dare l’immortalità alla sua creatura, ridando attraverso l’elettricità lo spirito vitale alla sua creatura, invece è stata la Creatura a dare l’immortalità a ai suoi creatori.

Ma il punto è un altro

Se avessi dovuto solo elogiare la meravigliosa opera letteraria della Eekhout avreste potuto trovare facilmente queste quattro righe nella mia recensione su Goodreads, ma non è per il libro in sé che ho avuto bisogno di buttare giù queste parole. Questo articolo è per ricordarvi che il caso non esiste, non nella scelta dei libri almeno, se un libro vi chiama la cosa migliore che potete fare è assecondare quella chiamata perché non avete idea delle meraviglie che possono accadere se lo fate.
Per poter ascoltare la voce dei libri chiaramente però, il mio consiglio è prima quello di ripulire la mente (e le orecchie) da tutti i bisogni indotti, perché altrimenti ad attendervi potrebbe esserci solo l’ennesimo libro che chiedeva di essere comprato, non letto.

Lindqivst è uno dei miei autori preferiti e purtroppo in Italia viene portato molto poco ed io ho già letto quasi tutto ciò che è stato tradotto. Mi mancavano solo due libri, uno che avevo in libreria e uno che devo ancora riuscire a recuperare. Mi ero ripromessa di non leggere il primo, Il porto degli spiriti, sino a quando non avessi avuto tra le mie mani il secondo, Una piccola stella. Ma questo ottobre una forza troppo grande mi ha spinto verso la lettura e inzialmente mi sono anche sentita a disagio e in colpa, non potevo sopportare l’idea di non aver più niente di suo a disposizione.
La lettura si è rivelata meravigliosa come sempre, ma al contrario delle sue opere più famose non riuscivo a riconoscere nessuna delle figure leggendarie dell’orrore tra le sue righe. Mi sono data una semplice spiegazione, così come Musica dalla spiaggia del paradiso non è un libro su una creatura dell’orrore ma una rappresentazione materiale del terrore del vasto mondo dell’ignoto, anche Il porto degli spiriti probabilmente era su quel filone. Infatti ringrazio di non aver avuto la malsana idea di leggerlo in estate, magari al mare in Sardegna, perché altrimenti la talassofobia che mi ha accompagnato durante tutta la lettura probabilmente non mi avrebbe più abbandonato.

La spiegazione

Una volta terminata la lettura di Lindqvist ho iniziato Mary, senza avere idea di ciò che mi attendeva. Un’altra carattaristica di questa biografia romanzata è la presenza, al suo interno, di meta storie, raccontate non solo dalla stessa Mary Shelley, ma anche dalle altre persone che la accompagnano durante le varie fasi della sua vita. Nel luglio nel 1812, in Scozia, durante una serata di racconti a cui partecipa inisieme a tutti i membri della famiglia che la sta accogliendo, il signor Booth racconta una storia, una vecchia leggenda ormai dimenticata di un mostro che abita i fondali del mare del nord.

Il mostro, chiamato in questa opera Draulameth, ha diversi nomi e origini a seconda del paese nel quale viene narrata la leggenda. Può essere, il Marmæl delle leggende norveggesi, ho la Dea Ran del Pantheon norreno. Tutte queste cose hanno un elemento in comune, sono delle figure umanoidi con la mania di far succedere cose brutte a chi non li tratta con il giusto rispetto, e magari trascinandoli allegramente in fondo al mare nel cuore della notte. Nessuna figura però corrisponde fedelmente al Draulameth però, se non quella raccontata nell’opera di Lindqvist.
Le somiglianze del Draulameth raccontato da Booth sono davvero troppo nette perché possa essere un caso, ma allo stesso modo non riesco a trovare altre fonti su questo nome che non siano legate alle recensioni della Eekhout. Che ci siano legami tra le due creature raccontate credo sia abbastanza ovvio a chiunque abbia letto i due libri, ma ora non posso fare a meno di chiedermi se la Eekhout nella descrizione del suo mostro non si sia ispirata all’opera di Lindqvist o se esiste davvero un Draulameth che ha ispirato entrambi, ma con un altro nome.

Non so se leggendo questi libri separati l’uno dall’altro sarei riuscita a fare questo stesso collegamento, non so se leggendo prima Mary del Porto degli spiriti la storia del Draulameth, che prende poco più di una pagina su più di 300, mi avrebbe colpito abbastanza da permettermi di ricordarla successivamente. Tutti i tasselli sono andati al loro posto semplicemente per aver assecondato le mie necessità letterarie.

Non credo ci sia sensazione più bella per una lettrice dell’avere la sensazione che i libri comunichino con lei. E io mi sento esattamente come se i libri mi avessero parlato, non per la prima volta e sicuramente neanche l’ultima.


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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.