Racconti, Scrittura

Sinfonia di Sangue – Parte Tre

Una notte nel mondo di Vampiri: La Masquerade

Questo è il terzo episodio di Sinfonia di Sangue, il resoconto romanzato di una sessione della quinta edizione di Vampiri: La Masquerade. Se vi siete persi i primi, li trovate qui.

«Come facevi a sapere che avrebbe funzionato?»

Marla osservava Peter bere avidamente il sangue del Brujah, in un misto di bramosia e stupore. Q.B, però, si limitò a scrollare le spalle, ruotando il polso per aumentare il flusso. «Non lo sapevo, ho tentato. Fosse andata male, avrei avuto un Infante tutto mio.»

A quelle parole, Rita fece guizzare gli occhi su di lui, severa. «Sai che è contro la legge.» E lui si limitò ad alzare ancora le spalle massicce, annoiato. «Meno male, allora, che era già un vampiro.»

«Fratello, vuoi rischiare il game over?» ribatté Aziz, stringendo ancora in mano il fucile. Q.B sorrise, uno dei suoi soliti sorrisi di circostanza, vuoti e rigidi. Quello doveva bastare come risposta, a quanto pareva.

Con un sospiro, Marla tornò a guardare Josh, che fissava con desiderio il liquido scarlatto che gocciolava dal braccio di Q.B. Gli parlò piano, di nuovo con dolcezza. «Stai tranquillo, ce ne sarà anche per te. Non ti lasceremo morire di fame.» Lui annuì appena e la Toreador notò che aveva grosse occhiaie scure a segnargli il viso; un dettaglio al quale prima, nella penombra e nella foga, non aveva fatto caso. Dovevano essere a digiuno da parecchio.

Sangue

«E ora che facciamo?» mormorò Emily, stringendo Stella a sé. «Li riportiamo da Mama Ru?»

Rita scosse il capo, guardando prima Josh e poi Peter. «Mama Ru ha detto di riportarle tre cuccioli. Ne manca uno, il nostro compito non è finito. E poi forse è il caso di coinvolgere Il Principe in tutto questo. Conoscete anche voi le regole della città. Lui…»

«Prima Josh parlava di una terza ragazza, Margaret. Concentriamoci su questo, ora» la interruppe Marla, lanciandole un’occhiata di avvertimento. L’intera Coterie sapeva cosa succedeva ai vampiri che entravano illegalmente a New Heaven e non era il caso di discuterne davanti a Peter e Josh. «Hai detto che è stata portata via» continuò, rivolgendosi al ragazzo e anticipando qualunque protesta stesse per nascere in Rita.

«Portata via dove?» sospirò la Ventrue, cedendo e avvicinandosi anche lei. Josh aveva ancora lo sguardo fisso sul sangue del Brujah, la bocca socchiusa e i canini che sporgevano appena fuori dalle labbra. «Josh» lo richiamò Rita, bruscamente. Lui mosse lentamente il capo per guardarla, lo sguardo sfocato e confuso. «Chi ha portato via Margaret?» lo incalzò la vampira. «Dove l’hanno portata? Quanto tempo fa?»

Marla fece per intervenire, ma Rita le scoccò un’occhiataccia a sua volta e la Toreador tacque. Non era il caso di contraddire la Ventrue, non quando tirava fuori quel lato autoritario e implacabile. Ci vollero alcuni secondi prima che Josh riuscisse a riprendere il controllo di sé e a parlare, secondi durante i quali Marla notò la pazienza della compagna scemare rapidamente. «Un tizio pelato di nome Hobbes» mormorò alla fine il giovane vampiro. «È lui che ha portato via Margaret. Penso… penso lavori per Poe. L’ha portata via poco prima che arrivaste voi, in moto. Non so dove, però.»

«In moto? Non pensi che…?» iniziò la Toreador, e Rita annuì. «Sì, era l’uomo che abbiamo incrociato arrivando qui. Ma sono già passati diversi minuti, potrebbe essere andato ovunque. Dannazione.» Si scostò una ciocca di capelli con un gesto brusco, irritato. «Lo sapevo che c’era qualcosa di strano in quella scena.»

Marla le posò una mano sulla spalla, comprensiva. «Non è colpa tua. Non potevi sapere e non puoi avere sempre il controllo su tutto» le mormorò, dolce.

