I colori caldi e le temperature fredde rendono l’autunno la stagione migliore dell’anno. Guardare fuori dalla finestra è sempre una nuova scoperta, può esserci una pioggia di foglie dovuta ad una folata di vento più forte del solito, o uno stormo di uccelli che si accinge a partire verso sud. Ma la cosa più bella sono i fiori, perché le piante che fioriscono in autunno sono anche quelle più forti e resistenti, capaci di …
«Alice continua tu a leggere» La mia mente torna bruscamente tra queste asettiche mura bianche e ci metto un attimo di troppo a ricordarmi che cosa ci faccio qui. Studiare in casa era molto più sereno, ma i miei genitori si sono convinti che io abbia necessità di socializzare ed ora eccomi qui, tra giovani quindicenni in preda agli ormoni e insegnanti incapaci di rendere interessanti anche scrittori divertenti come Dante. So cosa stiamo leggendo, l’Inferno, ma non avrei mai immaginato che un’avventura nel sottosuolo tra demoni e dannati potesse diventare così soporifera.
«Non stavo seguendo Prof» Risatine provengono dagli altri banchi, come se loro stessero davvero seguendo e non guardando video o mandando messaggi con il cellulare.
«Prima o poi ci farai la grazia di partecipare alle lezioni? Credo sia giunto il momento di avvisare i tuoi genitori, vieni alla cattedra».
Lo zaino sembra più pesante di quando sono uscita questa mattina per andare a scuola. La prima nota brucia sulle pagine del diario e odio averla presa proprio durante la lezione di uno dei miei scrittori preferiti. Vorrei tanto che anche gli studenti potessero mettere le note agli insegnanti quando umiliano autori del calibro di Dante rendendoli un’insipida pastina per neonati.
Il vento mi scompiglia i capelli e mi spinge verso la biblioteca, ho i libri da cambiare in borsa e una nuova lettura è la scelta migliore per tirarmi su di morale. Sentire lo scricchiolio delle foglie secche mentre cammino è rilassante e in poco tempo il malumore accumulato durante la giornata inizia a scemare.
«Hey quercina, stai iniziando anche tu a perdere le foglie?». Trattengo a stento l’impulso di girarmi e far notare a quelle capre che se vogliono insultare dovrebbero almeno farlo con cognizione di causa visto che le querce sono dei sempreverdi. Sento i loro passi dietro di me, pestano sul terreno come un branco di animali, non sono tanti, ma non ho nessuna voglia di dovermi mettere a recuperare lo zaino da sopra qualche albero così decido di far finta di niente allungando il passo. Vedo la biblioteca stagliarsi davanti a me, il cancello esterno è aperto, anche se non c’è nessuno fuori sono sicura che non si azzarderebbero a oltrepassarlo per continuare ad inseguirmi.
I passi si avvicinano e le battute a tema floristico continuano.
«Se mangiassi un po’ di più potresti assomigliare ad una pianta grassa».
La maggior parte sono completamente senza senso. Ma da delle capre non posso aspettarmi anche degli insulti intelligenti e probabilmente se gli rispondessi a tono o gli spiegassi l’errore non sarebbero neanche in grado di capirmi.
Sorpasso il cancello e mi rendo conto che ho fatto gli ultimi minuti con il fiato sospeso e il terrore che mi raggiungessero. La scuola fa schifo, gli insegnanti fanno schifo e i quindicenni fanno schifo. La biblioteca invece è meravigliosa.
Al mio arrivo la bibliotecaria è intenta a parlare con un altro utente le sorrido e mi saluta con un sorriso di rimando, è una delle poche persone piacevoli che ho conosciuto da quando sono in questa città. Ci ho parlato per l’iscrizione e per chiederle consiglio ogni tanto, ha sempre detto cose utili e interessanti. Poggio i libri sul balcone e procedo verso gli scaffali del fantasy.
Ho appena finito di leggere Il gatto che salvava i libri e La casa sul mare celeste. Carini. Ora però voglio trovare Le cronache Spiderwick, è tra i preferiti di Booktok-her voglio leggerlo anche io.
Respiro il profumo della carta e mentre cammino accarezzo le coste dei libri che mi circondano. Il silenzio mi riporta alla calma. Sarebbe fantastico essere un piccolo topolino per aggirarmi indisturbata tra questi scaffali, notte e giorno, senza bulletti ignoranti da cui scappare. Il vento sta aumentando e sento il fischi degli spifferi delle finestre. Devo sbrigarmi a trovare i libri da prendere o quando uscirò sarà già buio pesto. Ecco, ho trovato l’unico lato negativo dell’autunno.
Ci metto un po’ a trovare Spiderwick, qualche genio felicemente inconsapevole di cosa sia la Classificazione Dewey invece di riordinare il libro guardando il cognome dell’autore lo ha semplicemente inserito dove ha visto etichette che iniziavano con la lettera “S”. Il volume è stretto tra gli altri, palesemente in un posto non suo, ma mentre cerco di sfilarlo spingendolo dietro per poterlo liberare della pressa scivola dal lato opposto dello scaffale. Faccio un respiro profondo, questa giornata sta continuando a peggiorare ma tra poco sarò a casa con il mio tè, anzi, con la mia cioccolata calda in mano e la mia nuova lettura. Andrà tutto bene.
