Come fare a riassumere un libro immenso in una sola recensione? Come racchiudere una tempesta in una singola, effimera sfera?
Me lo chiedo mentre volto l’ultima pagina de Il ritmo della guerra, il protagonista della recensione di oggi. A dire la verità, scrivo le prime frasi quando ancora mi mancano le ultime pagine del libro da leggere, timorosa che le sensazioni fluiscano via da me in uno sbuffo luminoso se non le fermo subito. Ho avuto a malapena il tempo di aprire questa pagina prima che un’altatempesta carica di sensazioni, emozioni e pensieri si riversasse fuori da me, trascinando dietro tutto ciò che è stata questa lettura.
Anche ora che ho finito effettivamente di leggere il libro e ho iniziato a scrivere davvero, le domande e i dubbi si affollano nella mia mente. Ci sono parole degne di racchiudere tutto questo? Sono abbastanza, io, per raccontare una lettura come questa? Riuscirò a trasmettervi quello che ho provato in queste due settimane di lettura?
Lo so, a leggere queste parole vi sentirete di certo confusi. Vi chiederete di sicuro come sia possibile che un libro, un qualunque libro, possa fare questo effetto a una persona. A meno che non abbiate già letto uno dei volumi de Le cronache della folgoluce. Solo in quel caso, forse, intuirete cosa si sta agitando in me in questo momento.
Che comprendiate o no, devo cercare di rendere coerente questo discorso. Cercare, anche se sembra impossibile, di rendere a parole un cosmoverso di impressioni così brucianti e irrequiete che anche io fatico a trattenerle. Comincerò dall’inizio, dunque, sperando che dare un ordine al caos ci permette di arrivare dove vogliamo.
Trama
La battaglia per Roshar infuria, spargendo sangue e cenere su ciò che è rimasto all’ennesimo passaggio della Tempesta Infinita. Solo Urithiru pare ancora in grado di ergersi a difesa dell’umanità, simbolo di tutto ciò che i Radiosi e i loro eserciti sono riusciti a ottenere nell’ultimo anno. Eppure, anche questo equilibrio sembra destinato a incrinarsi. Quando i Coalescenti e i loro eserciti elaborano un piano per conquistare la Torre e inibire i poteri dei Radiosi presenti, ai pochi eroi rimasti al suo interno non resta che scavare nel profondo di sé in cerca degli ultimi brandelli di resistenza di cui dispongono.
Riusciranno Kaladin, Navani e gli altri a rimanere in piedi quando la Tempesta colpirà ancora una volta? O verranno schiacciati prima che Dalinar e gli alleati possano fare ritorno?
Recensione Il ritmo della guerra
Intenso, coinvolgente, immenso, destabilizzante. Trovare un solo aggettivo per descrivere questo quarto volume sarebbe impossibile. Tornare a Roshar dopo oltre un anno, ritrovare coloro che avevamo lasciato e riprendere al loro fianco la battaglia è un’esperienza così totalizzante da lasciare quasi senza parole.
Mi ci sono volute quasi due settimane per portare a termine la lettura di questo volume. All’inizio sono andata piano, muovendo i primi passi con lo stesso timore che rivolgo a quasi tutti i ritorni. Mi ricorderò ciò che era successo prima? mi sono chiesta più volte. Riuscirà a sorprendermi ancora una volta, ritroverò ciò che ho già amato in precedenza?
E poi, a poco a poco, la storia si è fatta più intensa e più andavo avanti più l’altatempesta mi assorbiva, trascinandomi su Roshar e spingendomi a leggere, leggere e leggere ancora, con una brama e una frenesia che ora, ahimè, posso permettermi di dedicare a pochissimi libri; specie quando sono così lunghi e richiedono così tante delle mie risorse mentali.
Eppure, non potevo non concedere questo spazio e questo tempo a Il ritmo della guerra. Perché appena sono andata oltre le prime pagine, i miei timori si sono dissolti come neve al sole. Sanderson e le sue cronache mi hanno riaccolta, e mentre andavo avanti la trama tornava a dispiegarsi davanti ai miei occhi cristallina come era sempre stata. Dandomi l’impressione che non fossi mai andata via.
Battaglie, cambiamenti e rivelazioni
La guerra tra umani e cantori è ancora in corso, come avete visto, e riprende un anno dopo che l’abbiamo lasciata. Ma molte cose sono cambiate nel frattempo, e se fino a qui abbiamo visto gli eserciti scontrarsi in modo quasi approssimativo, ora arriva finalmente il momento dei grandi piani e delle grandi disfatte.
Sopra tutto, si impone l’avanzata che porta i cantori dritti a Urithiru, quella che i Radiosi erano certi essere la loro sede inviolabile. Sanderson cambia finalmente le carte in tavola, altera gli equilibri di potere tra le due fazioni. Arrivando a svelare l’intimità di molti personaggi che finora ci erano parsi opposti ai nostri eroi, e che mai come era si sono trovati così vicini e disposti a collaborare. In mezzo alla lotta, emergono i primi bagliori di nuove forze, che non sono né dell’una né dell’altra parte, capaci di aiutarsi e di cambiare drasticamente il volto della battaglia.
I Cavalieri Radiosi
Come abbiamo visto anche nell’approfondimento sui personaggi uscito una settimana fa, in questo quarto volume della Folgoluce i protagonisti sono tutti a un passo dal cambiamento; quasi sul punto di mutare profondamente in qualcosa di nuovo e sorprendente.
