Questa recensione de La Quinta Stagione di Nora Jemisin è nata come parte di un evento di promozione per l’uscita del romanzo, ad aprile del 2019. Ve la riproponiamo ora in occasione dell’uscita del sequel, Il portale degli obelischi, del quale troverete la recensione sul blog tra qualche giorno.
Quando incontri un romanzo potenzialmente in grado di affascinarti e conquistarti, spesso te ne rendi subito conto. Tutto di lui ti attira, dalla copertina alla sinossi, fin’anche alle poche righe che magari hai letto distrattamente dal primo capitolo per comprendere se potesse fare per te.
Nel mio caso, La Quinta Stagione ha avuto esattamente questo effetto. Interesse immediato, fascino repentino e poi, man mano che mi sono inoltrata nella lettura, un innamoramento che si è radicato in ogni risvolto di trama, in ogni rivelazione o decisione presa dai personaggi.
Un’affezione che mi ha spinta a divorare con ardore ogni pagina; a macinare frasi su frasi tornando indietro sempre solo il tempo necessario per comprendere ancor meglio un concetto e catturare un dettaglio chiave; per poi andare avanti con ancora più foga e bramosia.
Trama
E iniziata la stagione della fine. Con un’enorme frattura che percorre l’Immoto, l’unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli. Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa. Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare. L’Immoto è da sempre abituato alle catastrofi, alle terribili Quinte Stagioni che ne sconquassano periodicamente le viscere provocando sismi e sconvolgimenti climatici.
Quelle Stagioni che gli orogeni sono in grado di prevedere, controllare, provocare. Per questo sono temuti e odiati più della lunga e fredda notte; per questo vengono perseguitati, nascosti, uccisi; o, se sono fortunati, sono presi fin da piccoli e messi sotto la tutela di un Custode, nel Fulcro, e costretti a usare il loro potere per il bene del mondo. E in questa terra spezzata che si trovano a vivere Damaya, Essun e Syenite, tre orogene legate da un unico destino.
Recensione La Quinta Stagione di Nora Jemisin
Tutto in questo romanzo grida al sublime. Dalla creazione di un mondo del tutto originale, percorso non da quattro ma da ben cinque stagioni, delle quali l’ultima è la più temuta e distruttiva. Dall’introduzione di tre protagoniste diversissime l’una dall’altra, forgiate e cresciute in ambienti del tutto differenti; eppure destinate e camminare in parallelo attraverso un destino comune, che all’inizio appare sfocato ma acquista via via un senso sempre più profondo.
Passando per un caleidoscopio di razze, magia, personaggi secondari, vicende mai uguali, sempre contorte e imprevedibili, complesse e profondamente affascinanti.
La Quinta Stagione d’altro canto è un romanzo originale fin dalla sua etichettazione. È un fantasy per molti aspetti, dalla caratterizzazione del sistema magico alla sua gestione; ma è al contempo un fantascientifico con sfumature di post-apocalittico che vuole occhieggiare a molti famosi predecessori del genere modificando però le regole del gioco. È una storia intricata, apparentemente confusa e talmente tanto colma di dettagli e guizzi da apparire a tratti quasi soffocante.
Eppure, più si va avanti più la confusione si dissipa e l’intreccio si fa chiaro, mentre tutti i misteriosi fili aperti all’inizio trovano un punto comune in cui sfociare; in un’ultima parte che racchiude in sé tutto il senso e il messaggio del romanzo.
Tre voci, tre stili unici
Per questo primo volume della sua trilogia de La Terra Spezzata, Nora Jemisin ha fatto un lavoro magistrale. È riuscita a fondere tre voci completamente diverse l’una dall’altra, raccontate con stili e tempi diversi; per sfociare in un unica narrazione che scorre fluida e vitale, arricchendo il percorso di elementi che restano impressi per la loro assoluta e sorprendente originalità.
Così, oltre ad umani capaci di plasmare l’energia cinetica delle molecole a loro vantaggio, incontriamo esseri forgiati nella pietra stessa, misteriosi e imperscrutabili; obelischi fluttuanti antichi dall’origine sconosciuta e leggende che affondano in millenni di storia umana riassunte in un’unica litodottrina che ha permesso alla razza umana di sopravvivere a un numero incalcolabile di Quinte Stagioni. Sopportando al contempo terremoti, eruzioni vulcaniche e ogni tipo di cataclisma che Padre Terra ha mandato loro contro.
Una lettura imperdibile | Recensione La Quinta Stagione
È impossibile non farsi travolgere da questo primo volume, impossibile non bramare l’uscita del seguente non appena si giunge all’ultima pagina. La Jemisin ha un talento raro nella gestione del ritmo, nel dosaggio delle rivelazioni, nell’inserimento di messaggi e riflessioni tanto attuali da far paura, creando un universo così ricco e variegato da essere capace di impossessarsi della nostra attenzione e curiosità e di portarla con sé fino al termine del volume.
Lasciandoci poi storditi e bisognosi di averne ancora.
Ebbene, miei cari lettori, queste erano le mie impressioni a caldo sul romanzo, ancora influenzate dal recente termine della lettura e forse per questo non del tutto complete.
Per fortuna, però, in mio e vostro soccorso vengono tutte le altre ragazze che hanno preso parte a questo evento, blogger esperte che hanno dedicato uno spazio a questo romanzo e che trovate tutte riassunte nelle immagini qui sotto.
Io, nel frattempo, ne approfitto per ringraziare la Mondadori per avermi permesso di leggere La Quinta Stagione in anteprima per scrivere questa recensione; e vi consiglio di seguire tutto l’evento, per scoprire uno dei più sorprendenti romanzi dell’anno.
Bello sì ma non memorabile, per me. La difficoltà maggiore è la mancanza di informazioni riguardanti l’Immoto che avrebbero secondo me arricchito il romanzo.
Dal mio punto di vista è un puro fantasy: si tratta alla fine di superpoteri non spiegati e che non hanno se non una debolissima giustificazione campata in aria (tra l’altro appena accennata). La fantascienza è altra cosa: non necessariamente astronavi o cose del genere, ma una base plausibile ci deve essere e qui non c’è (e se viene spiegata due libri dopo se lo poteva anche risparmiare). I poteri degli orogeni sono dello stesso stampo di quelli di Harry Potter o del mago Merlino. Ci sono e basta. Nulla di male, se non fosse che è stato spacciato per fantascienza. Lo avessero messo nello scaffale dei fantasy l’avrei anche digerito.
Sulla scrittura, nulla da dire: un esercizio di bravura (soprattutto da parte del traduttore, che è stato magnifico) come pochi se ne trovano, ma niente – per quel che mi riguarda – che lasci il segno, nemmeno come idea di base. Scrittura curatissima e ricerca maniacale del dettaglio, ma nessun trasporto e nessuna empatia con i personaggi. La scrittura al presente e in seconda persona non mi attizza. Sorry.