Era diverso tempo che qui su Chiacchiere Letterarie non ospitavamo la recensione di una graphic novel. Vuoi per il tempo, vuoi perché spesso leggere un fumetto è un’esperienza forse più personale del leggere un libro, questo lato di mondo narrativo è stato messo un po’ da parte. Per fortuna, però, la rete di blogger nella quale siamo immerse è sempre pronta a coinvolgerci in eventi entusiasmanti e oggi ci permette di riscoprire il fascino del raccontarvi un fumetto; con le vibranti tavole di Grass Kings in mano, dunque, vi do il benvenuto in questa nuova recensione dedicata alla Nona Arte.
Pronti a inoltrarvi nel Regno della Prateria con noi?
Trama
C’è un Regno, nascosto tra le vaste pianure americane. Si dice che sia stato fondato nel 1200, e che solo il Lago sulle cui sponde si è sviluppato sia testimone dei numerosi spargimenti di sangue di cui è stato protagonista. Oggi, quel Regno è nelle mani del Re della Prateria e della comunità che si è formata intorno al suo nome. Donne e uomini liberi che hanno scelto di isolarsi dal resto della civiltà per vivere secondo le proprie leggi e le proprie abitudini.
La comunità potrebbe anche vivere in pace, come cerca di fare ormai da decenni; se solo non si sospettasse la presenza di un assassino, tra loro, e le autorità della vicina località di Cargill non premessero per ostacolare, in ogni modo, la vita (quasi) pacifica del Regno. Il tempo della tranquillità pare essere finito e il Regno della Prateria è costretto a metter mano al suo arsenale: la civiltà è infine arrivata e preme sui suoi confini.
Recensione Grass Kings
Recensire un fumetto è sempre un’esperienza particolare. Avere tra le mani una storia che si racconta attraverso due livelli di linguaggio ti spinge ad aprire la mente; cominci a ricercare senso e significato non solo tra le parole ma anche tra le diverse sfumature di china, tra le pennellate di acquerello e le ombreggiature di grafite. In Grass Kings, questa spinta a leggere oltre le semplici frasi si è fatta ancora più intensa, più spasmodica delle letture precedenti. Le tavole di Jenkins sono infatti parte vibrante del racconto, linguaggio quasi più denso delle nuvole di testo stesse. Hanno una potenza espressiva e visiva unica, così come una crudezza che riecheggia quella della narrazione.
Oltre che dolorosamente macabra, la storia che Kindt e Jenkins raccontano è anche drammatica e coinvolgente. Gli abitanti del Regno della Prateria vengono spogliati delle loro difese e mostrati in tutta la loro debolezza. Denudati, appaiono umani nella loro più crudele delle essenze, fragili e macchiati, in un modo o nell’altro, del marcio che sembra permeare l’intera prateria.
Una condanna che impregna il Lago fin da quel lontano 1200 in cui era ancora terra dei nativi, e che non ha mai permesso ai suoi abitanti di vivere delle vite serene. Una maledizione che è causa stessa dell’umanità, che con non le sue ataviche debolezze pare capace di inquinare tutto ciò che tocca.
Un’umanità mostrata nelle sue più piccole debolezze
Nella loro condannata umanità, i personaggi di Grass Kings riescono, in qualche modo a dimostrarsi anche uniti, compassionevoli e fraterni. A partire da Robert stesso, il tormentato Re della Prateria, che non esita a prendersi cura di un’anima perduta che gli ricorda tanto se stesso. O Bruce, suo fratello, che si lancia in un’indagine che non vorrebbe pur di dimostrare che Robert aveva sempre avuto ragione, nonostante tutto.
Sono anime segnate, i personaggi di questo racconto, eppure cercano, disperatamente, una pace che non riescono mai ad afferrare. Corrotte dell’odio, piegate dal dolore, si sforzano di trovare pace là dove non ce n’ mai stata. Ed è l’odio a trasudare, denso, da queste pagine. Un sentimento distruttivo nel quale paiono affogare non solo gli abitanti della Prateria ma anche gli stessi cittadini “civilizzati” di Cargill.
Nell’oscurità e nella violenza dei 15 capitoli di Grass Kings si sviluppa una storia che sa raccontare l’odio e sa farlo con stile. Ma che sa anche mostrare quei sentimenti apparentemente flebili ma indispensabili che sorgono per contrastarlo. Sfruttando il thriller come potente veicolo narrativo, Grass Kings racconta l’umanità in tutte le sue sfumature, mettendo in luce con spietata cura e affascinante realismo il lato più buio e complesso dell’animo umano.
I miei ringraziamenti, in chiusura, vanno alla Oscar Mondadori Vault, che ci ha fornito una copia digitale di Grass Kings per potervene parlare; e a Tiziana Valentino del blog The Mad Otter, per aver organizzato questo evento tra blogger e averci messe in comunicazione.