Avventura, Recensioni

Navigando su Wattpad: La nave dei sogni di Lice_and_catz


Buon venerdì, Chiacchieroni!
Nuovo appuntamento con la nostra rubrica Navigando su Wattpad, dedicata a promuovere e far conoscere opere meritevoli nate sulla piattaforma di scrittura.
Se siete curiosi di conoscere il progetto nelle sue linee generali, vi rimando al post di apertura, che trovate qui.

E oggi parliamo di un romanzo assai particolare, che ha stuzzicato la mia curiosità fin dalla sua presentazione, e che si è rivelato una lettura esaltante ed estremamente ben struttura.
Vi lascio qui sotto la recensione che ho scritto qualche mese fa per il servizio sulla piattaforma, quando il romanzo contava ancora solo 24 capitoli pubblicati, ma vi informo anche che ora ne potete trovare 40, e che il romanzo si sta avviando verso la sua conclusione 🙂

Per iniziare, seguendo lo schema delle recensioni precedenti, vediamo cosa ci offre La nave dei sogni al nostro primo incontro.
La copertina del romanzo è assai particolare e ammetto che mi ha lasciato sorpresa, al principio: ho avuto difficoltà a inquadrarne il significato e a ritrovarne il senso nella completissima sinossi che l’autrice ha scelto di affiancarle. Il fatto poi che sia disegnata con l’effetto gesso, la rende ancora più originale e molto distante dalle tipiche copertine che siamo abituati a vedere nei libri di questo genere.
Eppure, durante la lettura, ho iniziato ad affezionarmici e a trovarla sempre più calzante con il romanzo che accompagna: racchiude tutti gli elementi essenziali di questo libro e gli dona un fascino infantile che ritroviamo nel prologo, quando vediamo per la prima volta una nave da crociera con gli occhi della piccola Phan Kim.

Se sulle prime dunque la copertina crea molte domande, la sinossi in apertura inizia già dare delle risposte, permettendo al lettore di comprendere cosa troverà tra le pagine di questo libro.
Non temete però, benché completa e complessa, questa trama rivela solo l’indispensabile, lasciando aperto il brivido della scoperta; e vi assicuro che di quest’ultima ne troverete parecchia, ben più di quanto possa far pensare l’apertura del romanzo.

Trama:
Phan Kim non ha mai dimenticato la vacanza più bella di sempre, quando era bambina, su una delle navi da crociera della Crown Cruise. Per tutta la vita non ha fatto altro che sognarla e a quasi ventisei anni, dopo una sudata laurea in turismo, abbandona finalmente il Vietnam per l’Europa con in mano un contratto di lavoro di sei mesi. Destinazione? L’ammiraglia della compagnia, la Emerald, un nuovo transatlantico che somiglia a una luminosa città galleggiante in grado di garantire ai suoi 2500 ospiti quasi trenta giorni di divertimento e relax.

Ma non tutto è oro quel che luccica: in poco tempo Kim scopre che essere un passeggero è molto diverso dal fare parte dell’equipaggio. Turni terribili, clienti viziati, ufficiali viscidi e cabine troppo piccole per essere definite tali le fanno improvvisamente cambiare idea. Troppo tardi: ormai l’Emerald ha preso il largo per i pericolosi sei giorni di navigazione ininterrotta nel vasto Oceano Atlantico necessari per raggiungere le rive dell’America. Kim si dice che dovrà solo stringere i denti, che un mese passa in fretta. Sarebbe anche vero, se solo la nave non si fermasse nel bel mezzo del nulla durante la notte del secondo giorno e se il comandante, i passeggeri e buona parte dell’equipaggio non sembrassero caduti in una sorta di trance. È una malattia? Un attacco terroristico? Cosa c’entrano quei vasi di caramelle verde smeraldo comparsi su ogni ripiano disponibile della Emerald? E chi sono quei bambini dallo strano aspetto che passeggiano per la nave alle tre di notte? Toccherà a Kim e al suo eterogeneo, intrepido manipolo di sopravvissuti – tra cui un vecchio steward ballerino, un’anziana indiana regina del sarcasmo, due sbadati camerieri boliviani, un’intraprendente animatrice olandese, un giovanissimo lavavetri acrobata, una coppia di vivaci francesi diabetici, una banda di ballerini e un confusissimo comandante in seconda – far luce su quanto stia succedendo e, già che ci sono, tentare di salvare tutti.

