Una notte nel mondo di Vampiri: La Masquerade
Questo è il secondo episodio di Sinfonia di Sangue, il resoconto romanzato di una sessione della quinta edizione di Vampiri: La Masquerade. Se vi siete persi il primo, lo trovate qui.
Il pick-up correva sulla strada sterrata. L’aria entrava a ondate dai finestrini aperti, cancellando la traccia dell’odore di Mama Ru. Marla respirava a pieni polmoni, la fame ora acquietata a una traccia sommessa. Il compito affidato loro dall’Arpia riusciva a vincere la frenesia che riecheggiava nel suo stomaco, lasciando la mente libera e concentrata sul loro obiettivo: trovare i cuccioli, riportarli da Mama Ru e ottenere un favore.
First Light faceva da colonna sonora ai suoi pensieri. Avvinta dalle sonorità del violino, Marla notò la grossa moto solo quando questa scivolò rapida oltre il pick-up, in un rombo così assordante da sovrastare la musica nella sua testa.
«Strano» mormorò Rita. Marla alzò lo sguardo allo specchietto per osservarla. «Cosa?» chiese. La Ventrue aveva la fronte corrugata in un’espressione perplessa.
«Un uomo su una Harley con una bambina dietro. Entrambi senza casco. Molto strano.»
«Saranno stati padre e figlia in gita di piacere» suggerì Thomas, alzando le spalle con fare incurante.
Rita storse le labbra. «La vedo difficile. Non sembrava esattamente un padre modello, quello.»
L’urlo di Aziz spezzò la tensione. «Boooss di fine livello!» gioì il Malkavian e Marla scrollò appena il capo, riportando lo sguardo sulla strada ed estraniandosi dalla conversazione. Un uomo e una bambina su una moto non le sembravano poi così strani. E senza casco, d’altronde, ci andava parecchia gente. Con un sospiro, la giovane vampira tornò a perdersi nella sua musica, mentre il pick-up superava le ultime case di New Heaven e si inerpicava verso la foresta.
Fu Emily la prima a notare la casa, qualche minuto dopo. «Guardate, potrebbe essere quella» esclamò d’un tratto, indicando un edificio diroccato in fondo alla strada. Dalla loro prospettiva, la grossa insegna di una delle fabbriche pareva posata sulla catapecchia, come ne fosse una decorazione. Una grande bistecca lucida e brillante, stonata nell’atmosfera decadente del posto.
«È senz’altro quella» annuì Q.B, cominciando a rallentare. «È l’unica della zona.»
Il pick-up frenò sullo sterrato, fino ad arrestarsi a una cinquantina di metri dall’edificio. Vista da vicino, la casa sembrava ancora più malmessa. Una buona porzione di tetto era crollata e le pareti esterne, in legno, parevano reggersi solo per miracolo. Oltre, la foresta allungava i suoi tentacoli, come a voler ghermire quello che era sopravvissuto alle intemperie.
La bestia nello stomaco di Marla ebbe un sussulto, quando la brezza portò alle sue narici l’odore della vita della foresta. Leggero, ma abbastanza chiaro da strapparle una smorfia. La fame tornava a farsi sentire. Con uno sforzo, la Toreador la riannegò nella musica della Stirling. Poi afferrò la pistola dal portaoggetti, aprì la portiera e lasciò il veicolo, seguendo il resto della coterie.
Notò che Q.B si premurava di chiudere il pick-up a chiave, come se qualcuno, in quel posto apparentemente deserto, potesse aver intenzione di entrarvi per rubar loro qualcosa.
«Come ci muoviamo?» chiese Rita, guardando ciascuno dei compagni nella pallida luce lunare. Le ombre si estendevano, dense, intorno a loro e il vento ululava tra i rami, rievocando il lamento di una creatura ferita. Quel posto metteva i brividi.
«Vado in avanscoperta» propose Thomas e nessuno di loro ebbe da ridire. Il Nosferatu era la persona migliore per quel compito. In un attimo, il vampiro si fuse con le ombre, svanendo alla loro vista. Marla poteva ancora percepire una traccia leggera del suo odore, note appena accennate di essudato e cumino.
Attesero accanto al pick-up, il ringhio soffocato di Stella come unico suono a infrangere la quiete del luogo. Emily la stringeva ancora a sé, cullandola come fosse una bambina. Aziz continuava a giocare, ma aveva messo le cuffie e non parlava, come se anche lui percepisse l’influenza di quel luogo spettrale.
