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Blog Tour – Nevernight #2, Il metodo di scrittura di Jay Kristoff

Quando con le colleghe blogger abbiamo iniziato a organizzare l’evento di promozione di Nevernight, questo argomento ronzava già da un po’ nella mia mente. Lo Stile di Scrittura di Jay Kristoff, e infatti uno dei più particolari in cui mi sia imbattuta e valeva decisamente un approfondimento.

Una delle cose più belle dell’esperienza da apprendista scrittrice è che la mia percezione della lettura è cambiata nel corso degli anni. Si è evoluta, possiamo dire, in funzione dell’apprendimento delle tecniche narrative; e anche se il gusto di leggere una buona storia di intrattenimento non è mai, per fortuna, scemato, ora posso dire di approcciare un nuovo romanzo con un occhio diverso. Più attento e critico ma anche più disposto a farsi stupire e incantare da questa o quella tecnica narrativa.

Per questo, oggi ci dedichiamo ad analizzare nel dettaglio le tecniche narrative messe in atto da questo incredibile scrittore, basandoci soprattutto sulla saga di Nevernight.

La ricerca: come nasce Nevernight?

Oltre alla lettura dei tre libri della trilogia, il mio studio ha richiesto anche la ricerca di diverse interviste all’autore, momenti in cui lui stesso racconta ai lettori com’è nata la storia di Mia Corvere.

E così ho appreso che di tutto il mondo di Nevernight, è proprio la nostra giovane assassina a essere nata per prima. Kristoff racconta infatti che l’idea di Mia è nata per caso da un dialogo immaginato tra lei e un altro personaggio non ancora definito. Chi fosse quella ragazza e perché pensasse le cose che diceva l’autore ancora non lo sapeva ed è stato proprio per rispondere a questi quesiti che è nato il mondo di Nevernight.

Luce e Oscurità: la battaglia

In seguito, è arrivato quello che poi è diventato a tutti gli effetti il tema fondante della Saga: la lotta tra bene e male, tra luce e oscurità; un confronto che Kristoff dice di aver sempre trovato attraente, e che desiderava approfondire in tutte le sue sfumature.

Cos’è Bene e cos’è Male a Godsgrave, dove la luce spadroneggia sui reietti e il buio si erge a difensore e vendicatore? I custodi della Luce di Aa sono davvero il Bene personificato, anche se esercitano il potere con tirannia e ingiustizia? E la Corte Rossa, i fedeli sudditi della Dea delle Tenebre, sono davvero tutti mostri privi di cuore e sentimenti?
Nevernight è un mondo in cui la luce ha trionfato infine sull’oscurità, ma nel quale i concetti di bene e male sono sfumati e hanno assunto tinte irriconoscibili.

Non resta ovviamente che leggere la Saga per scoprire a fondo questa altalena di sfumature. Ma, come dicevamo, il nostro compito di oggi è quello approfondire un po’ più nel dettaglio il tessuto di parole che forma Nevernight; ovvero l’impronta caratteristica e, c’è da dirlo, notevolmente bizzarra data dallo stile di Jay Kristoff.

Lo Stile di Scrittura di Jay Kristoff

La primissima cosa che salta agli occhi aprendo Mai Dimenticare, il primo volume della Saga, è che Kristoff non ci risparmia nulla: la realtà è riversata tra le pagine in frasi taglienti e affatto decorate:

Spesso le persone si cagano addosso quando muoiono.
I muscoli si rilassano, l’anima svolazza via e tutto il resto… viene evacuato. Malgrado l’amore che il loro pubblico nutre per la morte, i commediografi di rado ne fanno cenno. Quando l’eroe spira tra le braccia dell’eroina, non richiamano l’attenzione sulla macchia che gocciola lungo le cosce o sul fatto che la puzza le fa venire le lacrime agli occhi mentre si china per dargli il bacio d’addio.

Un lirismo schietto, dunque, quello che ci accompagna tra le pagine, eppure perfetto per raccontare una storia che di poetico ha ben poco. Come ci informa la voce narrante nel Prologo, infatti, in Nevernight si parla di sangue, morte e dolore. Non c’è spazio per la dolcezza, è finito il tempo della delicatezza.
L’effetto è spiazzante eppure indicibilmente attraente.

Jay Kristoff e le Note in corso di scrittura

Ma a colpire di più sono le note, che Jay Kristoff inserisce in fondo a quasi ogni pagina del suo romanzo: dettagli sulla politica, sull’economia e sulle consuetudini di Itreya, aggiunti per ampliare l’esperienza di lettura senza spezzare il flusso narrativo.
Così, la storia scorre fluida, ininterrotta, mentre il lettore più curioso ha modo di attingere a tutto quel bacino di informazioni per arricchire la propria conoscenza di Godsgrave e del resto del mondo in cui si muove la nostra Mia.

In sintesi, dunque, Nevernight si presenta già dal principio come una Saga unica. Con una protagonista forte e multi sfaccettata, una trama fitta e originale e uno stile colmo di sorprese, questi tre volumi accompagnano il lettore in un’esperienza assolutamente imperdibile.

E io sono davvero felice di aver avuto l’occasione di conoscere Jay Kristoff e il suo impareggiabile stile di Scrittura.
Questi sono incontri che cambiano la percezione della narrativa e a fine lettura posso dire di aver caricato di nuovi preziosi elementi la mia valigia da apprendista scrittrice.
In qualche modo, in futuro una parte di Mia e del suo mondo rimarrà con me e non c’è nulla di più importante e poetico di questo.
Anche se la poesia e tutt’altro che benvista su Itreya 😉

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.