Recensioni

Recensione: Il linguaggio segreto dei fiori V. Diffenbaugh


La prima domanda che mi è sorta spontanea quando ho terminato la lettura di questo libro è stata: come hanno fatto a paragonarlo a Il Sentiero dei Profumi?
Ci troviamo su due universi totalmente opposti. Se Il Sentiero dei Profumi è in grado di regalare al lettore coinvolgimento, gioia, commozione, questo al massimo suscita rabbia e incomprensione.
Ma mettiamo da parte questo confronto, che avremo modo di approfondire in un prossimo video sul canale, e concentriamoci solo su questa incredibile delusione.

Il Linguaggio Segreto dei Fiori è il romanzo d'esordio di Vanessa Diffenbaugh, autrice americana diventata particolarmente celebre in seguito alla sua pubblicazione (è già disponibile in libreria il suo secondo romanzo).
Il libro narra le vicende di Victoria, un'adolescente dal passato turbolento e dal carattere fastidioso e irritante. Fino alla maggiore età, la nostra protagonista, abbandonata alla nascita, ha vissuto sbattuta tra case di accoglienza e famiglie adottive molto sgradevoli, che per un motivo o per l'altro non l'hanno mai accolta come una figlia.
Al compimento dei diciott'anni Victoria esce dall'ultima casa di accoglienza ed entra nel mondo adulto, e da questo momento la sua storia presente si alterna ai flashback del suo passato, soprattutto relativi all'adozione, all'età di 10 anni, da parte di una donna di nome Elizabeth.

L'elemento caratteristico, che da anche il titolo al libro, è la passione di Victoria per i fiori e per i loro significati nascosti; passione tramandatale da Elizabeth, che Victoria usa per comunicare con un mondo nel quale non riesce altrimenti a penetrare.

L'idea di base è molto carina, e avrebbe permesso uno sviluppo della storia molto interessante e coinvolgente. Purtroppo però, già dopo poche pagine, il carattere della protagonista prende il sopravvento, suscitando nel lettore una profonda antipatia e tanta irritazione. La sua misantropia, la sua sfiducia nel mondo e negli altri, il suo orgoglio e soprattutto la sua testardaggine, sono esasperati al limite dell'assurdo; il suo modo di agire, le sue scelte, sono per lo più inverosimili e ridicole. È impossibile ritrovarsi in lei e, con il susseguirsi delle sue azioni, sempre più bizzarre, diventa impossibile anche capirla o provarne pietà.

Se lo scopo dell'autrice era evidenziare e condannare gli effetti dell'abbandono e delle adozioni sbagliate, purtroppo questo non si rileva. Victoria è talmente esasperata (ed esasperante), da portare il lettore a ritenere un'esagerazione anche tutto ciò che la circonda (compreso il suo passato).

A partire da metà libro poi, gli eventi che si susseguono diventano sempre più inverosimili e irritanti. Ciò che il lettore desidererebbe, arrivato a sopportare Victoria e la sua patologia fin qui, è un personaggio che la raddrizzi, che le insegni a vivere nel mondo reale, accanto agli altri. Ciò che trova, invece, sono personaggi ancora più privi di spessore della protagonista, piatti e quasi eterei, che fluttuano trascinati dal suo carattere senza provare ad opporsi. Tutti si adattano al suo modo di vivere, alle sue scelte sbagliate, sembrando ancora più assurdi di lei.

L'unico lato che avrebbe potuto salvare il libro, ovvero la descrizione del linguaggio dei fiori, delle emozioni che trasmette, è così marginale da non avermi permesso di apprezzarlo, finendo per farmi valutare questo libro appena quattro stelline.

Spero di non aver offeso nessuno con questa critica, se avete letto e apprezzato questo libro ovviamente non vi giudico male, ho cercato solo di spiegare i motivi per cui io non ne sono rimasta entusiasta.
Se vi va fatemi sapere giù nei commenti cosa vi ha colpito in positivo di questa lettura, (e ovviamente anche in negativo se non vi è piaciuto), sono davvero molto curiosa.


4/10

Denise on FacebookDenise on InstagramDenise on Linkedin
Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.