Recensioni

Fantascienza & Fantapolitica

Questi due generi vengono spesso confusi perché la distopia, una delle tre sottocategorie della fantapolitica, ha tanti punti in comune con la fantascienza, anche se poi finisce per differenziarsi per il focus centrale: in un caso si parla di cambiamenti sociali dovuti alla politica, in un altro di cambiamenti sociali dovuti all’evolversi della tecnologia. Spesso e volentieri questi elementi si intersecano e ci sono autori che hanno magistralmente trattato entrambi i generi. La fantapolitica si fonda su delle modifiche ipotetiche di fatti e problemi politici e bellici, spesso in chiave satirica o paradossale, mentre la fantascienza si basa su modifiche tecnologiche.
Per questo motivo, per esempio, “1984” è un fantapolitico e non un fantascientifico: nonostante nel libro siano presenti avanguardie tecnologiche non sono quelle il fulcro del discorso, ma lo sono tutte le questioni legate alla società in cui vive il protagonista. Al contrario, “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” è un fantascientifico perché, nonostante mostri una società del futuro, il fulcro della storia è il rapporto umani/androidi.

 

Per iniziare delineiamo un po’ i due generi e partiamo dalla fantapolitica, questo genere si suddivide in tre macro categorie:

  • Distopia
  • Ucronia
  • Utopia

La distopia mostra un mondo futuro nel quale una caratteristica negativa della nostra epoca (o comunque dell’epoca che sta vivendo l’autore), viene estremizzata. Il termine fu coniato nel 1868 dal filosofo John Stuart Mill, mentre un sinonimo era stato coniato da Jeremy Bentham nel 1818, ed era cacotopìa. Entrambe le parole si basano sul termine utopia, inteso come il luogo dove tutto è come dovrebbe essere. Distopia è quindi l’esatto opposto.
La distopia è una caratterizzazione delle opere che viene inserita in tantissime storie di fantascienza, perché la paura che si ha nei confronti di un’eventuale sviluppo tecnologico sconsiderato, crea terreno fertile per teorizzazioni distopiche . Ci sono poi due filoni principali all’interno della distopia: il totalitarismo,  in cui l’autorità (che può essere politica, religiosa, tecnologica, ecc.) pretende di controllare ogni aspetto della vita umana come per esempio “Fahrenheit 451”; e il post apocalittico, in cui è presente la distruzione del vivere civile o una sua massima degradazione dovuta a catastrofi globali per lo più causate dall’uomo, un esempio è “La strada”.

L’ucronia si basa sul “cosa sarebbe successo se”, non è ambientata per forza nel futuro, ma può essere anche ambientata nel passato a seconda dell’elemento storico che si decide di cambiare. Come sarebbe la nostra società se gli egizi avessero conquistato i romani? Come sarebbe stata la nostra società se non ci fosse stata Giovanna D’Arco? Ed ovviamente il quotatissimo: come sarebbe stata la nostra società se avessero vinto i nazisti la seconda guerra mondiale?

Il termine ucronia deriva dal greco e significa letteralmente nessun tempoIl primo esempio di ucronia può essere considerato il brano dell’opera “Ab Urbe condita” (tra il 27 a.C. e il 14 d.C.), nel quale Tito Livio contempla la possibilità che Alessandro Magno avesse sviluppato il regno macedone dirigendosi verso ovest anziché verso est.
La prima opera ucronica italiana risale al 1813, il libro si intitola “Storia della Toscana sino al principato”, scritto da Lorenzo Pignotti, immagina cosa sarebbe potuto succedere se Lorenzo il Magnifico non fosse morto nel 1492.
L’opera moderna più importante (o per lo meno più famosa) invece è, forse, “La svastica sul sole” di P. K. Dick, che si basa sull’ipotesi della Germania nazista come vincitrice della seconda guerra mondiale.

Arriviamo infine all’utopia che immagina la formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello. Dei tre probabilmente è il genere più antico, ne fa parte per esempio “La Repubblica di Platone.

Il genere comunque raggiunge il suo apice nel rinascimento con Thomas More, che ne coniò il termine per la sua opera principale, “Utopia” appunto. L’utopia si sviluppa anche nel rinascimento come un genere letterario che da le indicazioni per la creazione della società perfetta ma, avvicinandoci a tempi più recenti, le opere assumono sempre maggiore significato sociale. 
Ad oggi le opere utopiste hanno al loro interno un risvolto che porta alla rivalutazione della perfezione. Opere come “The giver” o “Il cerchio”, mostrano come per poter raggiungere la perfezione ci sia sempre un prezzo da pagare e questo prezzo in genere riguarda emozioni e libertà, ossia le cose che in genere portano l’uomo a sbagliare.

Se avete ulteriori domande sulla fantapolitica, consigli o puntalizzazioni, vi aspetto giù nei commenti. Adesso invece passiamo alla fantascienza.

La fantascienza può essere trattata un po’ come il fantasy per le sue macro definizioni: quindi avremo hight sci-fi e low sci-fi. Questi due termini non identificano una fantascienza di qualità superiore od inferiore, ma semplicemente la “quantità” di fantascienza presente nel romanzo, esattamente come i rispettivi termini per il fantasy.

