La cosa più bella di avere amicizie nerd è la possibilità di scambiarsi non solo informazioni e pareri sulle uscite fumettistiche, cinematografiche e videoludiche, ma anche e soprattutto volumi e dvd. È proprio quello che mi è successo con Kill the Granny, fumetto che non conoscevo e che mi è stato prestato da uno dei miei amici nerd (e uno dei prodi Dndiari che ha accettato di giocare nella mia prima campagna), consigliandomelo per l’umorismo nonsense e per la leggerezza della storia. In realtà mi ha passato due volumi, ovvero entrambe le versioni della prima parte della storia, l’originale e il reboot, il 2.0. Ne ho quindi approfittato per fare la conoscenza con lo spietato e sfigato Gatto protagonista, ma anche per fare una sorta di articolo comparativo tra le due versioni dell’opera.
Kill the Granny è la storia di Gatto, un felino adottato da un’amabile vecchietta che si è visto sottrarre i gioielli di famiglia da questa, dopo una comune e devastante castrazione, e che ha deciso di stringere un patto con il diavolo per far fuori la padrona e riottenere così quello che gli è stato sottratto. Per completare la sua missione, Satana gli ha regalato nove vite, che immancabilmente perderà una dopo l’altra nei modi più assurdi e sfortunati che possiate immaginare. Come si può capire dalla trama, Kill the Granny è una storia molto poco impegnativa, eppure riesce a regalare qualche ora di leggere risate e un pizzico di pietà per il povero gatto sfigato, che vorrebbe essere malvagio ma non gli riesce poi così tanto bene.
Nella prima versione, ogni capitoletto del volume inizia con una tavola a pagina intera, che rivela come Gatto perderà la vita corrente (solitamente in un modo allucinante e irrealistico). Da qui il capitolo racconta e illustra il nuovo folle piano del felino per colpire la sua padrona, e il modo in cui questa, fortunatamente ed inconsapevolmente lo evita, causando invece in modo involontario la morte del suo adorato gatto. Il tutto condito da una buona dose di elementi esilaranti, come il terribile Satana che va in giro con babbucce e vestaglia, concorsi a premi in cui si rischia la morte, postini inopportuni e sfortunati e così via.
Nel secondo volume invece, ogni nuova vita di Gatto è scandita da un indicatore sul bordo superiore della pagina, molto simile a quello di un videogioco anni ’90, in cui una delle testoline di felino perde colore di volta in volta, e non c’è più una vera e propria divisione tra un capitolo e l’altro.
La prima differenza che però salta all’occhio tra le due versioni è lo stile dei disegni: se nel primo volume infatti il tratto era molto allegro, cartoonesco, giocoso e colorato, per la 2.0 gli autori hanno scelto di adoperare uno stile più elegante e moderno, con colori acquarellati e tratti più simili ai comics internazionali. La differenza salta all’occhio, e trasmette al lettore la volontà e il tentativo degli autori di elevare il fumetto a standard più alti e come dicevo moderni, rendendolo molto più simile alle nuove uscite a fumetti.
Anche la storia ha però subito dei cambiamenti, alcune volte quasi drastici, primo fra tutti il messaggio finale, lo scopo ultimo del racconto: la nuova versione infatti è rivestita da un velo di profondità, una patina di serietà che serve a motivare più a fondo le scelte di Gatto, a spiegare cosa spinga la sua furia e la voglia di vendetta. Elemento che nella prima versione mancava totalmente, cosa che la rende a mio avviso più semplice, ma in un certo senso anche meno pretenziosa. Perché, diciamolo sinceramente, chi prende in mano un fumetto come Kill the Granny non esige certamente una spiegazione plausibile e realistica dei fatti ma anzi, accetta volentieri l’assurdità degli avvenimenti proprio perché ne apprezza la componente volutamente nonsense. Con questo non voglio dire che non ho apprezzato la soluzione scelta per il reboot, anzi, trovo molto piacevole l’idea di cambiare in parte i fatti per creare un vero e proprio nuovo fumetto, che si staccasse in parte del precedente; ciò nonostante forse, alla fine della lettura di entrambi, sento di preferire impercettibilmente la prima versione, forse per i suoi toni più scanzonati e meno seri e per i suoi disegni poco realistici e molto colorati.
La prima versione di Kill the Granny era composta da tre volumi, questo di cui vi ho parlato, chiamato I gioielli di famiglia, seguito da Anche i gatti vanno all’inferno e Il gatto delle meraviglie ed in più è uscito uno speciale, Kill the Granny Comedy Collection, una sorta di spin-off sul passato dei personaggi disegnato in collaborazione con altri 10 autori. La nuova versione al momento vede solo il primo volume, ma non dubito che presto potremo avere anche i successivi rebootati. Nel frattempo io cercherò senz’altro di recuperare i vecchi volumi in modo da poter leggere nuovamente entrambe le versioni e poter continuare a parlarvi dell’opera di Francesca Mengozzi e Giovanni Marcora, alias i Tatini. E voi, avete mai letto Kill the Granny? Quale delle due versioni preferite?
Titolo: Kill the Granny 2.0 – Finché morte non li separi
Autori: Francesca Mengozzi, Giovanni Marcora
Copertina flessibile: 80 pagine
Editore: Dentiblù (25 aprile 2016)
Collana: Humour
ISBN-13: 978-8889786604
Prezzo: 9,90€
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Trama: (Amazon)
Dagli autori Francesca Mengozzi e Giovanni Marcora, meglio noti come “I Tatini” arriva ”Kill the Granny 2.0 – Finché morte non li separi”. Il libro a fumetti disegnato in modo magistrale racconta le comiche disavventure di un gatto castrato che, per riavere i suoi attributi maschili, ha firmato un patto con Satana. In cambio il demoniaco gattino dovrà portargli l’anima della sua padrona, una nonnetta tranquilla e svampita. Così il felino protagonista cercherà di uccidere la vecchia nei modi più assurdi… Peccato che crepi sempre lui, mentre le sue proverbiali nove vite si vanno via via consumando. Fin qui niente di nuovo per i vecchi fan dei Tatini, ma in “Kill the Granny 2.0” la storia ha una svolta diversa e inaspettata, un dettaglio fuori posto che cambia per sempre le sorti dei personaggi in una reazione a catena entusiasmante frutto di una completa maturazione artistica degli autori. Per cui è il momento di dimenticare tutti i trascorsi del gattino castrato e prepararsi a questo nuovo inizio, più ricco, più profondo e soprattutto più divertente!