Recensioni

Domenica cinematografica#1

Quante volte a noi lettori capita, terminato un buon libro, di fiondarci a vedere il film, per poter prolungare l'esperienza in quel mondo fantastico che abbiamo appena abbandonato e scoprire come rende sullo schermo?
O viceversa, spesso ci capita di vedere un bel film, scoprire l'esistenza del libro e leggerlo per pura curiosità o per approfondire il mondo e la storia.
Ci sono volte in cui il film ci delude incredibilmente rispetto al libro, altre però, le migliori, scopriamo piccole perle che seppur un po' distanti dal nostro amato libro, riescono a regalarci due ore di emozioni intense quasi quanto quelle delle letture.

Ho deciso di aprire questa rubrica per condividere con voi le mie impressioni sui film letterari che ho visto o vedrò in futuro, per confrontare le nostre impressioni, consigliarvi quei film che riescono ad appassionarmi e ovviamente, sconsigliarvi quelli che mi deludono amaramente.

Non sono un'esperta di cinema (non che di letteratura possa vantare chissà quale esperienza), ma amo guardare film; non aspettatevi quindi una critica completa e tecnica ma piuttosto, un riepilogo delle sensazioni e dei dettagli che mi hanno colpita maggiormente.

Il primo film di cui voglio parlarvi è:

Il Castello Errante di Howl
di Hayao Miyazaki


Sicuramente tutti avrete sentito parlare di questo film, uno dei film di animazione più famosi dello Studio Ghibli, e la maggior parte di voi l'avrà visto più volte.
Io l'ho visto per la prima volta solo la settimana scorsa, ed è solo il terzo film che vedo dello Studio Ghibli. Non ho mai avuto l'occasione di approfondire le opere di questo genere da piccola, sono cresciuta principalmente a cartoni Disney, e ora la curiosità è tanta e piano piano li sto recuperando tutti.
Il Castello Errante di Howl è una storia molto particolare e devo ammettere di non averne colto tutte le sfaccettature dalla prima visione del film; molti punti sono rimasti per me totalmente oscuri e principalmente per questo, subito dopo la visione, ho preso in prestito il libro.
Ma di questo, e delle principali differenze tra i due parleremo tra poco.

Ora vorrei soffermarmi un po' sul film.
Come vi dicevo si tratta di un film d'animazione, quindi sostanzialmente di un anime; sono rimasta molto colpita dai disegni e soprattutto dai colori, realistici i primi e molto vivi i secondi; i disegnatori sono riusciti con grandissima abilità a riprodurre il mondo descritto, adattando i toni dei colori alle varie situazioni: colori molto accesi, brillanti per le scene di vita quotidiana, colori scuri e tenebrosi per le scene di guerra.
Ho notato una fortissima (e comprensibile) influenza del mondo giapponese; benché infatti il romanzo sia occidentale, nel film il regista ha inserito alcuni elementi caratteristici della sua cultura, modificando leggermente anche le personalità dei vari protagonisti per adattarle al suo mondo. Si nota il tratto giapponese anche nella scelta delle creature, nella rappresentazione della magia e ovviamente nei tratti fisici dei personaggi, molto vicini ai tratti degli altri anime.
Per quanto con molti punti oscuri, sono riuscita a dare un'interpretazione alla storia narrata da Miyazaki, nella quale ho trovato alcuni significati molto forti come la difficoltà nel non perdere sè stessi quando ci si trova immersi in una guerra, la forza del coraggio e soprattutto quella dell'amore.
Sono sicura di aver perso però anche una quantità di altri significati, nascosti in simbologia del mondo orientale che purtroppo conosco pochissimo.

Ma veniamo alle differenze con il libro.
Premetto che i due sono, per certi tratti, talmente tanto diversi da poter essere visti come due opere a sè stanti, con diversi punti di forza e diversi obbiettivi.
Il libro di Diana Wynne Jones è infatti scritto come un racconto per ragazzi, una lunga avventura ricca di magia e sentimento ma con molti meno messaggi morali.
Devo essere sincera, nel libro la storia scorre in modo più piacevole ed è molto più semplice capire scena per scena cosa l'autrice vuole raccontarci. Ma al tempo stesso, il libro manca di quello spessore morale che Miyazaki da al film: non c'è nessuna guerra all'interno del libro (elemento invece importantissimo nel film) e mancano quindi tutte le ripercussioni che questa ha su Howl.
Come vi dicevo all'inizio, alcuni passaggio dell'anime sono poco chiari ad una prima visione, mentre nel libro è possibile trovare subito la spiegazione a tutte le azioni dei personaggi.

Se dovessi sceglere quale dei due mezzi ho apprezzato maggiormente, sceglierei il libro per i caratteri dei personaggi, per il maggior approfondimento delle capacità di Sophie e per come sono trattati i rapporti tra i personaggi. Sono sicura però che la mia scelta sia in parte condizionata dalla mia vicinanza alla cultura della scrittrice piuttosto che a quella del regista, che mi permette un'immedesimazione maggiore tra le pagine.
In ogni caso comunque, ho trovato entrambe le versioni molto belle e ve ne consiglio la lettura/visione se ancora non ne avete avuto occasione.

Trama:
Sophie ha diciotto anni e ogni giorno lavora instancabilmente nel negozio di cappelli del suo defunto padre. Un giorno, durante una rara escursione in città, per caso incontra il Mago Howl. Howl è ardito e bello, ma come tutti i maghi un po' smidollato. La Strega della Spazzatura, equivocando la natura del loro rapporto, getta una maledizione su Sophie, trasformandola in una novantenne rugosa. Sophie va via di casa e girovaga in una distesa desolata dove per caso entra nel castello mobile di Howl. Nascondendo la sua identità, diventa la donna delle pulizie. La vecchia petulante Sophie rimette a posto la casa, con molto più brio di quanto ne avesse in origine. Cosa farà Sophie e cosa capiterà tra lei e Howl?

L'autrice ha scritto un'intera trilogia sul mondo di Howl, della quale trovate i titoli nell'immagine sopra.
Avete letto/visto Il Castello Errante di Howl? Cosa ne pensate? Fatemi sapere qui sotto nei commenti, sono davvero curiosa!

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.