Rita sospirò. «Gradirei averne un briciolo in più. Chi è questo Poe, comunque?» domandò, riportando lo sguardo su Josh.

«Uno dei Gangrel, uno importante. Così ha detto Hobbes, almeno» rispose Josh, riportando lo sguardo famelico su Peter e sul sangue. «Lui è il suo primogenito. Non so altro, solo… solo che dovevano farci entrare in città in segreto.»

«Rintracciarli non sarà facile» mormorò Marla, sconsolata. La musica nella sua testa era sfumata, ridotta al debole lamento di un’ultima nota vibrata. Gli scricchiolii della catapecchia e i sospiri di coloro che si trovavano al suo interno avevano ripreso il loro posto nella sua mente, come se qualcuno avesse allargato nuovamente la sua visuale per abbracciare tutta la stanza. Tra i respiri e i deboli lamenti di Peter, la Toreador percepì in quel momento una nota stonata, il basso ronzio di un motore ancora distante.

«Abbiamo visite.» La voce di Thomas anticipò qualunque ipotesi e Marla volse lo sguardo verso il Nosferatu, ancora fermo davanti alla porta e con lo sguardo puntato verso l’oscurità.

«Sembrano moto» sussurrò Emily, affiancando il compagno. Thomas annuì. «Quattro o cinque, difficile da stabilire.»

Accanto a Marla, Josh sussultò. «Devono essere loro. Sono venuti a prenderci.» E si agitò, ma Rita fu subito in piedi e gli ordinò di fare silenzio. «Abbiamo bisogno di un piano, e in fretta. Chiunque siano, volevano far entrare dei vampiri a New Heaven all’insaputa del Principe. Non saranno certo dei bravi ragazzi.»

«Questo è il momento del round di sorpresa, baby!» esclamò Aziz, alzando il fucile e percorrendo in rapide falcate la stanza. «Loro non sanno che siamo qui, noi sappiamo che loro sono in arrivo. Possiamo coglierli alla sprovvista

«Lo strano ha ragione» annuì Q.B. «È il momento di fare a botte.»

Vampiri: La Masquerade

Come un segnale, quella frase avviò una nuova canzone nella mente di Marla. L’aveva sentita una sola volta, eppure pareva perfetta per quel momento. Rockabye esplose, tra i gemiti del violino di Caitlin De Ville. Scandito dalle percussioni dubstep, il resto del mondo assunse un ritmo frenetico, troppo perché la vampira potesse coglierne tutte le sfumature.

Thomas mormorò un: «Coglierli alla sprovvista, mi piace» e poi svanì nelle ombre, come non fosse mai stato lì. Q.B ordinò a Peter e Josh di nascondersi in un angolo, dietro una catasta di cianfrusaglie. Poi recuperò al volo la porta e la posò sui cardini, nascondendosi al suo fianco. Aziz ricaricò il fucile a pompa e si appostò alla finestra, Emily si rannicchiò accanto a Q.B e Rita fece lo stesso dall’altro lato dell’uscio.

Solo Marla rimase al centro della stanza, con la musica che rimbombava nella testa troppo forte, troppo veloce. Non era mai stata una donna d’azione, né tanto meno una vampira d’azione. Suonava, si nutriva e suonava ancora, era quello l’ordine naturale delle cose nella sua non-vita.

Fino a quel momento.

Facendosi forza per tenere a bada la paura che cominciava a montarle nel petto, estrasse la pistola dalla tasca dei jeans e si mosse verso l’unica finestra rimasta libera. Priva di vetro, permetteva di vedere l’oscurità al di là dell’intelaiatura, così come i fari di quattro moto in rapido avvicinamento. Lo stomaco le si contorse, la gola si fece secca e la pistola scivolosa tra le dita.

Mentre le moto inchiodavano sulla ghiaia tra lo stridore dei freni e delle ruote, Marla mantenne lo sguardo puntato sulla strada, cercando di placare il tremito delle braccia che le rendeva impossibile tenere ferma la pistola.

Il profilo di due uomini si stagliò nella luce dei fari. Massicci e vestiti interamente di pelle, mossero verso la casa mentre il resto dei compagni aspettava sui sedili delle moto. La Toreador riuscì a sentire solo qualche brandello di conversazione, un «… i cuccioli e torniamo» prima che il volume della musica nella sua testa aumentasse, istintivamente, a un’altezza quasi folle.