Iniziamo dunque la lettura con molte idee in testa e un’immagine abbastanza chiara di ciò che questo libro dovrà riservarci; eppure l’autrice è molto abile nel rimescolare le carte di continuo, modificando le nostre considerazione tra un capitolo e l’altro.
Ciò che abbiamo pensato di intuire nel prologo, muta nella prima parte, per poi evolvere ancora diverso nelle due seguenti; l’idea che ci facciamo, è quella di star leggendo un’opera a più strati, sfogliabili man mano per scoprire cosa ci riserveranno quelli successivi.

Il prologo è un’immersione nell’immagine da sogno che la protagonista, al momento undicenne, crea della nave da crociera nella quale sta viaggiando e qui abbiamo già l’occasione di intuire la capacità della scrittrice di dipingere una scena con le parole, tanto che ci sembra di trovarci davanti a quella nave e alle sue decorazioni, e di vederla con gli stessi occhi incantati della piccola Phan Kim. Abbiamo anche una prima intuizione del tipo di narrazione che ci troveremo davanti: vediamo subito come l’autrice dia grande importanza alla scelta del lessico, alla costruzione delle frasi e allo studio di ogni elemento grammaticale e sintattico. Qui, come nell’intero romanzo, il testo è pulito e limpido, privo di errori e ostacoli alla lettura. Possiamo goderci il viaggio senza temere di incartarci, e lasciarci trasportare all’interno della storia con dolcezza (almeno, nella prima parte) e curiosità.
L’atmosfera del prologo è sognante, quasi incantata, distaccata dal tempo e cristallizzata nel ricordo; rende alla perfezione l’idea di qualcosa che resta impresso, che si insinua nella personalità di chi vive un’esperienza simile e cresce tenendola stretta a sé come il più importante dei desideri; proprio come fa la protagonista.

Il primo capitolo compie un salto temporale per portarci nel presente, dove la nostra Kim ormai adulta ha realizzato il suo sogno di bambina di vivere in una nave da crociera, facendosi assumere come insegnante di yoga per i viaggiatori. Questo è il momento nel quale il sogno è diventato realtà e lo stile è perfettamente in linea con l’atmosfera, che ancora porta i segni dell’incanto iniziale. Anche qui l’autrice gioca con le immagini per tratteggiare Venezia – città di approdo della nave- con descrizioni eleganti e fini, che restano subito impresse nella mente.
Proprio nel primo capitolo si trova una delle metafore che più mi sono rimaste impresse durante la lettura. Ve la riporto qui di seguito, per mostrarvi cosa intendo quando parlo dell’abilità dell’autrice di giocare con le parole per creare immagini chiare:

“Venezia era come una vecchia signora bianca, troppo truccata, imbozzolata in uno scialle di seta porpora e intenta a fumare da un bocchino: aveva un odore strano e nauseante, ma non poteva fare a meno di sentirsi affascinata dai riccioli di fumo o dalle increspature sotto il cerone. E poi, esattamente come una dama di terza età, aveva sicuramente tanto da raccontare.”


Il primo stacco lo abbiamo proprio sulla nave, quando il sogno di Kim si infrange davanti alla realtà della vita da dipendente di un organismo come la Emerald. Non mancano certo i momenti di ritrovato incanto, davanti ad esempio al ponte della nave e alle sue meraviglie sfumate di smeraldi, ma iniziamo già a intravedere come quell’atmosfera da sogno si stia affievolendo, in favore del presente e della dura realtà del lavoro.
Quella che però potrebbe sembrare una triste perdita, si rivela l’occasione per l’autrice per creare una nuova atmosfera, familiare e frizzante come solo quella data da diverse culture che si incontrano può essere. I dipendenti della nave vengono da ogni capo del mondo, hanno abitudini e caratteri differenti e il loro miscuglio è esaltante, esplosivo, per Kim, come per noi.
La ritrosia naturale della protagonista, cresciuta nel rigore dell’educazione vietnamita, viene di continuo scalfita dall’esuberanza della sua coinquilina, dalla simpatia di un’attempato steward o ancora dalla dolcezza di una coppia di passeggeri francesi.
Abbiamo perso l’incanto, in favore di una rappresentazione realistica e briosa della vita, in tutte le sue sfaccettature. Anche lo stile si modifica di conseguenza, perde la presa sulle descrizioni elaborate (che diminuiscono, non mancano del tutto) in favore di un attenzione al dialogo, alla rappresentazione delle diverse personalità, dei modi di comportarsi e di parlare di ciascuna anima che incrocia il cammino di Kim.

