Eccoci finalmente per parlare del primo volume della trilogia originale del Ciclo della Fondazione: Prima Fondazione. Recensione che segue i prequel sulla fondazione dei precedenti di questo Review Party: Preludio alla fondazione e Fondazione anno zero.
I due volumi precedenti fanno parte di una duologia prequel del ciclo originale ma sono stati scritti molto tempo dopo, questa differenza di tempistiche risulta evidente ad una lettura in sequenza delle opere. Approfondirò questa differenza nella recensione, ora vi lascio un piccolo schema sull’organizzazione dell’opera pubblicata dalla Mondadori. Come potete vedere ordine cronologico dell’opera e ordine di pubblicazione non combaciano.
Voi potete scegliere di leggere i cicli come preferite, ovviamente tenendo presente che leggendo prima i prequel potreste avere qualche piccolo spoiler sulle opere cronologicamente successive.
1. Preludio alla Fondazione (1988)
2. Fondazione anno zero (1993)
3. Prima Fondazione (1951)
4. Fondazione e Impero (1952)
5. Seconda Fondazione (1953)
6. L’orlo della Fondazione (1982)
7. Fondazione e Terra (1986)
Quattro chiacchiere su Prima fondazione
Come in Fondazione anno zero anche in questo caso la trama è suddivisa in salti temporali, questa volta anche per tempi più lunghi. Più o meno ogni capitolo, infatti, descrive una “Crisi Seldon”, ossia un periodo di crisi che il fondatore della psicostoria, Hari Seldon, ha predetto. Solo superare al meglio ognuna di queste crisi permetterà al genere umano di superare la decadenza post impero in soli mille anni, invece che trentamila.
Visto che la narrazione del ciclo è così dilatata nel tempo, Asimov non poteva certo descrivere i cambiamenti che avvengono nella galassia di anno in anno. Si concentra sui punti cardine, ossia quegli eventi importanti che permettono alla storia di rimanere nel giusto percorso.
Ogni capitolo risulta quasi come un racconto assestane, legato al capitolo precedente solo da alcuni nomi. L’ambientazione stessa può essere differente, non solo per i luoghi in cui viene situata la narrazione, ma anche per gli enormi cambiamenti socio/politici che intercorrono tra i salti temporali.
Una narrazione simile è perfetta per il tipo di storia che Asimov vuole raccontare. Se avete letto le opere precedenti verrà naturale fare delle analogie con la ricerca storica che a Seldon serve per lo sviluppo della psicostoria.
Nei libri precedenti, infatti, troviamo Seldon che si lamenta spesso del fatto che gli storici riportino solo gli eventi più importanti, come se fossero gli unici capaci di modificare il corso della storia. Per lui questo elemento renderebbe impossibile la creazione di una psicostoria efficace, perché impedirebbe lo studio di tutte le variabili che hanno inciso su un determinato evento.
Eppure, come Asimov dimostra in questo libro, alcuni eventi sono importanti in quanto tali, ciò che lì circonda serve solamente per dare un quadro generale. Lui stesso trova ridondante trasmettere lo sviluppo di ogni mondo in maniera particolareggiata, preferendo concentrarsi su ciò che è davvero importante per la risalita dell’umanità.
Focus: la questione femminile
Come ho accennato in precedenza, il fatto che quest’opera sia scritta circa quarant’anni prima dei prequel è importante per comprendere alcuni elementi estremamente distintivi rispetto alle opere di cui vi ho parlato negli scorsi articoli.
Il primo elemento che salta agli occhi, perlomeno alla lettura “femminile”, è il diverso ruolo che hanno le donne all’interno dell’opera. Per dire questo tengo comunque presente che qui troviamo un impero ormai decaduto, che ha annullato l’avanzamento sociale e tecnologico che lo distingueva.
In ogni caso, in questa prima opera, pubblicata nel 1951, la presenza femminile è strettamente correlata alla figura della donna dell’epoca. Quindi, se leggendo le opere “precedenti” eravamo abituati a delle figure femminili forti ed importanti per la trama (oltre che a moltissimi discorsi sulla parità di genere), in questo caso tutto ciò manca. E troviamo donne con i soli ruoli di domestiche e mogli.
Questo certo non rende l’opera meno godibile, ma è interessante notare come sia cambiato il punto di vista dello scrittore al cambiare dei tempi.