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Recensione Codex Gilgamesh di Uberto Ceretoli



Trama:
Uruk, 1890. Eudora, Cacciatrice di Sua Maestà la Regina Vittoria, è incaricata di catturare il barone Victor von Frankenstein, accusato di furti e necrofilia e fuggito da Londra su una nave volante progettata da Leonardo da Vinci. Eudora ha una sola certezza: il dottore vuole riportare in vita l’Esercito degli Immortali di Gilgamesh e lei è l’unica che può fermarlo.

Questa recensione sarà un po’ diversa dalle altre: inizierò dalla fine.
Ho dato a questo libro la valutazione massima, 10 su 10 stelle (nel suo caso ingranaggi), dopo lunga e attenta riflessione. Di solito decido e scrivo di getto, preda di sensazioni ed emozioni che i libri mi hanno suscitato, ma mi sono accorta fin da subito che per questo libro non era possibile farlo. Se avessi scritto appena terminata la lettura, avrei rischiato di parlarvi solo di sensazioni (parecchio forti comunque), tralasciando tutti i dettagli più tecnici e pratici che stanno dietro questo romanzo. Avrei scritto qualcosa di più coinvolgente, senza dubbio, ma non gli avrei reso giustizia.
Dietro questo libro c’è un lavoro magistrale di ricerca, di cura del dettaglio che salta all’occhio del lettore dalle primissime pagine. Non si tratta solo di una narrazione ricca di avventura e stimoli, ma di una serie di elementi gestiti con grande abilità.

  • Prima fra tutti, l’ambientazione: uno steampunk vittoriano raffinato e dettagliato, che non si limita alla sola Londra, ma ad un gran numero di paesi del mondo. Tecnologia ed innovazione sono in primissimo piano nelle descrizioni curatissime di veicoli, edifici ed oggetti. Il mondo si è sviluppato in modo molto diverso da quello che conosciamo, e la tecnologia si ripercuote anche sulle relazioni tra stati e sulle loro politiche. Non uno sfondo statico quindi, ma che si adatta ai cambiamenti e alle azioni dei personaggi.
  • Proprio i personaggi, sono il secondo elemento forte del romanzo: una rosa variegatissima di protagonisti, antagonisti e secondari, alcuni frutto di finzione altri realmente esistiti, che colpiscono per il loro realisimo; sono creati con uno sguardo attentissimo alle personalità, al modo di agire, al vestire, al modo di comunicare. Si muovono tra le trame del romanzo in modo indipendente, conquistando il lettore con le loro particolarità.
    I personaggi reali, che spesso compaiono nel romanzo, sono curati dall’autore in maniera perfetta, seguendo i tratti distintivi che la storia ci ha trasmesso su di loro.
    Quelli inventati hanno background originali e ben inseriti nella trama, storie che influenzano le loro scelte e i loro pensieri.
  • Non posso non evidenziare poi il ritmo della narrazione, un crescendo esaltato da rivelazioni e combattimenti serrati, fino all’epilogo (non definitivo per fortuna) di questa avventura. Ho trovato soprattutto molto emozionanti i combattimenti, descritti con uno stile dettagliato che permette al lettore di non perdersi alcun passaggio, ma mai lenti o pesanti.
    Ho apprezzato in generale lo stile dell’autore, un tocco molto personale e attento ai dettagli, che tuttavia riesce a non lasciare mai indietro il lettore, neanche quando si concentra sulla descrizione di complicati e caratteristici marchingegni.
  • Ultimo elemento, ma non per importanza, la storia: un susseguirsi di investigazioni, inseguimenti, combattimenti, colpi di scena, capaci di mantenere viva l’attenzione del lettore per tutto il romanzo. Le idee alla base di tutto sono originali e accativanti, non rischiano mai di scadere sul banale o di annoiare, ma anzi, sorprendono per la fantasia e l’attenzione ai dettagli.

Per concludere, ho trovato questo romanzo una filigrana curatissima in ogni suo dettaglio, un’avventura in chiave steampunk che riesce a conquistare anche il lettore più esigente.
Vi invito a dargli una possibilità, sono sicura che difficilmente vi deluderà.

Ringrazio la casa editrice per avermi permesso di leggere questo romanzo, e attendo con grande impazienza il seguito. 😉


10/10

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.