Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Il Giorno della memoria ricade il 27 gennaio, per commemorare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta nello stesso giorno del 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa.
Nelle tre letture consigliate per questo evento non ci sarà “Il diario di Anna Frank”, ma semplicemente perché non credo che ci sia il bisogno di consigliarlo a nessuno visto che è uno tra i libri più famosi al mondo.
“La lista di Schindler” di Keneally Thomas
Molto famosa la trasposizione cinematografica diretta da Steven Spielberg. Il romanzo racconta la storia di Oskar Schindler un imprenditore tedesco che durante la seconda guerra mondiale ha salvato circa 1.100 ebrei dallo sterminio. Sia libro che film sono caldamente consigliati, entrambi veramente bellissimi.
In molti oggi non riescono a spiegare il suo comportamento. Personalmente trovo inspiegabile il comportamento di chi non ha fatto niente, non il suo.
Trama:
Che cosa significava finire nella “lista di Schindler”? Chi era in realtà Oskar Schindler, giovane industriale tedesco cattolico e corteggiatore di belle donne? Basandosi anche sulle testimonianze di quanti lo conobbero, Keneally ricostruisce la vita straordinaria di questo personaggio ambiguo e contraddittorio. Ritenuto da molti un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne e bambini ebrei allo sterminio nazista, trasferendoli dai lager ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale bellico. Così, fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone.
“Olocausto” di Gerald Green
Trama:
Una storia di odio, di amore, di sopravvivenza, che ha per protagonisti due giovani, uno tedesco, l’altro ebreo. Il diario parallelo delle loro vite, di chi si crede vincitore ed è dichiarato vinto dalla storia e di una vittima che risulta l’eroe vendicatore degli ebrei.
L’autore ha strutturato le vicende narrate nel romanzo sulla base di una sceneggiatura scritta per una miniserie televisiva omonima (consigliata anch’essa). In riconoscimento della sua opera letteraria gli è stato assegnato da Dag Hammarskjöld il Premio internazionale della pace per la letteratura nel 1979.
Anche se il libro sembra narrare una storia realmente accaduta, sia i protagonisti che i dialoghi sono immaginari. Esso contiene comunque numerosi riferimenti a fatti e personaggi storici di questo drammatico periodo.
“La Shoah dei bambini” di Maida Bruno
Quando si parla di Olocausto viene in mente sempre la Germania, per questo consiglio questo libro, per ricordarci che l’Italia non è rimasta a guardare. Dal ’38 sono state approvate le leggi razziali anche in Italia e i primi ad essere colpiti sono stati proprio i bambini. Testimoni anche della progressiva emarginazione dei genitori, se non della distruzione della propria famiglia.
Trama:
Questo libro racconta la storia dei bambini ebrei che furono perseguitati e deportati dall’Italia, in una vicenda che si dipanò dal 1938 al 1945. Esso non ripercorre solo le complesse realtà che vissero gli adulti bensì riattraversa quegli anni “con occhi di bambino”. È un’espressione, questa, che non significa solo collocare al centro della narrazione il punto di vista dell’infanzia e i percorsi di una memoria specifica, segnata da esperienze in parte diverse rispetto a quelle dei genitori. È un’espressione che sottolinea come nella ricostruzione storica della persecuzione e della deportazione dei bambini italiani ebrei vengano analizzate le strategie e i comportamenti della vita quotidiana – dal gioco allo studio, dal rapporto con gli altri famigliari agli oggetti e ai luoghi – che restituiscono un mondo articolato di paure e speranze, il libro racconta sia come vissero concretamente quei bambini, sia l’aspetto psicologico più strettamente legato al trauma, poiché fu un’esperienza che coincise con la fase della crescita, indirizzando per sempre alcuni elementi della loro identità e del loro rapporto con il mondo, il tema della mancata reintegrazione, in termini materiali e simbolici, da parte del nostro paese, induce l’autore a spingere la sua ricostruzione fino al dopoguerra, così da portare la riflessione sulle responsabilità collettive che tuttora ci interrogano.