Scrittura

Secondo aggiornamento NaNoWriMo: we’re almost there! – Chiacchiere e Scrittura #5

Buon sabato e buon inizio del week-end, miei amati lettori!

È passato un po’ dal primo aggiornamento del NaNoWriMo e vi assicuro che io per prima non mi aspettavo che sarebbero trascorsi tutti questi giorni. Ma, come vedremo tra poco, la sfida si è fatta decisamente più intensa del previso, e ogni mia energia scrittoria si è tradotta obbligatoriamente nell’aggiungere parole al mio obiettivo.
Se avete già dato un’occhiata al word-counter qui al lato, però, saprete che nonostante tutta la fatica la sfida procede a gonfie vele e che forse, e dico forse per scaramanzia, questo primo anno di NaNoWriMo si concluderà con una bella soddisfazione da portare a casa.

E dunque, vediamo un attimo insieme quali sono stati i picchi di entusiasmo e i momenti di debolezza di questi 24 giorni di challenge.
Innanzittuto, se avete letto il primo articolo-aggiornamento avrete visto che nelle prime settimane di sfida ero riuscita a trovare un buon equilibrio tra scrittura e studio, confinando la prima a ogni momento libero e lasciando la maggior parte del tempo, come doveva essere, alla seconda.
In questi ultimi giorni questo equilibrio è rimasto intatto, ma in compenso è sorto un problema che all’inizio non mi aspettavo, benché ne avessi sentito già parlare da altri partecipanti più navigati del NaNo: la stanchezza dello scrittore apprendista.
Ebbene sì, era logico aspettarsi che non essendo abituata a macinare parole a un ritmo di quasi 2000 al giorno, non sarebbe stato facile mantenere un ritmo tanto serrato così a lungo, e infatti circa a metà sfida ho temuto di dover abbandonare per mancanza di ispirazione. Mi sono capitati giorni nei quali ho fissato la pagina vuota per parecchio del tempo dedicato alla scrittura, senza aver alcun idea su come far evolvere le vicende della mia cara Victoria e soprattutto senza sapere bene dove volessi andare.

Avevo infatti una scaletta molto a grandi linee, una traccia che volevo seguire e che mi diceva dove dovevo arrivare di volta in volta, ma niente riguardo a come arrivarci.
In mio soccorso però sono arrivati libri, serie tv e film, i maggiori alleati di uno scrittore in cerca di ispirazione. Mi sono infatti circondata di tutte le storie che avessero affinità con quella che volevo raccontare e ho lasciato che il loro potere espressivo rinvigorisse il mio, e la cosa ha funzionato alla grande. Lungi dal rischiare di scivolare in uno o più plagi (per mia fortuna sono parecchio abile a schiavarli), ho trovato però spunti ispirazionali di stile, tratti di personaggi che adoravo particolarmente o ancora dettagli secondari convincenti, che sono andati a formare un’ottima rete di salvataggio per le mie idee in fuga.
E così facendo l’ispirazione si è sbloccata e ho ripreso a scrivere più determinata di prima, arrivando a un pelo dal traguardo in perfetto tempo.
Ora non mi resta che ultimare la settimana al mio ritmo abituale, intrecciando tutti gli elementi che vorticano nella mia mente in una trama in continua evoluzione, e non vedo l’ora di potervi mettere a parte del risultato finale di quella che, per ora, è una delle migliori esperienze di scrittura che io abbia mai vissuto.

                     Come mi sono immaginata il salottino di Casa Lovelace.

Ma ora veniamo a qualche piccolo dettaglio sulla mia storia che avrei piacere a condividere con voi e che, mi perdonerete, mi troverò a presentare con tutto l’orgoglio di una mamma davanti al suo bagarozzo.

Sapete già che il progetto è ambientato nella Londra del 1862, che è scritto a quattro mani, e che la sottoscritta si impegna a dare vita alla giovane Victoria Lovelace, borghese agiata con la passione per le investigazioni e tutto ciò che concerne il mondo di Scotland Yard. Quello che posso dirvi in aggiunta senza però svelare troppo è che al centro della mia narrazione c’è il tema del femminismo e soprattutto dell’indipendenza, intensa come la possibilità per qualunque essere umano (non solo le donne), di decidere del proprio futuro e della propria esistenza. Una possibilità che, saprete bene, nella Londra Vittoriana spettava a pochi, e qui sì quasi tutti uomini, e che dunque diventa un’ottima occasione per parlare di ingiustizia e assenza di libertà in un periodo storico nel quale l’esigenza di autodeterminazione cominciava proprio a farsi sentire.

Come vi dicevo, sto facendo diverse letture e studi approfonditi sul periodo storico e soprattutto sulla condizione femminile del tempo, ma mi sto anche concedendo la piacevole (e almeno, buona parte delle volte) lettura di romanzi scritti o ambientati nell’epoca, per farmi un’idea dei temi e degli stili utilizzati.
In questo senso, vorrei consigliarvi con grande gioia la lettura de Lo sguardo di Lily di Margaret Forster, romanzo che ho attualmente in lettura e che racconta con uno stile morbido e attraente le vicende della poetessa Elizabeth Barrett e la sua fuga d’amore dalla casa del padre con Robert Browning, anch’egli poeta inglese vittoriano. Un romanzo perfetto non solo per conoscere l’epoca e le sue numerose contraddizioni, ma anche per vivere la struggente storia di una donna che ha scelto di mettere in gioco tutto, anche la sua stessa vita, pur di poter respirare la libertà tanto bramata.

E questo dunque è tutto per questo aggiornamento.
Nei primi giorni di dicembre arriverà ovviamente l’articolo conclusivo, nel quale tireremo le somme di questo evento e scopriremo se sono riuscita a vincere la mia prima challenge di scrittura.
Nel frattempo mi raccomando, fatemi sapere se anche voi vi siete imbarcati in questo ambizioso progetto e come sta andando la corsa pazza e forsennata alla scrittura. Io vi saluto calorosamente, e ci leggiamo presto!

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.