Faccio il giro degli scaffali e mi rendo conto che per terra non c’è nulla, mi sto rincretinendo anche io, ovviamente non poteva essere oltre l’altro scaffale ma sarà finito tra i due. Mi inchino per cercarlo e mi rendo conto che tra i due scaffali c’è molto più spazio di quanto immaginassi, ma il mio libro è lì, in mezzo a gattini di polvere che probabilmente stanno lì a crescere da quando sono stati posizionati gli scaffali.
Mi affaccio per vedere se qualche bibliotecario può venire in mio aiuto, ma l’unica presente è allo sportello dei prestiti e non può lasciarlo sguarnito per venire ad aiutarmi. Decido di aprirmi uno spazio tra i libri dello scaffale più basso e passare dall’altra parte, la corporatura minuta ogni tanto serve a qualcosa. Mi ritrovo in un corridoio identico a quello dal quale sono arrivata, raccolgo il libro e provo a dargli una prima pulita mentre mi giro per cercare lo spazio dal quale sono passata, ma sembra scomparso. Sospiro, e mi accovaccio, alla fine uno spazio vale l’altro, sistemerò i libri quando sarò dall’altra parte. Ma mentre mi accingo a sistemare Spiderwick dentro lo zaino per poter avere le mani libere sento una voce provenire da un punto indefinito. Mi guardo intorno aspettando di vedere la bibliotecaria guardarmi in cagnesco per il caos fatto con i libri ma non c’è nessuno. La voce però ritorna più forte quando riporto la mia attenzione sul libro, non riesco a capire le parole, ma sopratutto non riesco a capire come da un libro possano uscire delle parole. Il silenzio non mi da più la calma che mi aveva trasmesso al mio ingresso in biblioteca.
«C’è qualcuno?» provo a chiedere ad alta voce, sentendomi una stupida che sta parlando con il niente. Ma quando la voce risuona un’ennesima volta ne sono sicura, è il libro che mi sta parlando. D’istinto lo lancio lontano, non sono l’Alice del romanzo di Carroll che si incuriosisce per le boccette con scritto “bevimi”. I miei genitori mi hanno educato meglio di così e se vedo qualcosa di strano e sospetto so che devo allontanarmi il prima possibile. Mi giro per lanciarmi tra gli scaffali e uscire da questo corridoio senza troppi complimenti, ma gli scaffali si stanno allontanando da me, ogni sforzo per raggiungerli sembra inutile, rimangono sempre alla stessa distanza.
Alle mie spalle sento le pagine del libro sfogliarsi da sole, come se fossero colpite da una folata di vento, ma l’aria è immobile qui dentro. Mi giro a guardarlo e quando le pagine si fermano scorgo un oggetto strano al suo interno, sembra una chiave ma ha un anello grande quanto una ciambella nell’impugnatura. Sotto al libro un buco si apre sempre più velocemente verso di me, prima che possa accorgermene le mie gambe stanno già correndo nella direzione opposta ma ogni mio movimento sembra inutile, come se fossi nel tapis roulant che mia nonna usa per far fare le passeggiate a Cherry quando piove.
La voragine mi raggiunge rapidamente e mi sento cadere nel vuoto, se sopravviverò a questa caduta sarà mia premura non leggere mai più Alice nel Paese delle Meraviglie e mi informerò per farmi cambiare il nome. Dannata madre con la passione per Carroll.
Chiudo gli occhi cercando di convincermi sia solo un sogno e all’improvviso tocco terra bruscamente, un cumulo di foglie ha attutito la mia caduta ma mi fanno male anche ossa che non sapevo di avere. Rimango immobile, sdraiata e con gli occhi chiusi, aspettando che qualcuno venga a svegliarmi da questo incubo. Perché sicuramente è così, sono svenuta dopo aver sbattuto la testa ad una libreria per cercare di recuperare quel dannato libro. O forse non sono neanche arrivata in biblioteca, sono inciampata mentre scappavo da quelle capre ed è questo il motivo per cui ora sono in un mucchio di foglie. Sicuramente è così, tra un po’ sentirò le loro risate per la mia caduta. Resto ferma in attesa ma non succede niente. Forse se ne sono andati.
Lentamente inizio a muovere gli arti per capire se mi sono rotta qualcosa, ma sembra tutto a posto e mi metto a sedere. In quel momento mi rendo conto che a non essere a posto è il luogo in cui mi trovo. Sono in un enorme giardino e davanti a me si staglia una vecchia casa in stile vittoriano, alle mie spalle un cerchio di pietre e funghi divide il giardino da una foresta poco lontana. Non faccio in tempo a mettermi in piedi che una ragazza esce urlando dalla casa con una spada sguainata.
«Tu chi diavolo sei?»
Questa decisamente non è la mia giornata.