Eccoci finalmente alla T, il libro di oggi è di un autore che adoro, ma purtroppo non rientra anche tra quelli di cui vi parlo perché mi hanno colpito in maniera positiva! Trovare un libro che iniziasse con questa lettera è stato estremamente complicato, tanto che alla fine volevo parlarvi di un manga, Toradora! ovviamente, ma ancora non è stato terminato e chissà anche se si riuscirà mai a vederne la fine (in compenso è tra gli anime disponibili su Netflix, quindi approfittatene, ma solo in lingua originale perché le voci dei traduttori sono veramente terribili!)
Tutto per una ragazza
di Nick Hornby
Casa editrice: Guanda
Costo:€ 12,00
Genere: Letteratura per ragazzi, narrativa contemporanea
Nick Hornby è uno di quei pochi autori di cui vorrei riuscire a recuperare tutte le opere. L’ho conosciuto con Non buttiamoci giù e poi ho scoperto fosse anche l’autore del libro da cui è tratto uno dei miei film natalizi preferiti (About a boy – Un ragazzo).
Tutto per una ragazza è un libro sicuramente molto particolare, soprattutto per quanto riguarda la trama e la scelta dello stile di narrazione.
Come molti libri per ragazzi/adolescenti è un romanzo scritto in prima persona, uno stile che mi piace particolarmente, ma solo quando il personaggio principale è una personalità che mi coinvolge. Quando, come in questo caso, il protagonista è un ragazzo a cui non riesco assolutamente ad avvicinarmi, la prima persona mi rende la lettura estremamente ostica. Nonostante apprezzi il proseguire degli eventi mi trovo sempre a dovermi confrontare con un punto di vista che non apprezzo.
Nick Hornby tra l’altro è particolarmente bravo a sfruttare lo stile narrativo della prima persona, è capace di trasmettere ogni piccola emozione, ogni sviluppo interiore e non tralascia nulla del flusso di pensieri del personaggio. Capite bene quindi che, quando questo personaggio narratore si rivela insopportabile, tutto il proseguire della storia non può che essere estremamente pesante!
Se questo è un lato positivo o negativo dipende quindi da voi e da quanto un ragazzino sedicenne con la passione per lo skate e che parla al poster di Tony Hawk (e a quanto pare il poster gli risponde) possa starvi simpatico. Che poi non è neanche il “sedicenne” il problema per me, molto di più la passione e il conseguente continuo riferimento durante tutto il romanzo ad uno sport che per me non ha nessuna attrattiva.
Non c’è niente di più soggettivo di un parere simile, però non sopportare il personaggio principale può portare a distorcere la visione che si ha del romanzo stesso e per questo motivo la mia visione negativa potrebbe essere più estrema di quanto lo sarebbe altrimenti.
Una caratteristica che non mi è piaciuta per nulla sono i viaggi nel tempo che Hornby ha deciso di inserire all’interno del romanzo. Sam, il protagonista, in questi viaggi nel tempo scopre parti della sua vita futura che lo spingono a fare alcune scelte quando torna nel suo tempo, questi viaggi temporali hanno due funzioni principali: la prima è quella che Sam ci spiega chiaramente in un punto del romanzo (ma che noi lettori possiamo intuire tranquillamente dal suo primo viaggio), le situazioni non sono valutabili o giudicabili se non le si vive a tutto tondo, conoscendone cause ed emozioni, motivazione che ho trovato molto tirata, troppo esplicita per potersi legare bene con il resto della narrazione (per intenderci, come quando sta diluviando e su facebook si trovano decine di stati “Oggi pioggia!” e vorresti pubblicare sotto ognuna di quelle frasi la foto di Karen Smith alla fine di Mean Girls); la seconda è un po’ più personale, anche in questo caso è ciò che ho visto io in questi salti temporali, ossia l’incapacità dell’autore di concludere bene il romanzo senza di essi, dare corpo ad una storia altrimenti completamente anonima e con poca se non nessuna personalità.
Nonostante la trama sia molto curiosa e interessante scade troppe volte in un ideale educativo pedante e inutilmente ripetitivo, lontano da ciò a cui ero abituata con Hornby.
Nessun colpo di scena, nessun cambio di rotta, la storia continua esattamente come ci si aspetta, rallentata solo raramente da dei discorsi molto (poco) pedagogici dei genitori o di Tony Hawk (o di quello che Sam pensa gli dica Tony Hawk).
Sono arrivata alla fine di questo romanzo più perché volevo capire dove volesse andare a parare l’autore che per un reale interesse per la storia, purtroppo però questo sforzo non mi ha portato a niente, se non a capire che anche i migliori, ogni tanto, mettono nero su bianco una storia che era migliore nella versione albero.
Forse letto da un adolescente il romanzo risulta più interessante, sicuramente se si ha la passione per lo skate è molto più semplice immedesimarsi nel personaggio, io purtroppo non posso che trasmettervi un’esperienza di lettura totalmente negativa. Forse avrei bisogno di parlare un po’ con qualcuno che invece il libro lo ha apprezzato per poter capire meglio e a fondo cosa c’è dentro questo romanzo.
Attendo i vostri commenti, sperando che qualcuno possa riuscire a farmi entrare un po’ meglio nell’ottica di questa storia.
Come feci dopo la delusione dovuta a Stardust anche questa volta staccherò un po’ da Nick Hornby, devo riprendermi dalla mortale offesa subita. Dopodiché proverò ad affrontare Come diventare buoni, sperando in un’avventura completamente diversa!
Trama:
Sam ha quasi sedici anni e vive a North London con una mamma giovane e single, che a volte si trova fidanzati strazio, ma è comprensiva e non ostacola la passione del figlio per lo skateboard. Finalmente per Sam le cose sembrano girare bene, con i genitori, a scuola e con le ragazze. Da un po’ sta uscendo con Alicia, una di quelle di cui ci si innamora esattamente dopo due secondi. Forse è arrivato il momento fatidico di fare sesso, ma lui sa che «fare sesso a quindici anni è una cosa grossa, se tua mamma ne ha trentuno»: la sfida allora diventa sfuggire al destino beffardo che incombe sulla sua famiglia… Ci riuscirà? A sostenerlo nell’impresa c’è un amico straordinario, anzi un Eroe: Tony Hawk, «il J.K. Rowling degli skater». Sam si confida solo con il suo poster in camera: Tony, con i suoi poteri speciali, riuscirà a fargli «vedere il futuro» e, forse, affrontare il presente.