Dopo tredici anni dall’uscita del suo ultimo libro, l’Hannibal Rising che raccontava le origini di uno dei più celebri serial killer letterari e cinematografici, Thomas Harris sorprende i fan tornando in libreria con Cari Mora, un romanzo che sebbene porti in sé alcuni degli elementi per cui l’autore è diventato celebre in passato, sembra volersi distinguere e distaccare dal filone narrativo dei suoi predecessori.
Le reazioni sconcertate dei fan non si sono certo fatte aspettare, già dall’arrivo di Cari Mora sul mercato statunitense. A leggere Goodreads, Anobii o un qualunque altro sito di recensioni del pubblico, Cari Mora ha infatti suscitato reazioni contrastanti da parte del pubblico: c’è chi lo ha amato profondamente e chi dice, senza mezze misure, che si tratta della peggiore delusione che Harris ha regalato ai suoi fan da tempi immemori; per questo, quando il Comunicato Stampa della Mondadori è arrivato nella mia casella, la curiosità di scoprire cosa avesse smosso così tanto i lettori mi ha spinta a prendere in mano l’ultima fatica dell’autore, e a lasciarmi trasportare sulla baia di Miami Beach al fianco dell’originale drappello di personaggi creati per Cari Mora.
Da non fan (ammetto, con vergogna, di non aver nemmeno mai visto Il silenzio degli innocenti, sebbene io intenda rimediare al più presto), ho approcciato queste pagine senza alcun pregiudizio, lasciando che fosse la voce di Thomas Harris, più che le opinioni lette, a raccontarmi questa storia. Con mia grande sorpresa, ad accogliermi in prima istanza è stato uno stile ruvido e scostante, diverso da ogni cosa mi fosse capitata tra le mani fino a questo momento.
Harris usa la penna in modo graffiante, quasi lapidario. Non c’è spazio per le ampie descrizioni all’interno di Cari Mora, né per l’approfondimento di emozioni e sensazioni. Le frasi si susseguono senza sosta, in uno stile che ricorda quasi una morsa: freddo e brutale, pronto a raccontare il peggio dell’umanità. Difficile non sentirsi soffocati dall’incedere del racconto, eppure la trama è intrigante abbastanza da farci lottare per rimanere a galla nell’alta marea.
Un bottino ambito da più forze, e custodito in una villa diventata set cinematografico, è il focus sul quale queste pagine si concentrano. Ma sono i numerosi e stravaganti personaggi a colpire in modo particolare, e a guadagnarsi quindi quasi tutta la nostra attenzione.
A partire proprio da Cari Mora, un’ex bambina-soldato colombiana arrivata a Miami Beach con un permesso di soggiorno umanitario a rischio di non rinnovo, un pesante passato che preme per risalire di continuo a galla e una rete di cicatrici a ricordarlo costantemente.
Cari è la custode della villa di Pablo Escobar, il luogo in cui il narcotrafficante ha nascosto i proventi dei suoi traffici. Mentre coltiva il sogno di diventare veterinaria e di trasferirsi in una bella casa tutta sua, Cari si arrangia con piccoli lavori saltuari e, appunto, con i proventi che le arrivano da chi si occupa di mantenere attiva la villa.
Quando facciamo la sua conoscenza, la giovane venticinquenne non ha sa ancora che, da lì a poco, si troverà sul terreno di caccia di due degli squali più violenti dell’isola: Hans-Peter Schneider e Don Ernesto, due forze decise a contendersi il bottino lasciato da Escobar.
Il primo, è un sadico mercante di organi e un violento assassino, che ha adocchiato la villa e la sua custode e, soprattutto per quest’ultima, ha piani tutt’altro che innocenti; il secondo, è un boss della malavita di Miami che non si fa scrupoli a sfruttare le sue risorse e conoscenze, Cari compresa, per mettere le mani sui venticinque milioni lasciati incustoditi.
Quel che viene dopo, è una sequenza di azioni crude, fredde e taglienti come lo sono le frasi scelte per raccontarle. Un resoconto vivido e spesso brutale di una guerra tra gang, che non risparmia nulla ma non scende mai troppo nel dettaglio, dandoci l’impressione di vedere, più che di leggere, ciò che succede intorno a villa Escobar.
Tra sparatorie, brutali scioglimenti nell’acido e tradimenti, Thomas Harris ci porta in prima linea in questa battaglia, mostrandoci il volto più atroce dell’umanità.
Cari Mora è un libro alquanto particolare, che per molti aspetti mi ha sorpresa, e in positivo: benché infatti la trama non sia la più innovativa in cui mi sia imbattuta, né forse quella più soddisfacente, i personaggi al centro dell’intreccio sono interessanti e peculiari al punto da mantenere viva la mia attenzione per tutte le 200 e passa pagine.
Non è certo la migliore opera che potreste trovare in libreria, non fraintendetemi, ma se la si approccia senza aspettativa, dimenticando quali grandi bestseller l’hanno preceduta, svolge comunque il suo compito principale: intrattenere il lettore trasmettendogli, al contempo, più di un brivido di sudato terrore, davanti alle atroci efferatezze con le quali i protagonisti si macchiano di continuo le mani.
In questo, Thomas Harris si conferma un vero e proprio esperto.
Come sempre, un ringraziamento speciale va alla Mondadori e ad Anna, che con le loro proposte mi permettono di mantenermi aggiornata sulle ultime novità e di allargare i miei orizzonti letterari.
Trama
Venticinque milioni di dollari in lingotti d’oro appartenuti a Pablo Escobar sono sepolti in una grande e misteriosa villa nella baia di Miami Beach. Il bottino fa gola a molti, gente senza scrupoli che tiene d’occhio la casa. Primo tra tutti Hans-Peter Schneider, un uomo perverso e pericoloso che vive delle fantasie malate di altri uomini ricchi.
Cari Mora è una ragazza colombiana di venticinque anni con un passato drammatico, scampata alla violenza del suo paese. È l’unica persona ad aver accettato di fare la custode di quella villa; la sola a non temere le voci inquietanti che circolano su quel luogo. Bella e coraggiosa, è la preda perfetta per Hans-Peter, che nel frattempo ha affittato la villa per cercare di mettere le mani sul tesoro di Escobar. E sulla ragazza.
Ma Cari Mora ha doti sorprendenti, un’intelligenza fuori dal comune e innanzitutto è una sopravvissuta.