Quello che successe dopo fu rapido e brutale.

Uno dei due uomini calciò la porta e questa volò nella stanza, schiantandosi sulla parete. Il suono stordì Marla, che distolse lo sguardo il tempo sufficiente per perdersi Q.B che si lanciava addosso al primo uomo. Quando riportò gli occhi su di lui, il Brujah stava lottando con il suo avversario con una furia quasi ferale. Nella penombra le era impossibile distinguere quello che succedeva, ma sentì il rumore di un pugno e poi il gemito del quarterback. Il ringhio sordo di Emily precedette l’assalto della Gangrel, che si scagliò sull’altro uomo con gli artigli spiegati che scintillavano nella luce lunare.

Incapace di distinguere con nitidezza i compagni nella calca, e impossibilitata quindi a sparare, Marla attese, inghiottendo saliva e paura. Un calcio del loro quarterback fece volare uno degli uomini fuori dalla porta, allertando i due rimasti alle moto. Marla li vide scavalcare e cominciare ad avvicinarsi e in quel momento, Aziz sparò un colpo, urlando: «Quuuuiickscope!»

Uno dei due uomini rallentò, con un sussulto, mentre l’altro estraeva una pistola dalla tasca per sparare al Malkavian, ancora distratto e festante. Facendo appello a una determinazione che non sapeva di avere, Marla gli puntò contro la pistola attraverso il vano della finestra e sparò.

La musica nella sua testa sussultò per il colpo e poi rallentò e si tese, fino a inglobare il suo respiro e il sibilo del proiettile che volava nella notte, invisibile. E poi l’uomo iniziò a sanguinare e si fermò, sorpreso quanto Marla. Portò una mano alla spalla e la luce della luna la rivelò scura e sporca di sangue; poi si rannicchiò, forse per il dolore o forse per rendere più difficile ai tiratori colpirlo. Fu inutile, perché Aziz si riprese dal giubilo e sparò di nuovo, centrando l’uomo in testa e mandandolo riverso a terra.

“Dove diamine è Thomas?” si chiese la vampira, mentre lo scontro andava avanti fuori e dentro la casa. Anche Rita si era unita alla rissa e Marla la sentiva ringhiare e lamentarsi, da qualche parte nell’oscurità. Guardando in parte dalla finestra in parte all’interno, la Toreador cercò di distinguere il Nosferatu tra le ombre, ma lui sembrava invisibile e, per un attimo, temette quasi che fosse scappato, o che gli fosse successo qualcosa mentre avanzava verso le moto.

E poi lo vide ricomparire sulla strada, dietro il corpo dell’uomo abbattuto dal proiettile di Marla e dal colpo di Aziz. Thomas gli si lanciò sopra, estrasse i canini e gli azzannò il collo, con una violenza e una bramosia che la giovane vampira conosceva bene. L’odore del sangue arrivò fino alle sue narici, zaffate attraenti che sovrastavano quelle meno intense della foresta.

Vampiri: La Masquerade

Le ci volle uno sforzo di volontà notevole per distogliere lo sguardo, per relegare la bestia che si agitava in lei in un angolo remoto e buio del suo stomaco, dove non poteva distrarla. E ci riuscì giusto in tempo per vedere Emily volare fuori dalla porta, inseguita da uno dei due uomini, ferito al volto e claudicante. Con un respiro, la Toreador puntò la pistola in direzione dell’uomo e sparò, concentrandosi solo sul tremore delle sue braccia e sul bianco della testa pelata dell’uomo.

Il proiettile intercettò la tempia del bersaglio e vi si conficcò all’interno, facendolo vacillare e precipitare a terra in un gemito spezzato e doloroso.

«Grande, grazie!» urlò Emily, rialzandosi e recuperando la povera Stella che guaiva sulla ghiaia. Un altro colpo sparato da Aziz risuonò nella casa e i gemiti nella penombra si attenuarono, così come i sospiri.

Quando si voltò a guardare all’interno, Marla notò il corpo dell’ultimo uomo riverso a terra, in una pozza di sangue. Rita ansimava al suo fianco, tenendosi un fianco. Q.B si sgranchì le spalle e fece schioccare la mascella, mettendo in luce una vistosa tumefazione e macchie di sangue, forse suo o forse del suo avversario, ormai ko.

