È sempre un momento speciale, quello in cui ti trovi a leggere l’opera di un autore che conosci, e apprezzi. Tra le pagine del suo romanzo ti trovi, inevitabilmente, a cercare le sue tracce, i segni di quella personalità che nel tempo ti è diventata tanto familiare. Ancora più speciale è il momento in cui arrivi a scriverne una recensione, ad elaborare un’analisi che possa rendere giustizia non solo all’opera letta, ma anche e soprattutto al valore letterario che quella persona ha ormai assunto per te.
Ho conosciuto Gianluca Malato qualche anno fa, o meglio ne ho conosciuto il talento nella scrittura. Il primo romanzo che mi ha permesso di avvicinarmi a lui è stato Il cuore di Quetzal, un fantasy che ancora tengo nel cuore per il fascino e il gusto dell’avventura che portava con sé.
Da lì in poi, ho avuto modo di seguire Gianluca nella sua evoluzione letteraria, e di leggere altri romanzi e racconti nati dalla sua penna e dalla sua fantasia.
Nel tempo, l’apprezzamento per le sue doti letterarie si è tramutato in piacevole conoscenza e rispetto, e Gianluca ha continuato a omaggiarmi dei suoi lavori anche quando il tempo e la mia situazione personale non mi permettevano di dedicare loro lo spazio e l’attenzione che avrebbero meritato.
In questo periodo però, una rinnovata tranquillità nonché una sana pausa dalla studio mi hanno permesso di prendere in mano la sua ultima pubblicazione, e dunque eccomi qui, a cercare di render giustizia non solo a un’opera che mi ha regalato alcune ore di piacevole e impareggiabile coinvolgimento, ma anche e soprattutto a rendere onore a un autore che ho visto crescere davanti ai miei occhi nel corso di questi quattro anni nei quali Chiacchiere Letterarie si è evoluta.
Di Venuti dal Mare salta subito all’occhio una particolarità: è infatti la più recente pubblicazione di Gianluca, ma in realtà è anche uno dei suoi primi lavori. Da quanto racconta egli stesso in chiusura al romanzo, infatti, questa è la seconda opera completa che abbia scritto, pubblicata al principio su siti specializzati e poi dimenticata nel computer per tanti anni; finché il suo autore non ha deciso che fosse giunto il momento di riprenderla in mano, rielaborarla e infine pubblicarla con la Nati per Scrivere Edizioni, dandole dunque finalmente risalto.
È stato dunque strano e al contempo intenso compiere questo viaggio a ritroso fino agli esordi narrativi di un autore che ho seguito nella sua evoluzione, e ancor più intenso è stato il fatto che con Venuti dal Mare Gianluca mi abbia condotta fino a Trapani ed Erice, i luoghi dai quali lui stesso proviene; attraverso i suoi occhi e le sue parole, ho infatti avuto modo di vedere come dovevano essere stati quei luoghi a lui tanto cari agli inizi del Novecento, epoca in cui è ambientato il romanzo, e in parte mi sono sentita più vicina ai suoi racconti e alla sua storia.
Il racconto è quello che potrebbe definirsi un horror alla Lovecraft, tinto di atmosfere tetre e un filo inquietanti e di misteriosi mostri che nascono dalle profondità degli abissi. Al centro della scena però, a muoversi tra le vie di Trapani facendo da spietato contrasto al terrore e l’oscurità, troviamo la travolgente e salvifica forza della musica, personificata in Giuseppe, noto flautista dal talento inestimabile e dal cuore grande e temerario.
Che la musica sia il fulcro della narrazione appare chiaro quasi da subito, ben prima che Gianluca ce ne riveli l’importanza per lo svolgimento del racconto; il suo grande potere espressivo è infatti tutto concentrato in Giuseppe, nel suo votarsi quasi interamente all’arte sacra alla musa Euterpe, tanto da avventurarsi per le vie della città sotto uno spaventoso temporale pur di potersi dedicare ancora all’amato flauto traverso e alla sua voce cristallina.
È proprio lì, mentre frettoloso rientra verso casa e verso l’amata moglie Claudia, che il nostro musicista viene sorpreso da una creatura spaventosa, che lo atterra e pare voler mettere fine alla sua vita. È un attimo, eppure Giuseppe sente che la sua vita sta per finire, e chiude gli occhi terrorizzato. Quando li riapre, il mostro è scomparso, e a lui non rimane che un terribile raffreddore e un ricordo che possiede tutti i segni di un vero e proprio incubo, che lo spinge a dubitare della sua stessa lucidità.
Finché qualcun altro non ha le medesimi visioni, e Giuseppe si trova suo malgrado coinvolto in una lotta dalla quale dipendono le sorti non solo della sua cittadina, ma forse dell’umanità intera. Una lotta nella quale però non è solo, e ad affiancarlo troverà non solo Francesco e Vincenzo, un ricco cacciatore e un pescatore entrambi coinvolti come lui, ma soprattutto la fedele musa che ha ricamato il suo destino.
Come vi dicevo, Venuti dal Mare è innanzitutto un romanzo horror, nel quale spaventose e violente creature si macchiano di crimini efferati e il Bene è chiamato a rispondere con tutte le forze di cui dispone. Ma è anche un piacevolissimo spaccato dei primi del Novecento italiano, uno scorcio di una realtà piccola e familiare come quella di Erice nella quale mito e realtà convivono e si intrecciano, segnando la superstizione e le credenze dei suoi abitanti. È un dolce viaggio nel cuore della Sicilia, grazie al quale possiamo conoscerne gli aspetti più originali e preziosi.
Il risultato del lavoro di riscrittura e rielaborazione di Venuti dal Mare è un romanzo breve ricco di ottime scene e rivelazioni ben soppesate, narrato con un ritmo incalzante e con una penna fluida e familiare e capace di trasportarci fianco a fianco a Giuseppe e ai suoi compagni, in un’epica battaglia contro il Male.
È una lettura gustosa, il piacevolissimo diversivo dalla pesantezza quotidiana che non potete perdervi se amate gli scenari lovecraftiani e, soprattutto, se come la sottoscritta non potete fare a meno di credere al potere salvifico della musica, nella vita di tutti i giorni.
Trapani, inizi del Novecento. Giuseppe Nicosia è il primo flautista dell’orchestra del Conservatorio. Per lui, la musica è tutto. Durante un temporale, viene aggredito da una bizzarra creatura, proprio nel cuore della sua città. Convinto di aver sognato, Giuseppe prova a cacciare dalla mente il pensiero di quell’essere, ma nuove apparizioni lo convincono che la minaccia è reale. Con l’aiuto di un cacciatore e di un pescatore, Giuseppe indaga per scoprire il mistero che circonda le creature venute dal mare, prima che la tempesta da loro scatenata travolga Trapani e la Sicilia intera.