Intorno al libro

Dove nasce la mia passione per le isole

Dopo aver letto L’isola del Dott. Moreau di H.G. Wells mi sono resa conto di avere una fissazione letteraria per le isole. Così come Yambo in La misteriosa fiamma della regina Loana si riscopre fissato con la nebbia, io mi sono resa conto che le isole sono un mio grande interesse narrativo. All’inizio ho pensato che questo potesse essere legato al fatto che, avendo abbandonato la mia cara terra natia, la Sardegna, nelle isole mi sento a casa. Ma secondo me non è proprio la Sardegna l’origine di tutto, o meglio, lo è ma in parte, perché la mia nostalgia è legata ad una piccola isola disabitata che si trova nel mare antistante la penisola del Sinis: l’Isola di Malu ‘Entu.

Geografia alla base dell’immaginazione

Isola di Malu ‘Entu è stato inspiegabilmente tradotto in italiano come isola di mal di Ventre, nominativo ormai di uso comune che capita di utilizzare anche a me. Certo ci vuole inventiva per far diventare l’isola del vento cattivo l’isola del mal di pancia!
Stiamo parlando di un’isola molto piccola, ha una superficie inferiore ad 1 km². Nonostante questo è presente una piccola pozza di acqua sorgiva che permette la sopravvivenza di diverse specie animali: conigli, topi bianchi, blacchi e l’argia, o vedova nera mediterranea. Un’ulteriore caratteristica, che rende quest’isola particolarmente interessante è il fatto che, per quanto la Sardegna sia una terra già di per sé molto antica. Sembra infatti che l’isola di Mali ‘Entu abbia origini paleozoiche, mentre il resto della penisola del Sinis si sia formato tra Miocene e Pliocene.

Un’isola di storie

Da questi primi accenni sulla struttura dell’isola potete iniziare a immaginare quanto i viaggi estivi su quella terra possano aver influenzato la mente di una bambina. Un territorio disabitato, in cui gli adulti mediamente si fermavano sulle spiagge, lasciando il resto dell’isola in mano a bambini esploratori; animali dolci e carini tra i quali si nasconde la terribile argia da cui fare estrema attenzione; rocce e piante tra cui nascondersi per fare gli avventurieri o i pirati sull’isola del tesoro.

A questo si aggiunge il fatto che andare sull’isola era un rito il cui successo era principalmente in mano alla natura. Si sceglieva il giorno, ma solo la mattina si poteva sapere se il giorno sarebbe stato davvero quello, perché in Sardegna è il vento che decide come muoversi in mare e il nome dell’isola non è certo scelto a caso. Ci sono le previsioni, ma se il vento gira…gira.
E tu resti in riva.

Se il vento decideva che era una buona giornata per viaggiare si preparavano i bagagli. Asciugamani, costumi, ombrelloni e ovviamente il pranzo. Ma non tutto il pranzo, perché il piatto forte lo si pescava in barca durante la traversata. E il viaggio era anch’esso un’esperienza speciale perché non sapevi mai cosa ti attendeva una volta preso il largo: ondate enormi che ti facevano ballare, un branco di delfini che seguiva la barca giocando o magari il mare era così calmo da poter prendere il timone sotto l’occhio attento di mamma e papà.

Dalla vita ai libri

Crescendo sull’isola di Malu ‘Entu sono andata sempre meno, ma il mio bisogno di isole deserte e avventurose è rismasto lo stesso. Tutto è iniziato con Re mida ha le orecchie d’asino, poi è arrivata L’isola del tesoro e a ruota tanti altri tra cui Il signore delle mosche, L’isola misteriosa e Il Conte di Montecristo. Non avevo mai collegato tutte queste letture alle mie avventure giovanili, ma questa rivelazione è arrivata, macabramente, con la lettura de L’isola del Dr. Moreau, che ha richiuso in sè tutte le caretteristiche dei miei viaggi di bambina. Dalla traversata piena di sorprese, alla paura di ciò che avrei potuto trovare, il tutto mischiato all’adrenalina della scoperta.
Sapevo già quanto mi mancasse la Sardegna, ma non avevo mai riflettuto su quanto nella nostalgia incidessero questi ricordi, così piccoli e così preziosi. Chissà se riuscirò mai a mettere nuovamente piede in quella terra.


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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.