Narrativa Contemporanea, Recensioni

Che razza di libro! ha scritto Jason Mott?

Vincitore del National Book Award 2021, Che razza di libro! esce oggi nelle librerie italiane per NN editore, ma sono settimane che la comunità italiana di lettrici e lettori ne discute, forse a causa dello sguardo molto personale che questo libro si porta dentro.

A diversi anni di distanza dalla nascita dei movimenti Black Lives Matter, Jason Mott fa una cosa molto interessante: sceglie di esporsi dopo anni di silenzio per offrire il suo punto di vista; raccontando, attraverso lo sguardo acuto e pungente di un protagonista che sembra somigliargli parecchio, perché ha aspettato che il culmine delle proteste scemasse, prima di dire la sua sull’intera questione.

Che razza di libro è questo?

Che razza di libro! è quella che potremmo definire un metanarrazione. Il protagonista della storia, del quale non conosciamo il nome, è uno scrittore esordiente diventato famoso grazie al suo primo romanzo, che si intitola proprio Che razza di libro!. Durante il tour promozionale, l’autore si imbatte in un Ragazzino (anche lui senza nome) dalla pelle scurissima, che solo lui sembra in grado di vedere. Ben presto, l’autore ricollega il Ragazzino al giovane che è stato ucciso di recente dalla polizia di Bolton, città dalla quale lui stesso proviene. Così, la dura realtà della comunità afroamericana, la brutalità del razzismo e delle ingiustizie sociali, irrompe nella sua vita, infrangendo la sua bolla di apparente quiete.

Leggendo la biografia di Mott, è facile notare come i confini tra la sua vita e quella del protagonista sbiadiscano all’interno del romanzo. Alcune verità del protagonista sono anche e soprattutto verità del suo autore e Mott sembra far leva su questa vicinanza per veicolare una questione cardine: si può essere autori afroamericani, oggi, e non esprimersi pubblicamente sulla questione Black Lives Matter?

Recensione Che razza di libro

Una vita di finzione

Il nostro autore protagonista è il prototipo del narratore inaffidabile. Vive in equilibrio precario tra realtà e immaginazione, a causa di una forma di schizofrenia che gli fa vedere cose che, il più delle volte, non ci sono davvero. Il Ragazzino sembra essere una di queste, ma più il loro rapporto si fa intenso, più la realtà che l’autore si era costruito e ci aveva presentato come tale comincia a vacillare.

Mott però gli dà parola diretta, e lui fino alla fine fa di tutto per depistarci. Solo scavando a fondo tra le storie, la sua e quella del misterioso ragazzino soprannominato Nerofumo, capiamo pian piano dove stia il confine tra i due piani. E intuiamo che l’immaginazione vivida dell’autore non è che uno strumento difensivo, ben più comune di quanto possiamo pensare, contro la brutalità del mondo in cui viviamo.

La realtà di Black Lives Matter

Non ci viene detto subito che anche l’autore protagonista del libro ha la pelle nera. La sua volontà di negarlo, però, si fa metafora di un sentimento ben più profondo e radicato in molti esponenti della comunità afroamericana. Quando cresci in un ambiente che fa di tutto per convincerti che vali meno a causa del colore della tua pelle, infatti, è facile sviluppare un sentimento di rigetto, di autoflagellazione. E quando questo sentimento si acutizza, si finisce per negare perfino l’evidenza delle proprie origini.

È qui che si nota la sfumatura più personale e autobiografica di Che razza di libro!. Mott sembra infatti emergere dalle parole del suo autore per confessare che anche lui è stato spesso vittima di questo pensiero. Che lui stesso ha preferito farsi da parte e lasciare che altri combattessero quella battaglia, sentendosi poco partecipe di quel “noi” urlato a gran voce nelle strade.

Una storia particolare, ma forse non indimenticabile

Con Che razza di libro! Mott costruisce un interessante metafora del sentimento conflittuale di appartenenza a una comunità emarginata e discriminata. Lo fa mantenendo un taglio leggero, a tratti esilarante, eppure alla fine della lettura non resta l’impronta profonda che mi sarei aspettata. Il messaggio arriva, ma fa anche in fretta a venir sommerso dal resto del brusio del mondo.

Quel che rimane, è forse più l’impressione di aver assistito a una confessione, a un alleggerimento di coscienza. Mott sembra aver trovato il modo di venire a patti con le sue scelte e con il suo senso di appartenenza, dandoci la possibilità di compiere un pezzo del suo viaggio insieme a lui.

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Ringraziamo la NN Editore per averci dato la possibilità di leggere Che razza di libro! in anteprima.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.