Dopo qualche istante di silenzio, Q.B infine sbuffò. «Ma quanto ci mette? Dobbiamo star qui a marcire tutta la notte?»
«Pazienza…» lo sgridò Rita, spostando i riccioli biondi dal viso. «Dagli fiducia, se ci mette tanto avrà trovato qualcosa.»
«Bah» sbuffò ancora il Brujah, passando la mano sul cofano della vettura, come se la stesse accarezzando. Ma tacque e attese, qualche altro secondo. Finché la sua pazienza non venne meno e infine ringhiò. «Ora basta, mi sono stufato.»Prima che gli altri potessero protestare, il grosso vampiro marciò verso la catapecchia, e al resto della coterie non rimase che seguirlo; nessuno sarebbe stato in grado di farlo desistere, quindi tanto valeva stare uniti.
A metà del cammino incrociarono Thomas, appena un’ombra tra le ombre. «Be’, ma che fate?» domandò il Nosferatu, rendendosi di nuovo visibile. Ma guardando Q.B parve capire e tacque, con un sospiro. Marla gli concesse un sorriso tirato, prima di spostare lo sguardo alle finestre sventrate e alle assi del primo piano che si incrinavano e gemevano al vento. Sapeva cosa avrebbe fatto il Brujah di lì a poco e l’idea non le piaceva per nulla.
A conferma dei suoi sospetti, il Brujah calciò la porta con violenza e questa volò all’interno, in uno schianto. L’architrave si inclinò, lasciando cadere schegge e truccioli di legno e per un momento Marla trattenne il fiato, aspettandosi di veder crollare la casa sulle loro teste. Non successe, e il respiro le sfuggì dalle labbra, in una nuvola di vapore caldo.
«Continuo a non comprendere il senso di un sopralluogo se poi…» cominciò Thomas, al suo fianco. E poi l’eco di uno sparo tranciò di netto le sue parole.
Marla sussultò, il calcio della pistola tra le dita che si faceva d’un tratto terribilmente pesante. Q.B ed Emily erano già oltre l’uscio e la Gangrel si era lanciata a terra, per evitare il colpo. Il quarterback non si vedeva, perso dentro l’oscurità profonda della casa. Con un moto di coraggio, la Toreador sporse il capo oltre la porta in cerca del loro assalitore e ciò che vide la lasciò basita.
Un ragazzo era rannicchiato in un angolo, illuminato solo dal leggero chiarore delle finestre. Impugnava un grosso fucile a pompa e tremava, come se neanche lui comprendesse bene quello che stava accadendo. Aveva sparato d’istinto, capì la vampira. Forse c’era il modo di evitare che lo rifacesse.
Tenendo la pistola di lato, Marla avanzò piano, mormorando: «Va tutto bene, non vogliamo farti del male.» Mantenne gli occhi puntati su di lui, cercando un contatto con i suoi. Ma rimase pronta, nel caso avesse deciso di sparare ancora.
Il suo tentativo diplomatico andò a vuoto. Q.B spuntò dalle tenebre e si precipitò verso il ragazzo, irato. «Brutto idiota…» ringhiò il Brujah. Lo raggiunse in poche falcate e lui si raggomitolò su se stesso con uno squittio. Il fucile gli cadde a terra e non provò neanche a difendersi, spaventato dalla stazza imponente di Q.B e dalla sua ira.
«Va tutto bene, va tutto bene» intervenne la vampira, mettendosi tra il compagno e il ragazzo. «Non temere, non ti farà del male» ripeté a quest’ultimo, cercando di risultare convincente. Il Brujah incombeva ancora dietro di lei e il ragazzo aveva incassato la testa tra le spalle, proteggendosi con le braccia.
Rita ed Emily si avvicinarono e convinsero Q.B a tirarsi indietro. Il quarterback fece resistenza ma poi cedette, borbottando. «Vado a vedere se c’è qualcun altro.» Emily e Rita lo seguirono, mentre Thomas si spostava all’entrata per osservare l’esterno. Aziz recuperò il fucile e lo tenne basso, per non spaventare il ragazzo. Marla gli fu grata per quella sensibilità.