L’odore penetrante del sangue aleggiava nella stanza e prima che la Toreador potesse dire alcunché, Peter e Josh uscirono dal rifugio e si precipitarono verso il corpo dell’uomo, i canini già snudati e la fame che si agitava sui loro volti.

Con un sospiro, la vampira abbassò la pistola e la musica nella sua testa si attenuò, fino a spegnersi del tutto.

«Fratelli, ne abbiamo uno ancora vivo!» urlò Thomas dall’esterno. «Che ne facciamo, ce lo mangiamo?»

***

Alla fine, l’uomo si era rivelato più utile da vivo che da morto. Vistosi in minoranza, con i corpi distrutti dei compagni intorno a lui e sei vampiri minacciosi e affamati a sovrastarlo, si era mostrato più che disponibile al dialogo, fornendo loro un aggancio per recuperare Margaret.

Faceva parte degli Heaven Angels, un gruppo di bikers anarchici che viveva giù al porto, e che trattava tra le altre cose anche giovani Infanti per conto di Poe e del suo Clan. La giovanissima vampira era stata condotta da Hobbes verso la sua nuova casa, un bordello nella zona malfamata di New Heaven. Qualche schiocco di nocche da parte di Q.B e i canini snudati degli altri bastarono a persuadere l’uomo a chiamare uno dei compagni per far riportare indietro la ragazza.

«Il Principe deve sapere» fu la prima cosa che disse Rita, dopo che la moto che aveva accompagnato Margaret svanì nella notte insieme all’unico sopravvissuto della loro rissa, risparmiato per onorare la loro parte di accordo. I tre giovani erano ancora dentro la catapecchia, forse ad abbracciarsi forse a terminare il loro primo pasto da vampiri liberi. La Coterie invece discuteva all’esterno, vicino al pick-up. L’aria frizzante attenuava la traccia olfattiva residua di sangue e corpi abbandonati sul ciglio della strada. «Uno dei Clan ha agito alle sue spalle, infrangendo una delle regole della Masquerade. Dobbiamo denunciarli» continuò la Ventrue, ripulendosi il viso dal suo sangue e da quello dei suoi avversari.

«Non possiamo farlo.» Marla pensò di averlo sussurrato, ma lo sguardo di ghiaccio che le rivolse la Ventrue le confermò che era stata udita distintamente. Prima che potesse pensare a una spiegazione, Thomas venne in suo soccorso. «Marla non ha tutti i torti. Sappiamo cosa succede ai vampiri che entrano illegalmente in città. Il Principe li farà uccidere.»

«Non è affar nostro» ribatté Q.B. «Dobbiamo fare il nostro dovere. E poi pensate al favore che ci farà ottenere un’azione del genere.»

Aziz scosse il capo, insolitamente attento a quella conversazione. «Di certo non da Mama Ru. Lei voleva che le riportassimo i cuccioli. È questa la nostra quest.»

«E poi, Mama Ru è la depositaria dei favori, qui a New Heaven» continuò Emily, cullando una Stella spaventata ma illesa. «Non pensate che non apprezzerebbe un tradimento del genere? Potrebbe anche decidere di non registrare più favori a nostro nome.»

Sulla Coterie cadde il silenzio, mentre ognuno dei suoi membri rifletteva sul da farsi. La musica nella testa di Marla taceva, da quando la vampira aveva iniziato a pensare ai tre giovani vampiri e al loro futuro. Non potevano consegnarli al Principe, non potevano condannarli. Che mostri sarebbero stati se l’avessero fatto? Erano vampiri, certo, ma erano ancora umani, in qualche modo. E un gesto del genere avrebbe solo nutrito la bestia che albergava in loro, invogliandola a fare a pezzi la poca umanità rimasta.

«Io non ci sto» esclamò d’un tratto, guidata da un desiderio acuto di fare la cosa giusta. «Li abbiamo appena salvati, non possiamo lasciare che li uccidano. Non è stata colpa loro se sono diventati vampiri, come non è stata colpa nostra allora. Sono stati portati qui contro la loro volontà e meritano di poter avere una non-vita quasi normale.»

I compagni la osservavano in silenzio, sorpresi da quella presa di posizione così rara per lei. Facendosi coraggio, la vampira continuò. «Ha ragione Aziz, Mama Ru ci ha dato una quest, è l’ha fatto perché pensava di potersi fidare di noi. Volete tradirla in questo modo? Tradire l’Arpia come se non fosse nulla di importante?»

