Con San Valentino alle porte, cresce la voglia di romanticismo e di perdersi in atmosfere sognanti, almeno per un po’. A questa esigenza sopperiscono i romanzi rosa, un genere letterario comunemente considerato come carta straccia, narrativa spazzatura per casalinghe frustrate o zitelle sognatrici. Eppure i romanzi rosa sono fra i libri più popolari e letti e rappresentano la fetta più grossa del mercato editoriale. Che i romance novels abbiano più cose da dire di quanto crediamo? Scopriamolo insieme in questa storia del romanzo rosa!
Le caratteristiche
Il panorama dei romanzi rosa è molto vasto e variegato, ma alcune caratteristiche sono piuttosto comuni. Un tratto essenziale, soprattutto dagli anni ’70 in poi, è il confronto polemico fra uomo e donna. I due protagonisti si scontrano sul piano psicologico, con l’uomo che rappresenta un campione di maschia virilità e la donna, fragile e bellissima, che gli si ribella ma ne viene al tempo stesso sopraffatta. Non ci vuole molto, infatti, perché il conflitto sfoci nella passione e nell’amore.
La trama è piuttosto rarefatta e il contesto storico non sempre approfondito. Il fulcro della narrazione è la storia d’amore fra i due e i conflitti tendono a risolversi piuttosto rapidamente. Il lieto fine è sempre assicurato.
Sul piano stilistico, questi romanzi si caratterizzano per una tendenza all’iperbole espressiva, con una descrizione enfatica delle emozioni e delle sensazioni fisiche della donna. Caratteristica è anche una forte componente erotica, spesso declinata secondo gli stereotipi che abbiamo già visto (forte e virile lui, fragile e inesperta, sebbene sensuale, lei), ma come vedremo, i romanzi rosa hanno conosciuto un’evoluzione spesso sorprendente da questo punto di vista.
Storia del romanzo rosa: le origini
Il moderno romanzo rosa nasce con la narrativa romantica del XVIII e XIX secolo. Opere come Pamela, or Virtue Rewarded di Samuel Richardson, i romanzi gotici di Ann Radcliffe o quelli di Jane Austen presentano una nuova forma di narrativa, incentrata sulla vita, i sentimenti e le difficoltà personali della protagonista: l’eroina, attraverso molti ostacoli, trova l’amore, la felicità e la sicurezza personale. Si trattava di una forma di racconto che rifletteva i desideri e le aspirazioni delle proprie lettrici, e che artiste successive, come Georgette Heyer o Margaret Mitchell (autrice di Via col vento) contribuiscono a promuovere.
Nei primi decenni del Novecento, particolarmente popolari sono autori come Delly (pseudonimo dei fratelli Petitjean de la Rosière) e Berthe Barnage. In area anglofona, troviamo le inglesi Elinor Glyn, famosa per i suoi romanzi venati di erotismo, e Barbara Cartland, che di Elinor Glyn fu ammiratrice e amica.
Metà del secolo: una nuova forma di letteratura popolare
Neglianni ’30, la casa editrice inglese Mills and Boon lanciò “the books in brown”, una nuova collana di romance novels. I romanzi erano così noti per via della rilegatura marrone e avevano come protagoniste donne pure, innocenti e remissive, spesso impegnate in lavori tipicamente femminili, come l’infermiera o la segretaria. Nel 1957, la casa editrice canadese Harlequin Enterprises iniziò a distribuire negli Stati Uniti i romance novels di Mills and Boon. Rivoluzionaria fu la strategia di marketing per questo nuovo genere: la casa editrice decise infatti di distribuire i romanzi nei supermercati o all’interno di confezioni di assorbenti o cosmetici. In questo modo, raggiunse una larghissima fetta di pubblico femminile, che scoprì il piacere della lettura di evasione.
Gli anni ’70: i bodice ripper
Nel 1972, con la pubblicazione di The Flame and the Flower di of Kathleen Woodiwiss, il romanzo rosa assume i tratti che conosciamo oggi. Il fulcro della trama è sempre la storia d’amore, spesso condita da scene di sesso piuttosto esplicite e dettagliate. Il contesto è quello delle ambientazioni storiche ed esotiche accattivanti ma non molto approfondite. Le eroine sono donne ribelli e indipendenti, mentre i protagonisti maschili si ingentiliscono, diventando più affabili e rispettosi. L’aspetto forse più caratteristico (e spassoso) sono le copertine, dove figurano coppie in abiti succinti strette in abbracci appassionati. Da qui il nomignolo di bodice ripper per descrivere questa popolarissima forma di narrativa. C’è persino chi sulle copertine dei bodice ripper ha costruito un’intera carriera, come il modello italiano Fabio Lanzoni (se non sapete chi sia, fatevi un favore e guardate il video qui sotto!)
