Disclaimer: questa rubrica è frutto di una doccia troppo lunga e troppo bollente. Ogni insensatezza, o parvenza di inutilità e dispendio di caratteri, può essere ricondotta a questo. Ci scusiamo per il disagio.
Sono stata un’appassionata di diari da sempre. Credo che la passione sia nata intorno ai sette, otto anni, con un’agenda per i soci regalatami da mio padre dopo un viaggio di lavoro. Non ricordo con l’esattezza di che colore fosse, né che consistenza avesse la copertina. Quello che ricordo, però, è la sensazione che quell’oggetto mi trasmetteva: mi faceva sentire libera e potente. Avevo a mia disposizione pagine e pagine bianche nelle quali appuntare i miei pensieri, il resoconto delle mie giornate, le storie che mi inventavo e che mi tenevano compagnia. E potevo scegliere se e cosa condividere con gli altri, tenendo il resto al sicuro in un luogo che era solo mio.
Con gli anni, i diari si sono evoluti, passando per tutta la rosa di possibilità che l’epoca offriva: diari rosa con le ballerine, diari segreti provvisti di lucchetto e di chiave, agende scolastiche di Harry Potter, taccuini in pelle con elastico annesso. Eppure, quella sensazione di libertà e di potenza è rimasta ad accompagnarmi versione dopo versione per tutta la crescita, guidandomi fino a qui.
Cos’è un blog personale, d’altronde, se non una versione virtuale e avanzata di quel diario improvvisato di bambina?
In un blog puoi scegliere quante e quali cose condividere (e quante tenere per te, magari in bozze che nessuno leggerà mai). Puoi scrivere liberamente, senza freni o dettami imposti dall’esterno. E puoi perfino riversarci sopra i tuoi sogni se, come me, sei stata e rimani una bambina con un’insana voglia di raccontare storie.
Negli anni, Chiacchiere Letterarie ha assunto molteplici forme, sfiorando più o meno intensamente l’essenza del diario. Oggi, dopo la suddetta doccia bollente e diversi giorni di rimuginazioni, entra infine nel campo della diaristica vera e propria. Anche se, è ovvio, con un minimo di senso e di struttura in più rispetto a quei primi esperiementi di bambina.
Qual è l’idea, dunque? Quella di affidare a Chiacchiere Letterarie i pensieri, le riflessioni e le scoperte di una sognatrice un po’ troppo cresciuta che desidera ancora fare la scrittrice. E che, passetto dopo passetto, cerca di avvicinarsi sempre più a quel sogno.
Diario di una scrittrice in erba: l’incipit (ovvero la partenza, l’inizio di tutto)
Come ogni buon progetto che si rispetti, anche questo ha bisogno di un inizio degno di tal nome. E dunque partiamo dalla base, dal cuore di questa esperienza. Ovvero, dalla fatidica domanda: perché scrivo?
Me lo sono chiesta molte volte, in questi anni, e in questi giorni ci ho rimuginando con ancor maggiore intensità. Volendo condensare, a gran fatica, tutti i fili di ragionamento in una sola frase, potrei dire che:
Scrivo per vivere e vivo per scrivere.
Per me, scrivere è un modo alternativo di vivere. Un modo che mi permette di assaporare la vita nelle sue sfumature più mistiche e intriganti, e che mi spinge a cercare di penetrare l’essenza delle cose per poterla poi raccontare. Va da sé che come scrivo per vivere, vivo anche per scrivere, ovvero dedico la mia vita a questo immenso (e spesso immane) compito che mi sono autoaffidata.
Ma perché scrittrice “in erba”?
Per quanto mi piaccia scrivere e lo ritenga una parte essenziale e ormai imprescindibile della mia vita, mi tocca anche riconoscere di essere umana. E in quanto umana e materiale e affamata come tutti, neanche io disdegno l’idea di poter rendere quel “scrivo per vivere” anche una vera e propria dichiarazione di professione. Da qui, il titolo di questa nuova rubrica: scrittrice in erba perché per ora (e forse per molto tempo ancora) non guadagno nulla da ciò che creo, ho tanta strada ancora da percorrere e tanto da imparare.
La speranza è che questa rubrica mi aiuti (e aiuti anche voi) a muovere nuovi passi in mezzo a quella fitta e imprevedibile erba che è l’editoria moderna. Qui infatti riverserò, quando la vita e il lavoro (quello che al momento mi permette di sedere sazia davanti allo schermo) lo permetteranno, le cose che ho appreso e apprenderò lungo questo percorso. Sarà al contempo un modo di allenare e mettere alla prova le mie conoscenze (se non sbaglio era Einstein a dire che “non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”. E qui, mi spiace dirvelo, siete un po’ le mie nonne), e una maniera per confrontarmi con altre scrittrici e altri scrittori in erba, con i quali condividere (s)consigli, ansie e gioie di questa nostra aspirazione.
E ora bando alle ciance, affiliamo le penne e cominciamo questo viaggio!
Come al solito, questa rubrica non avrà una cadenza precisa, perché lavoro e università sono tiranni e non lo permetterebbero. Però spero di riuscire a tornare qui spesso, a raccontarvi come procede la mia vita di scrittrice in erba. Mi piacerebbe che voi faceste lo stesso: che mi raccontaste come procedono i vostri progetti, quali sogni tenete ancora chiusi nel cassetto e quali, finalmente, hanno trovato il modo di uscirne.
Direi di cominciare anche dal vostro inizio, che ne dite?
Raccontatemi, se vi va, come e perché avete iniziato a scrivere, e cosa vi muove in questa difficile passione. Possiamo parlarne qui, sulla Pagina Facebook di Chiacchiere Letterarie o su Instagram (mi trovate come ielenia galanodel). Vi aspetto!
P.S
Se siete guinti fin qui in cerca di storie da leggere, o di occasioni per raccontare le vostre, colgo l’occasione per ricordarvi che abbiamo attivi una rubrica Scrittura e un progetto chiamato Chiacchiere d’Inchistro. Potrebbero fare al caso vostro.
Il giardino interiore
Scrivo (quasi esclusivamente) di me.
Lo scrivo anche oggi.
Eppure forse, avrei fatto meglio
a continuare a descrivere il Mondo
circostante dalla mia posizione particolare;
il tutto senza svelare (esplicitamente) quale essa fosse.
Devo dire che, all’inizio, l’idea mi entusiasmava: avrei raccontato il Mondo
lasciando fuori la mia vita.
Con il passare del tempo poi, l’esigenza di scrivere è divenuta sempre più pressante, fino a diventare quotidiana.
A poco a poco, mi sono ritrovata a scrivere più di me, che del mio ‘circondario’.
Sarebbe stato meglio continuare a scrivere di esso?
A parere di qualcuno (forse) sì.
Anche (forse?) per lanciare dei messaggi più ampi, condivisi (e condivisibili) dal maggior numero di persone possibile.
Ma, con il passare del tempo, ho sentito piuttosto la necessità di curare il mio giardino interiore.
Non saprei individuare un momento preciso in cui ciò sia avvenuto.
Credo mi ci abbia portato pian piano la mia stessa vita.
Ed io ho deciso di seguirla…
Cara Loretta,
grazie per le tue bellissime parole. Secondo me hai fatto bene a seguire la tua strada, credo che curare il nostro giardino interiore sia il miglior dono che possiamo fare a noi stessi. Buona scrittura!