Bentornati, cari avventurieri, al nostro appuntamento con Arabian Dreams. Siete pronti a tuffarvi in un nuovo, frizzante episodio sulla creazione di un’avventura? Oggi, come avete letto dal titolo, parliamo di improvvisazione e non è un caso che questa puntata sia anche la meno studiata e ponderata delle sette finora uscite.
Questo perché per parlare di improvvisazione non serve preparare appunti su appunti e riempire la scrivania di foglietti. Il trucco per diventare bravi improvvisatori è farlo continuamente e mantenersi in esercizio. E dunque anche io mi preparo a fare lo stesso con questo articolo.
Prima di cominciare, come sempre, vi ricordo che se vi siete persi gli episodi precedenti di Arabian Dreams li potete trovare tutti qui. Sono pensati per essere letti sia in ordine che alla rinfusa. Non vi resta che scegliere l’argomento che più vi interessa e lanciarvi nella lettura.
E se l’argomento è proprio l’improvvisazione… be’, allora siete nel posto giusto.
Improvvisazione e avventure: qual è il legame?
Perché è così importante imparare a improvvisare per masterare un’avventura? La risposta è semplice e presto detta. Quando si crea una storia per D&D e la si sottopone a dei giocatori vivi, in carne ed ossa, non si può pretendere che tutto fili esattamente come ci eravamo immaginati.
Ognuno di noi ha infatti modi diversi di reagire agli stimoli e la fantasia di ciascuno è unica e irriproducibile. Noi potremo anche aver preparato la storia più lineare e perfetta possibile, ma ci sarà sempre almeno un giocatore per il quale quella storia sarà tutt’altro che lineare; e che vedrà in certe scelte che noi non avevamo affatto previsto il modo più logico di comportarsi e di ruolare.
Parte di questo problema si risolve, ovviamente, preparando delle alternative. Come costruire dei bivi e delle scene di riserva sarà l’argomento della prossima puntata, ma non è un caso se ho scelto di mettere questi due temi in questo preciso ordine. Per quanto infatti cerchiamo di creare alternative e di prevedere sbocchi differenti per la nostra avventura, prima o poi siamo sempre costretti a ricorrere all’improvvisazione.
Se impariamo a dominarla, dunque, avremo già risolto parte dei nostri problemi e potremo affrontare la preparazione delle alternative in modo molto più rilassato, senza l’ansia di aver dimenticato qualcosa. In tutti i casi in cui non ci va bene, infatti, potremo sempre tamponare in corso d’opera improvvisando.
Certo, e a dirla così sembra facile. Ma come si fa a improvvisare?
Qui viene il bello, cari avventurieri. Non esiste un modo unico. Come per la scrittura e per ogni altra esperienza creativa che viviamo, ognuno di noi deve provare e trovare il modo che più gli appartiene.
C’è chi, ad esempio, attinge a piene mani da storie che ha letto o visto, e le ripropone in modo istintivo ai giocatori quando è costretto a improvvisare. Un esempio? I pg entrano in una bottega di magia che il master non aveva previsto e…
… e dietro il bancone c’è un vecchio dai larghi basettoni che offre loro armi incantate come fossero bacchette, in grado di scegliere il proprio possessore quando questi le impugna.
Semplice, no?
Ma c’è anche chi, invece, preferisce segnarsi in un foglio alcuni elementi dai quali partire per improvvisare. Nomi da usare in caso di emergenza, frasi ad effetto da tirar fuori dal cappello al momento opportuno e così via. In questo caso, la componente dell’improvvisazione è sicuramente minore; ma il master deve comunque aggiungere particolari in modo rapido per agganciare ciò che ha preparato alla scena che si è presentata.
Infine, c’è chi tira fuori dal nulla scene intere attingendo a quella parte preziosa e latente che ognuno di noi custodisce dentro di sé, quella che si nutre della nostra fantasia più viva, e che può dar vita a momenti così puri e belli che prevederli e prepararli sarebbe stato davvero impossibile.
Tutto e lecito, quando si tratta di improvvisare
L’importante è ricordare che il nostro scopo primario è far sì che il tavolo si diverta, che viva attimi indimenticabili e ricchi di pathos. E divertirci a nostra volta, ovviamente.
Improvvisare non è una cosa che si fa bene da un giorno all’altro, e nessun master nasce imparato in questo senso. È tutta questione di allenamento, di fallimenti ai quali seguono piccoli successi e poi nuovi fallimenti e successi sempre più grandi; fino al momento in cui dal cappello da improvvisatore vien fuori una scena fantastica e tutti al tavolo applaudono e si profondono in complimenti (quest’ultima è palesemente una licenza poetica, gli applausi sono rari e quando arrivano dovete conservarli come gemme preziose).
Insomma, se non è possibile scrivere una ricetta per il buon improvvisatore, è senz’altro possibile enunciare gli ingredienti chiave per la buona riuscita del piatto.
Gli ingredienti per una buona improvvisazione
Innanzitutto, fantasia. Se volete diventare dei bravi master, togliete il guinzaglio alla vostra creatività, datele campo libero. Osate, aggiunte dettagli e colore, date anima alla vostra creazione. Nessuno si lamenterà se la vostra avventura ogni tanto si piega al momento e alla casualità, soprattutto se sarete abbastanza bravi da usare gli imprevisti per rendere il tutto più vivo.
Elasticità. A un tavolo di D&D non c’è spazio per la pianificazione ossessiva, non potete permettervi di offendervi per una scena persa o una svolta che i giocatori non hanno visto. Siate flessibili, e pronti a modificare tutto se questo comporta un miglioramento della storia e maggiore divertimento. Adattatevi ai giocatori e loro si adatteranno a voi, in una perfetta simbiosi di anime e fantasia.
Empatia e sensibilità. Ascoltate i vostri giocatori, osservate le loro reazioni, leggete i loro movimenti. Per essere dei bravi improvvisatori e dei bravi master in generale dovete capire cosa desiderano i vostri compagni e trovare il modo migliore per offrirglielo. Siate pronti a cambiare direzione se vedete che quella imboccata genera malcontento, e non mettetevi problemi a rincorrere la fantasia dei giocatori con la vostra. Spesso le scene migliori sono quelle che nascono per caso quando un pg fa qualcosa di imprevisto e il master decide di seguirlo in quella nuova avventura.
E per finire… Sicurezza. Siate sicuri di voi, siate sicuri di ciò che narrate e di ciò che avete costruito. Più apparirete solidi, sicuri, confidenti, più l’improvvisazione apparirà naturale e si amalgamerà bene con il resto dell’avventura. Voi siete il master, voi avete il controllo della scena e avete tutte le capacità di condurla fino alla fine. Dovete solo ricordare a voi stessi che siete in grado e lasciare che l’istinto sovrasti la naturale timidezza.
E siamo giunti alla fine di questa settima puntata.
Come avete notato, è stata tutt’altro che normale, ma non poteva essere altrimenti. Parlare di improvvisazione, in materia di avventure per D&D 5e ma anche in generale, richiede sempre di attingere a quel bagaglio istintuale che ci portiamo dentro. Spero di essere riuscita comunque a guidarvi alla scoperta di questo tema, e di non avervi frastornato troppo lungo il cammino.
NB: Questo articolo è andato online per la prima volta su storiedagdr, un blog ormai in disuso. Lo ripubblichiamo qui affinché non si perda nell’oblio di Internet.