Esiste il momento giusto per ogni libro, ne sono sempre stata convinta. Libri che letti in un periodo di stress e di tensione ci appaiono soffocanti, spesso si rivelano indicibilmente coinvolgenti durante una pausa dal lavoro. E viceversa, a volte una storia leggera e stimolante è proprio ciò di cui abbiamo bisogno per staccare la spina, e lasciar viaggiare la fantasia.
La ragazza con la macchina da scrivere, il libro protagonista di questa nuova recensione, per me è stato proprio questo: il modo perfetto per trarre un profondo respiro dopo un periodo stressante. Non so dire se lo avrei apprezzato allo stesso modo in un altro momento, e se mi sarei sentita così partecipe delle vicende di Dalia e della sua lucida Olivetti Rossa.
La realtà, però, è che ho adorato questa piccola storia e sono felice di avere l’occasione di parlarvene qui sul blog. Come ormai da tradizione, cominciamo con qualche accenno di trama prima di entrare nel vivo del racconto creato da Desy Icardi.
Trama
Dalia è un’anziana e arzilla signora che possiede un negozietto di oggetti antichi, che vende soprattutto per tramandare le loro preziose storie. La sua vita scorre tranquilla, tra vendite selezionate e piccole liti quotidiane con la fedele domestica Germana; finché un ictus non le cancella dalla sua mente i ricordi degli ultimi due mesi di vita. Da quel momento una forza misteriosa la spinge a sedersi davanti alla sua lucida Olivetti Rossa e a raccontare la sua storia.
In un viaggio a ritroso nei ricordi, Dalia ripercorre la sua vita, dall’infanzia vissuta ad Aviglione agli albori della seconda guerra mondiale, facendo da dattilografa a pagamento per il ragionier Borio, all’adolescenza a Torino durante la guerra. E più la storia si addentra nel passato, più Dalia comincia a percepire che c’è qualcuno che la guida in quella narrazione personale, qualcuno che fa di tutto per spingerla a ricordare cosa le è successo prima del suo Piccolo Incidente.
Recensione La ragazza con la macchina da scrivere
Quanto ci appartengono i nostri ricordi? Quanto la nostra memoria è collegata agli oggetti che fanno parte della nostra vita, ai piccoli gesti, al movimento leggero delle dita sui tasti di una fedele macchina da scrivere?
In questo nuovo romanzo, collegato a L’annusatrice di libri dal focus su uno dei cinque sensi, Desy Icardi investiga il legame tra tatto e memoria, e la capacità umana di legare il ricordo agli oggetti che ci circondano. Quando si siede davanti alla Olivetti Rossa, la sua compagna di vita, l’ormai anziana Dalia è capace di riprendere in mano i fili della sua esistenza, di rimetterli in ordine e ricollegarli proprio lì dove si sono spezzati.
Così, un ictus diventa l’occasione per riallacciarsi alla sé stessa del passato, e i tasti ticchettanti della macchina da scrivere lo strumento che, al buio, l’aiuta a ricordare l’infanzia e i dettagli ormai dimenticati.
Due punti di vista, due piani temporali distinti
Dalia ci racconta di sé in terza persona, come se lei stessa avesse bisogno di considerare la sua storia qualcosa di estraneo, lontano da lei, per poterla osservare con lucidità. E in qualche modo è come se davvero quel racconto le fosse estraneo, e lei lo rivivesse come rivive tutti i giorni le storie che gli oggetti della sua bottega d’antiquariato custodisce.
Le parti del presente, quando Dalia si siede e scrive o quando si muove per la sua città cercando di recuperare i due mesi perduti, sono invece tutte raccontate in seconda persona. Quasi l’autrice volesse renderci parte attiva del racconto, farci sentire vicini a Dalia e alla sua quotidianità. La macchina da scrivere diventa quindi il ponte che collega i due piani temporali, l’anello che li ricongiunge e dà loro un senso. L’impressione è quella di entrare in un negozio d’antiquariato, sedersi accanto al venditore, e lasciare che questi ci racconti la storia di una preziosa Olivetti Rossa.
La piccola dattilografa
La vita di Dalia non è stata quella che normalmente consideremmo un’avventura. La giovane dattilografa non si è infatti trovata a battere a macchina per le spie italiane né ha contribuito in qualche modo alla diffusione della verità durante la guerra. La sua è stata un’esistenza comune, tanto simile a quella di numerosi altri italiani che hanno vissuto quel terribile periodo storico. Ed è proprio questo a renderla così interessante.
La Icardi è magistrale nel dare valore ai piccoli dettagli, ai gesti e agli oggetti che ci fanno compagnia ogni giorno e che in qualche modo, per molti di noi diventano essenziali. Così, ad esempio, la devozione dell’avvocato Ferro per la lettura è l’occasione per raccontare l’amore per i libri in tutta la sua essenza; il bisogno di Dalia di aggrapparsi ai tasti della sua Olivetti mentre fuori dalla finestra imperversano le bombe degli alleati è lo spunto per ricordare quanto gli oggetti possano diventare importanti, se custodiscono una storia e dei ricordi.
La ragazza con la macchina da scrivere è un racconto morbido e delicato, una storia che si svela a piccoli passi e che mantiene sempre una leggerezza di fondo capace di conquistare. Priva di particolari guizzi, narra con dolcezza una storia comune, che non possiamo che sentire vicina perché potrebbe essere la nostra o quella di qualcuno al quale vogliamo bene.
In chiusura, i miei ringraziamenti vanno alla Fazi Editore per avermi dato la possibilità di leggere questo piccolo, intenso romanzo in digitale; e a Raffaella del blog The Reading’s Love, che ha organizzato un nuovo evento tra blogger.