Vi porto un po’ di aggiornamenti su quello che era partito come il Project Ten Books a gennaio e che ora invece si è rivelato una sorta di Shopping Ban. Il 15 settembre ho festeggiato i 5 mesi senza acquisti prima di questi cinque mesi avevo smesso di comprare libri già da gennaio e ho interrotto questa serie solo per il Salone del Libro. L’idea non è quella di non comprare mai più libri quanto di fare acquisti più mirati che non stiano in libreria a prendere polvere e basta.
Nel primo video aggiornamento vi avevo detto che ero indecisa sul tenere o meno in libreria dei libri che sicuramente non avrei mai letto, perché li avevo acquistati spinta dalla foga del momento e dopo poco avevano smesso di interessarmi. Ho quindi deciso definitivamente di liberarmi di questi libri, ho contattato un’associazione qui a Prato che si occupa di costruire biblioteche in giro per la città, tra l’altro associazione di cui più avanti vi parlerò meglio ma adesso lasciamo da parte. In ogni caso, ho dato via due scatoloni di libri, creando un nuovo spazio in libreria più ordine e sentendomi veramente molto meglio. Questo mi ha fatto capire quanto in realtà a me l’accumulo dei libri non interessi, a me piace avere una libreria che parli di me. Una libreria attraverso la quale una persona, andando a vedere i libri che ci sono all’interno delle degli scaffali, possa capire ciò che mi piace ciò che mi interessa, che sia sostanzialmente uno specchio del mio essere.
Questo punto è stato importantissimo per me, perché mi ha permesso di capire quanto dannoso fosse l’acquisto compulsivo di libri solo perché costavano poco perché c’erano gli sconti in quel determinato momento e così via. Sono finalmente riuscita a ristabilire il focus del mio interesse sulla qualità invece che sulla quantità. Un’altra sensazione che mi ha spinto ad iniziare questo progetto di disintossicazione è tutto il discorso che ho fatto sul Fast Books nel quale mi sono sentita estremamente e tristemente coinvolta, perché già non mi piace questo tipo di atteggiamento nei confronti della moda figuriamoci per un oggetto, come il libro, che è per me è anche più importante.
In un primo momento è stato molto difficile riuscire a non acquistare, quando vedevo gli sconti al 25% gli Adelphi e Mondadori, o la Feltrinelli con il 2×1. Poi però mi sono resa conto che questo tipo di offerte ormai c’è una volta ogni 6 mesi quando va male, quindi aveva davvero senso affrettarsi ad acquistare con queste offerte se tanto in quel momento non ho bisogno di quei libri?
La cosa più bella che mi sta lasciando questo stop agli acquisti è il fatto che finalmente sono tornata a leggere spinta solo ed esclusivamente dalla voglia di leggere, senza pensare a quanti libri arretrati avessi in libreria o al fatto che dovessi fare determinate letture per fare in modo che video o gli articoli risultassero interessanti. In meno di un anno ho letto più di quanto io abbia letto in tutto il 2017 e questo nonostante io quest’anno abbia lavorato mentre l’anno precedente l’ho passato per buona parte a casa. Mi sono ricordata che cosa volesse dire per me leggere ed è stata una riscoperta bellissima.
So che a molti di voi sembra un percorso molto difficile, io ho iniziato il Project Ten Books almeno tre o quattro volte prima di riuscire ad entrare in quest’ottica, questo perché non è soltanto una sfida ma è proprio la scelta di cambiare il proprio modo di approcciarsi ai libri (o a qualunque altra cosa si cerchi di limitare gli acquisti). La motivazione che mi ha permesso di portare avanti questo progetto per così tanto tempo è stata spostare il focus dalla felicità per aver acquistato un libro alla felicità per il leggerlo, non più il desiderio di possedere carta inchiostro ma quello di conoscere una storia. Questo è stato il passaggio più importante, senza il quale sicuramente non sarei riuscita ad arrivare fino a qui.
Tra l’altro contando quanti libri sto prendendo in biblioteca non sono neanche riuscita ad accorciare di molto la lista di libri in attesa a casa, penso che quelli li recupererò appena smetterò di andare in biblioteca tanto spesso, ossia come finirà il servizio civile. Tra l’altro sto comunque leggendo tante novità, forse più di quante ne leggevo prima, anzi sicuramente più di quante ne leggevo prima, perché non ho più la paura della delusione quindi: prendo in biblioteca; leggo; se mi piace continuo altrimenti lo riporto. non ho più il peso di abbandonare un libro per la paura di sprecare soldi. E la libertà di abbandonare una lettura che non piace secondo me è uno di quei diritti del lettore veramente fondamentali, perché ciò che abbiamo di più importante è il nostro tempo e doverlo spendere con una lettura tutt’altro che piacevole mi pare uno tra i modi peggiori per sprecarlo.
L’ultimo dei miei desideri è far passare questo stop all’acquisto compulsivo come la strada che tutti dovrebbero percorrere, non ho mai sopportato chi cerca di imporre il proprio percorso, la propria strada, dando per scontato che sia il percorso giusto la strada giusta per chiunque. Però mi farebbe piacere se questi miei aggiornamenti sul Project Ten Books (che ormai non è più un Project Ten Books, a meno che non si metta Ten Books nell’ottica di 10 libri che mi rimangono da leggere in casa) potessero aiutare qualcuno di voi a riflettere sul proprio modo di rapportarsi ai libri nel caso in cui ci si senta insoddisfatti delle proprie letture o dei propri acquisti.
Viviamo in una società in cui il mercato la fa da padrone, in cui l’acquisto è diventato uno tra i comportamenti che danno maggiore felicità, solo che lo è diventato per bisogno del mercato stesso e sono abbastanza certa che per molte persone, come lo è stato per me, questo sia un bisogno indotto non un bisogno intrinseco. Riuscire a riflettere sui propri acquisti sulla felicità che ci da comprare avere i libri piuttosto che leggerli, forse potrebbe aiutare a rimettere in prospettiva la lettura.