I romance in Italia
In Italia, a fornire materiale di fantasticheria alle giovani donne di inizio Novecento fu la Biblioteca delle signorine. La collana, pubblicata da Salani dal 1912, era caratterizzata da una leziosa copertina rosa, da cui l’espressione “romanzi rosa”. La formula era sempre quella del romanzo sentimentale a lieto fine rivolto a un pubblico prettamente femminile. Negli anni ’30, conobbero grande successo i romanzi di Liala e Luciana Peverelli, che furono anche tra le prime autrici a cimentarsi con il fotoromanzo.
La collana rosa più famosa in Italia è indubbiamente Harmony nata all’inizio degli anni ottanta su iniziativa di Arnoldo Mondadori. Il primo numero della collana, intitolato Per l’amore di un gitano, fu pubblicato nel 1981 con un immediato successo.
I romanzi rosa oggi
Dalle prime, castissime pubblicazioni di inizio Novecento, i romanzi rosa ne hanno fatta di strada. Negli ultimi decenni, le autrici di romance novels hanno cercato di garantire una rappresentazione sempre più diversificata e inclusiva all’interno dei propri romanzi. Abbiamo così innumerevoli sottogeneri rosa, dal gay romance, ai romanzi che hanno per protagonisti innamorati con disabilità fisiche o mentali, fino all’Amish romance. Le ambientazioni sono le più varie, da quelle storiche (le Highland scozzesi e i vichinghi vanno per la maggiore) a quelle fantasy, passando per la fantascienza. La componente erotica non è sempre presente, ma rimane importante anche per il suo potenziale di liberazione della sessualità femminile.
In un certo senso, dunque, il romanzo rosa può essere definito rivoluzionario, liberatorio, perfino femminista, non solo per la franchezza con cui parla di sessualità, ma anche per come ne parla, riconoscendo alla donna un ruolo attivo e consapevole e il diritto a godere del piacere senza vergogna.
Il mio incontro con i romanzi rosa
Addentrarsi nell’universo dei romanzi rosa è come scoprire un mondo. I sottogeneri, i temi, le variazioni sono potenzialmente infinite, anche se certi tratti comuni restano un punto fisso imprescindibile (uno su tutti, il lieto fine).
Il mio personale incontro con il mondo dei romance novels è avvenuto attraverso due canali: il mio lavoro in biblioteca, dove la collezione romance è nutrita e popolarissima (e le cui pittoresche copertine suscitano sempre molta ilarità fra noi dipendenti), e la mia attività parallela di traduttrice. Mi sono infatti cimentata nella traduzione di un romance storico/paranormale con protagonisti una strega e un discendente di un cacciatore di streghe (che si innamorino e le loro avventure sotto le lenzuola siano narrate con dovizia di particolari è quasi scontato). Non nascondo che, mentre mi facevo violenza per andare avanti nella traduzione, ho pensato più di una volta: «Ma davvero c’è chi legge questa roba?»
Apologia dei romanzi rosa
Eppure, credo che questi libri siano trattati un po’ ingiustamente. In fondo hanno il merito di dare a tante donne (e tanti uomini) quello di cui hanno bisogno: momenti di evasione, un desiderato lieto fine, compagnia, la speranza che amore, felicità, avventura, realizzazione professionale siano alla portata di tutti. E in fondo che c’è di male? E soprattutto, non è più importante che questi libri spingano a leggere persone che altrimenti non avrebbero mai scoperto il piacere della lettura? Ho il sospetto che, in fondo, i romanzi rosa siano tanto bistrattati anche per il fatto che sono (per la maggior parte) scritti da donne per le donne. E se qualcosa è considerato troppo femminile, si sa, tutti, anche le donne, fanno a gara a disdegnarlo. Va molto di moda mostrarsi superiori e sprezzanti nei confronti di ciò che è ritenuto troppo al di sotto del nostro intelletto, ma provo un certo rispetto per chi, incurante dei canoni e dei giudizi degli altri, va avanti per la sua strada perché quei libri, tutto sommato, li apprezza. E magari chissà, se riuscissimo ad andare oltre i nostri pregiudizi, scopriremmo che ci sono anche romanzi d’amore ben scritti, intelligenti e complessi.
Qualunque cosa scegliate di leggere per questo San Valentino (e se siete a corto di idee, noi un suggerimento ce l’abbiamo), che siate da soli o in compagnia, che lo festeggiate con una cena romantica o che della festa degli innamorati non vi importi niente, vi auguro di viverlo con l’entusiasmo e la leggerezza dei lettori di romanzi rosa!
BRAVA! iNTELLIGENTE E PROFONDA.