Thomas le rivolse un sorriso, poi annuì. «Io dico di votare. Chi è a favore per riportare i cuccioli da Mama Ru?»

Quattro mani si sollevarono: Emily, Thomas, Aziz e Marla.

Q.B e Rita non dissero nulla e la Ventrue si limitò a sospirare, scontenta.

«Bene, allora è deciso. Andiamo.»

***

Candele
Vampiri: La Masquerade

Il porto era silenzioso. Solo il cigolio di qualche barca sul molo infrangeva la quiete di quella notte di luna calante. Jacob li aspettava davanti alla bagnarola e quando li vide si illuminò.

«Ce l’avete fatta, sì sì. Lei l’aveva detto» gongolò, lanciando un’occhiata ai tre giovani vampiri alle loro spalle. «Venite, venite. Mama Ru vi aspetta.»

Li scortò dentro la barca, fino alla stanza dove li attendeva la Nosferatu. L’Arpia sedeva ancora nella stessa posizione in cui l’avevano lasciata, circondata dalle candele e dal penetrante tanfo che permeava quella camera in penombra. Li accolse con un sorriso caldo, materno. «Bambini miei, venite avanti. Sono così orgogliosa di voi.»

Marla e i compagni arrivarono a pochi passi da lei, lì dove quell’odore era più intenso, quasi soffocante. «Ero certa di potermi fidare» annuì l’Arpia, rivolgendo poi la sua attenzione a Peter, Josh e Margaret. «Miei cuccioli, benvenuti a New Heaven. Non temete, non vi verrà più fatto alcun male. Qui siete al sicuro.»

Un sospiro teso lasciò le labbra di Marla. Fino a quel momento, una piccola parte di lei aveva temuto, anche se in modo del tutto irragionevole, che ai tre potesse accadere qualcosa di male. Ma il volto di Mama Ru era colmo di affetto, la voce ruvida resa più delicata dalle parole accoglienti che aveva appena pronunciato. Poteva fidarsi di lei, non li avrebbe mandati a recuperare i cuccioli se avesse voluto far loro del male.

Come se le avesse letto nel pensiero, l’Arpia le si rivolse, con un accenno di sorriso. «Non temete, sono in buone mani. Il Principe non saprà mai della loro presenza.»

«Grazie, Mama Ru» mormorò la Toreador, infondendo in quelle parole tutta la gratitudine e la sincerità che provava.

La vecchia donna annuì. «Grazie a voi. Ora, se non sbaglio, manca solo un ultimo dettaglio.» E guardò Thomas, come se intuisse che era lui a curare il lato più pratico della vita della Coterie. O forse lo sapeva davvero. «Vi devo un favore, miei cari. E state certi che Mama Ru non dimentica facilmente, né in bene né in male. Ora potete andare. Quando sarà il momento, tornate da me a riscuoterlo.»

E con quelle parole, l’Arpia li congedò, con le promessa che sarebbe arrivato il giorno in cui lei avrebbe fatto qualcosa per loro.

E questo era il terzo e ultimo episodio del nostro racconto su Vampiri: La Masquerade. Come vi raccontavo anche nelle scorse puntate, ho avuto la possibilità di provare la Quinta Edizione del gioco grazie al Goblin Cafè, la bellissima caffetteria dedicata ai Giochi da Tavolo e ai Giochi di Ruolo che nell’ultimo periodo sta diventando un rifugio sicuro e un luogo di divertimento e condivisione.

Io ne approfitto per ringraziare tutti voi che avete letto l’avventura fin qui, ma anche i miei compagni di gioco, che hanno dato vita a questa mini-sessione tra le ombre insaguinate di Vampiri: La Masquerade.

Il ringraziamento più grande va però a Igor, il proprietario del suddetto Goblin Cafè, non solo per aver creato uno dei locali più belli di Pisa nonché uno dei miei preferiti, ma anche per averci guidato in questa avventura e per aver supportato questa mia folle e riscrittura.

Spero di avervi tenuto compagnia in queste tre settimane e non vedo l’ora che arrivi l’occasione per portarvi con me dentro il prossimo Gioco di Ruolo.

Ci leggiamo presto!

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.