L’autrice si prende del tempo, rallenta l’evolversi della trama vera e propria, per tratteggiare con cura ogni personaggio, ogni abitudine, e per tessere i rapporti che si creano tra di essi. Grazie al suo lavoro di costruzione minuziosa, quando la storia decolla, non abbiamo più alcuna difficoltà a determinare chi stia parlando, o agendo, anche prima di leggerne i nomi a fine frase. I loro pensieri e le loro proposte diventano logiche e familiari, proprio perché la scrittrice ci ha permesso di sentirci parte dell’equipaggio della Emerald e dunque organismo attivo nelle vicende narrate.

Come vi dicevo, tra la prima e la seconda parte abbiamo un nuovo stacco, questa volta brusco e assolutamente definitivo; la storia muta, subisce variazioni inaspettate e in un certo qual senso cambia quasi genere. Se fino a quel momento eravamo stati convinti di trovarci davanti a una storia di vita comune o magari al preludio di un giallo alla Agatha Christie – convinzione che la sottoscritta ha mantenuto per tutta la lettura dei primi capitoli – da quel punto in poi ci troviamo gettati dentro una trama dai risvolti sovrannaturali, un mistero con solide radici fantastiche e orrorifiche, che ci coglie del tutto impreparati.
E come nei due casi precedenti, anche in questo lo stile cambia, si adatta alla concitazione che ineluttabilmente coinvolge i personaggi, diventando più frenetico, quasi spezzato. Si aggiungono scene di azione, corse a perdifiato e momenti di puro panico e terrore; non c’è più spazio per le ampie descrizioni degli ambienti, né per i dialoghi frizzanti e variegati.
La scena è occupata dalla paura e dalla necessità di sopravvivere che prende tutti i personaggi e il ritmo è forsennato, rapido e sincopato.
Qui vediamo come tutti i semi gettati dall’autrice inizino a fiorire e come il tempo speso all’inizio, per creare nel lettore un’immagine solida di ciascun personaggio, dia ora i suoi frutti, permettendogli di comprendere ogni azione e reazione che questi compiono.

Il mistero accennato dalla sinossi è il punto cardine, la chiave di lettura per comprendere cosa abbia rivoluzionato a tal punto la vita di tutte quelle persone, eppure nella seconda parte è ancora cristallizzato in tante domande irrisolte, supposizioni che noi e Kim solleviamo senza trovarvi risposta. Lei, perché troppo occupata a cercare di rimanere in vita, e noi perché presi da questi nuovi elementi, inaspettati, che sono comparsi sulla scena, nonché dalle continue fughe e dalle dispute che invariabilmente si aprono nel clima teso in cui la Emerald è precipitata.

È solo nella terza parte che quel mistero ritorna a galla, e i personaggi hanno finalmente la possibilità di riprendere in mano quelle domande, per iniziare a cercarvi risposte nei fenomeni sovrannaturali che li hanno travolti. Il ritmo è leggermente calato – anche se siamo ben lontani dalla serena convivenza dell’inizio – c’è spazio per l’azione ragionata, per i piani e i tentativi più ingegnosi di sopravvivenza.
Al punto in cui siamo arrivati – l’ultimo capitolo pubblicato – il gruppo di sopravvissuti della nave inizia a cercare una soluzione alla terribile situazione nella quale sono precipitati, ma siamo ancora lontani dalla chiusura di ogni punto irrisolto della trama. Quasi tutte le domande esigono ancora una risposta e la curiosità è al momento al massimo.
Il fatto che l’autrice mantenga un ritmo di pubblicazione costante di un capitolo a settimana, è la perfetta garanzia che ci serve arrivati a questo punto.

Perché vi assicuro, che arrivati qui, vi sarà difficile non desiderare di sapere di più, come lo sarà doversi staccare da quei personaggi e dalle loro vicende.
Se dovessi dire un solo pregio di questo romanzo, a riassumere gli innumerevoli ragionati qui sopra, direi che è proprio questo: l’abilità dell’autrice di farci sentire parte viva di quel mondo che racconta, attori e non solo spettatori dell’universo della Emerald.
E se non è talento questo, allora cosa potrebbe esserlo?

Denise on FacebookDenise on InstagramDenise on Linkedin
Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.