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Recensione: La strega dagli occhi viola di Valentina Fontan



Inizio questa recensione scusandomi con l'autrice di questo romanzo; ho letto questo libro alla fine di agosto e purtroppo, con il rientro a Pisa e la ripresa della routine questa recensione è finita in una parte dimenticata della mia mente, dalla quale è riemersa solo in questi ultimi giorni.
Ti chiedo quindi scusa cara Valentina per il tempo che ti ho fatto aspettare e per non averti più dato mie notizie e anche se in ritardo, spero che questa recensione sia di tuo gradimento.
Per scrivere questa recensione ho ovviamente ripreso in mano il romanzo in questi giorni e ho riletto alcune parti in modo da risvegliare i ricordi della lettura e potervene parlare in modo più dettagliato.

La strega dagli occhi viola è un fantasy per bambini e ragazzi ambientato nella Terra di Glaube, un mondo magico creato dai tre Spiriti Phoenix, Bodies e Crux; in questa terra molto particolare esistono tre popolazioni, create ognuna da uno spirito in particolare: gli Essere Umani, figli dello spirito Crux, i maghi bianchi, originati dallo spirito Bodies, e gli Stregoni Neri, opera dello spirito Phoenix. Il romanzo segue le vicende di queste tre popolazioni, nate in parte separate ma destinata a ricongiungersi. All'inizio del romanzo infatti gli Stregoni Neri vivono isolati dagli altri due, troppo forti per potervi venire in contatto.
Sarà solo in seguito ad alcuni drammatici eventi che le razze dovranno incontrarsi ed imparare che in tutte e tre si cela il male, ma allo stesso tempo è presente il bene a contrastarlo.

Il cuore del romanzo è ispirato ad una leggenda della Val di Fassa chiamata il Regno dei Fanes, che l'autrice ha conosciuto lavorando come animatrice in quelle valli; da questa leggenda, si sviluppa una trama molto fitta e ricca di vicende e personaggi, che si snoda per molti anni.
Uno degli elementi che salta più all'occhio del lettore è la morale che l'autrice lascia tra le pagine: un'esortazione ad imparare ad accettare il prossimo, a non fermarsi alle apparenze perché in ogni popolo convivono bene e male. Un messaggio molto attuale e importante, che filtra tra le pagine di questa storia capace di attirare l'attenzione dei giovani lettori con un gran numero di avventure e dialoghi.
Il linguaggio scelto è molto semplice, scorrevole e non pesante per permettere ai ragazzi di apprezzarne la storia senza renderla difficile; il numero delle pagine è in effetti sostanzioso, ma credo che da piccola le avrei divorate ugualmente presa dalla storia e dalla narrazione. Mi è capitato spesso di immaginarmi e leggere questa storia ad alta voce ad un bambino; dialoghi e descrizioni si adattano infatti molto bene ad una lettura ad alta voce, e può essere una buona occasione per proporre questa storia anche ai più piccini.
Purtroppo, essendo così focalizzato sui lettori più giovani, in certi tratti non sono riuscita ad apprezzarne appieno la storia o lo stile; mi sento quindi di consigliare questo romanzo soprattutto ai lettori più giovani o agli appassionati di letteratura per l'infanzia. O ovviamente a tutti quei genitori che cercano una bella lettura da raccontare ai loro bambini.

Se volete avere maggiori informazioni sul romanzo o sull'autrice vi rimando al sito della casa editrice, nella quale è anche possibile acquistarlo sia in versione cartacea che in versione ebook.

Trama:
Tutto inizia dalla creazione del mondo, quando i tre Spiriti creatori decidono che le loro creature devono vivere sulla stessa terra, ma separate. Nel corso dei secoli però cambiano idea e da lì la storia della Terra di Glaube cambia corso, iniziando da due fratelli ribelli, seguiti da un imperatore e da sua figlia, che dopo varie vicissitudini e legami riescono a realizzare il sogno degli Spiriti. Stregoni neri, maghi bianchi e esseri umani uniti sono l’unica bandiera della loro terra: la Terra di Glaube.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.