Nel primo caso abbiamo un romanzo dalla forte connotazione fantascientifica, in cui tutta la storia si basa su robot, astronavi, alieni o altri elementi che caratterizzano fortemente la storia, potremmo paragonare questi libri a quelli di Tolkien per il genere fantasy; nel secondo caso gli elementi sono più sfumati, la storia è ambientata nel futuro, ci sono innovazioni tecnologiche e magari il protagonista è un robot/alieno, ma gli elementi principali non girano intorno alle innovazioni tecnologiche quanto ai rapporti umani o ad una società che però non ha i caratteri estremi della fantapolitica, rientra in quest’ambito “Straniero in terra straniera” di Robert Heinlein, mentre nel primo possiamo farci rientrare quasi tutti i libri di Asimov.

La fantascienza è un’evoluzione del classico genere di avventura, ed è avvenuta per due motivi principali: l’esaurirsi, con l’andar del tempo, sul pianeta terra, di luoghi inesplorati che potessero fare da ambientazione per degli avventurieri ed ovviamente la nascita delle scienze moderne, in particolare fisica e astronomia ma anche, in tempi più recenti, di informatica e robotica, .

I due scrittori di spicco della nascita della fantascienza sono sicuramente Jules Verne e Herbert George Wells, non furono gli unici due nomi di questa prima fase, Anche autori come Doyle e Dickens si sono avventurati nell’ambito della fantascienza, ma i primi due sono sicuramente quelli che vengono ricordati maggiormente associati a questo genere.
In ogni caso però il primo romanzo fantascientifico viene identificato nel “Frankestein” di Mary Shelley pubblicato nel 1818. Fantascienza infatti non è solo ciò che avviene nello spazio, ma qualunque opera che tratti di un’avanguardia tecnologica: “Il più grande uomo scimmia del pleistocene” per esempio è un fantascientifico ambientato nel pleistocene! 

L’epoca d’oro della fantascienza Arriva negli anni 40 del Novecento e durerà per tutto il decennio successivo. È questa l’epoca in cui esplode il genere grazie agli scrittori che tutt’ora vengono identificati come i maestri, i mostri sacri della fantascienza, sono di quest’epoca infatti Asimov, Heinlein, Bradbury, Van Vogt e tanti altri.

Dopo gli anni ’50 abbiamo il primo cambiamento nelle trame dei libri di fantascienza, la fiducia che precedentemente identificava lo sviluppo scientifico piano piano crolla, per aver visto a cosa può portare questo sviluppo. La Seconda Guerra Mondiale e la successiva guerra fredda minano la serenità con cui le persone vedono la scienza e le nuove tecnologie ed ovviamente questo si riflette anche nella produzione letteraria.

Dagli anni ’60 abbiamo quella che viene chiamata la New Wave, “nuova ondata”, che riprende le tematiche di fantascienza ma in ottica più sofisticata, portando cosi la fantascienza a far parte di quei generi degni di rispetto da parte degli studiosi, ma anche l’allontanamento dal genere da parte di coloro che erano affezionati allo stile più classico identificato da scrittori come Asimov ed Heinlein.

Alla fine però anche questo filone va a spegnersi, lasciando ogni autore libero di portare avanti la propria strada. Ed è in questo periodo, precisamente nel 1977 che per la prima volta in radio si ascolta la “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams.

Negli anni ’80 infine si assiste alla nascita del cyberpunk. Anticipato sotto certi aspetti nelle opere di Philip K. Dick, all’aspetto tecnologico tipico della fantascienza il cyberpunk aggiunge una forte connotazione politica e sociale, sono quelle opere ibride, che spesso è impossibile identificare se facenti parte della fantapolitica o della fantascienza (e sicuramente questa identificazione non è neanche così tanto importante). I romanzi cyberpunk sono ambientati in un futuro prossimo, in un mondo decadente e ipertecnologico dominato dalle grandi multinazionali. I protagonisti, in genere degli hacker, sono in costante fuga da questa cupa realtà e trovano la loro ragion d’essere in un mondo virtuale parallelo, il cyberspazio, in cui vengono ambientate le loro battaglie, “Ready Player One” vi dice niente?

La collana fantascientifica più importante in Italia è sicuramente l’Urania, : molti scrittori di fantascienza come Asimov, Ballard, Dick o Le Guin furono pubblicati per la prima volta in questi libri. D’altro canto per un trentennio la collana evitò di pubblicare autori italiani, favorendo l’idea che si trattasse di una letteratura esclusivamente d’importazione, fino a che nel 1989 istituì un premio letterario, che ha lanciato autori come Luca Masali e Valerio Evangelisti.

Anche in questo caso, se avete suggerimenti, note o ulteriori domande vi aspetto nei commenti. Ed ovviamente vi aspetto anche per consigli di letture per entrambe le tematiche.

Amo questi due generi letterari e spero di essere riuscita a portare un po’ di chiarezza nelle caratteristiche che li identificano.

Valentina on FacebookValentina on InstagramValentina on Wordpress
Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.