«Tranquillo, va tutto bene» ripeté un’altra volta la vampira, chinandosi per poter guardare il giovane. Quando incrociò i suoi occhi chiari, il Notturno in Do di Chopin si insinuò adagio nella sua mente. Quegli occhi la guardavano con un’intensità che la faceva rabbrividire, proprio come le note malinconiche di quel violino. Erano carichi di paura e speranza, affogati in qualcosa che non riusciva a comprendere appieno. In quel momento, la vampira seppe che erano nel posto giusto. Lui doveva essere uno dei cuccioli.
«Non volevamo spavantarti» gli sussurrò, infondendo dolcezza in quelle parole. «Siamo qui per aiutarti. Per portarti al sicuro.»
Il ragazzo continuò a fissarla, senza parlare e Marla gli tese piano una mano. «Io sono Marla. Tu come ti chiami?»
Lui titubò, osservando prima lei poi la mano. Dopo qualche secondo avvicinò la sua e sfiorò quella della vampira. «Josh.»
Lei gli sorrise con dolcezza. «Sei al sicuro, Josh. Chi temevi che fosse quando hai sparato? Qualcuno vuole farvi del male?»
Il ragazzo scosse il capo, così piano che in un primo momento alla vampira parve di averlo immaginato. Poi socchiuse appena le labbra e sussurrò. «Quelli che ci hanno portato qui hanno lasciato il fucile. Hanno… detto che sarebbero tornati, e che nel frattempo dovevamo sparare a chiunque fosse entrato.»
«Sai chi erano?» lo incalzò lei, cercando di ignorare le voci dei compagni che discutevano a qualche passo da loro.
«No.» Il ragazzo abbassò gli occhi. «Ma hanno portato via Margaret e torneranno presto per noi.» Marla lanciò un’occhiata alla finestra, preoccupata. L’esterno era silenzioso, solo il vento fischiava piano nella notte. Se fosse arrivato qualcuno, gli altri l’avrebbero notato. Doveva aggrapparsi a quella sicurezza. Riportò lo sguardo su Josh, con un sorriso rassicurante. «Sai cosa volevano da voi?»
Josh scosse di nuovo il capo, questa volta con più decisione. «Hanno detto che ci avrebbero portati in città. Ma non so in quale città. Ci hanno caricati in posti diversi, ci siamo conosciuti sul camion. Quando siamo arrivati qui ci hanno fatto scendere, ma era buio e so solo che siamo vicino a una foresta. Sento l’odore…» Il corpo del ragazzo ebbe un fremito. «Un odore strano, io… io non lo avevo mai sentito. Gli altri…»
«Tu, Margaret e…?» incalzò la vampira e in quel momento Q.B gridò, dall’esterno dell’edificio. «Ne abbiamo trovato un altro!» Gli occhi di Josh si allargarono. «Ti prego, non fategli del male!» la pregò, aggrappandosi al suo braccio.
«Non gliene faremo, stai tranquillo» rispose subito Marla. «Siamo qui per portarvi in salvo. Sai dove hanno portato Margaret?»
Q.B rientrò, seguito da Rita ed Emily, e qualunque cosa stesse per rispondere Josh gli morì tra le labbra. Il Brujah trascinava un altro ragazzo, che gemeva per il dolore. A quella vista, Josh sussultò. «Peter!» Poi guardò Marla con una astio e spavento «Avevate detto che…»
Arrivato accanto a loro, Q.B lasciò andare il ragazzo e Marla rabbrividì. Una delle gambe era squarciata e l’osso sporgeva dalla carne. Peter singhiozzava, i lunghi capelli appiccicati sulla fronte per il sudore.
«Se l’è meritato» fu il laconico commento di Q.B, quando Aziz protestò. «Non temere, tornerà presto come nuovo.» E prima che i compagni potessero protestare, il Brujah si incise la pelle del braccio e lasciò colare del sangue sul volto del ragazzo. Che prese a berlo con foga inattesa.
«Miseriaccia, sono… » iniziò Aziz e Marla completò la frase, con stupore. «Cuccioli di vampiro. Sono come noi.»
Questo era il secondo di tre episodi della one-shot giocata nel mondo di New Heaven, ambientazione per Vampiri: La Masquerade creata dai tipi del Goblin Cafè.
Spero che, in qualche modo, questa breve immersione nel mondo di Vampiri vi stia coinvolgendo come ha coinvolto me. Ci tengo a precisare che la storia, i personaggi primari e quelli secondari appartengono tutti al Goblin Caffè. Io mi sono limitata a rendere sulla pagina bianca l’impressione della fantasia che si è fatta reale.