Il Kaladin che rincontriamo ne Il ritmo della guerra, ad esempio, è quasi lo stesso Kaladin di sempre, ma con molta meno speranza nello sguardo e molta più tristezza. In questo nuovo volume lo vediamo tentare di venire a patti con se stesso e con la sua malattia. E lo osserviamo fallire, rialzarsi e fallire ancora, in una spirale così dolorosa e reale da non poterci ritenere semplici spettatori. Il suo è il cambiamento di chi deve imparare ad accettarsi anche e soprattutto nelle sue debolezze; e chi ha vissuto anche in minima parte un’esperienza simile non può che sentirsi trascinato dalla sua spirale.
Shallan, al contempo, ora unica e trina, è spezzata nel profondo e ricucita in modo così goffo da far filtrare tutta la folgoluce attraverso le crepe. Lei è sempre stata il personaggio nel quale mi sono rivista di più, un’anima spezzata che non è in grado di accettare il passato e gli effetti che questo ha avuto su di lei. Il suo percorso, come nei volumi precedenti, anche qui è stato un po’ il mio e vi confesso che sono arrivata a piangere al suo fianco a un certo punto, ringraziando al contempo Sanderson di essere così in grado di parlare alla mia anima.
Lo stesso Dalinar, ormai apparentemente saldo portatore della perpendicolarità, qui è in bilico verso qualcosa di nuovo e maestoso, e noi lo osserviamo muovere passi sempre meno incerti verso il suo ruolo di Forgialegami. Mentre il mondo intorno a lui comincia a cambiare così drasticamente, da costringerlo a rivalutare tutto quello che aveva sempre saputo di se stesso.
Le anime spezzate di Roshar
Ma sono i personaggi secondari, a dirla tutta, a stupire maggiormente in questo volume. Da Adolin a Navani, da Rlain a Venli, Il ritmo della guerra è l’inno alle anime spezzate e meravigliose di Rosahr. Il loro è il canto degli ultimi che diventano primi, di coloro rimasti indietro finora che, finalmente, trovano il loro posto nel mondo.
Vederli muoversi, agire, combattere anche quando i Radiosi sembravano sconfitti è stata una delle conquiste più belle che potessimo leggere. Un moto di speranza rivolto a tutti quelli che non si credono mai abbastanza forti, abbastanza protagonisti, abbastanza degni di vivere da eroi. A quelli che però, nonostante tutto, possiedono dentro una forza che tiene in piedi il mondo.
Il ritmo della guerra è il loro volume, la loro testimonianza. L’ascesa di nuove anime capaci di cambiare il volto di Roshar, in un modo che nessuno di noi, forse, si sarebbe mai aspettato.
Il Cosmoverso, Arguzia e Odio
Se i Cavalieri Radiosi e i loro compagni hanno una fetta importante della storia, questo non sottrae però spazio alla parte più intrigante della Folgoluce: quella che la connette al Cosmoverso, ai Frammenti e alle loro lotte senza tempo. Sanderson ha preparato diverse sorprese interessanti su questi temi, molte delle quali ruotano intorno all’intrigante e misterioso Arguzia.
Finalmente, abbiamo modo di confermare alcune di quelle che erano solo interessanti teorie dei fan più accaniti. Nonché di meravigliarci davanti alle nuove, inaspettate rivelazioni che ci vengono concesse.
In oltre 1300 pagine, d’altronde, c’è spazio per stimolare quasi ogni tipo di desiderio dei fan. Che però, alla fine del libro vengono con grande probabilità invasi da una frenetica e implacabile voglia di saperne ancora di più.
Il ritmo della guerra e l’equilibrio tra Luce e Oscurità
A fare da filo conduttore, nascosto tra le pagine, le storie e le emozioni, c’è a mio avviso un canto, che viene spontaneo nominare Il ritmo della guerra. Un equilibrio di Luce e Oscurità che crea qualcosa di nuovo, di inaspettato e di meraviglioso. Sanderson sembra voler condurre le sue cronache verso una direzione che mai ci saremmo attesi all’inizio del viaggio. Sembra voler raccontare di pace ed equilibrio anche in mezzo al caos e alla guerra. Volerci suggerire che Luce e Oscurità sono opposte solo se le si considera tali, e se non si cerca il giusto emulsionante e la giusta spinta per farle incontrare.
Arrivata all’ultima pagina del libro, mi chiedo se non ho frainteso tutto, fino a qui. Se non mi sono imbarcata in una storia credendola la solita, seppur davvero ben scritta, lotta tra Bene e Male per poi imbattermi in qualcosa di ben più complesso e moderno, di assai più affascinante. Avevo iniziato a pormi domande dopo Giuramento, dopo alcune di quelle incredibili rivelazioni che si porta dietro. Ma qui, l’impatto è stato ancora maggiore.
La cosa, va da sé, mi esalta immensamente. Ma per esserne certa, non mi resta che aspettare un altro anno, con un misto di ansia, aspettativa e speranza che si dibatte nella mia mente. Nell’attesa di vedere dove ci condurrà questa prima parte del percorso, e quali nuove e incredibili strade si apriranno davanti ai nostri occhi.
Per l’incredibile opportunità di leggere Il ritmo della guerra in anteprima ai fini di questa recensione, i miei ringraziamenti vanno ovviamente alla Oscar Mondadori.
Questo articolo, inoltre, è parte di un evento più ampio, che coinvolge molte altre blogger. Le trovate tutte riassunte nell’immagine qui sotto, e io le ringrazio per aver celebrato con noi questa nuova e attesissima uscita.