Storie da GdR

Come scrivere racconti ispirati ai GdR

Cosa spinge una giocatrice di ruolo a riversare sulle pagine le sue avventure? Quale istinto assecondiamo quando, finita una sessione, ci sediamo davanti al computer e battiamo i tasti con foga prima che i ricordi della recente avventura svaniscano?

Secondo me, dietro la stesura di racconti tratti da GdR c’è, innanzitutto, la voglia di preservare e condividere un’esperienza esaltante. Abbiamo appena terminato di giocare e nella nostra mente ancora si affollano i ricordi e le emozioni provate al tavolo. Affidare tutto a un racconto è un modo per assicurarci di non perdere quell’esperienza. Nonché un ottimo sistema per farla vivere anche a chi non era al tavolo con noi.

Un racconto ispirato ai GdR ne porterà i segni vividi e riconoscibili: se è ben scritto, le interazioni tra i giocatori e i momenti salienti della sessione saranno tutti lì, accanto all’avventura narrata dal master. E a goderne non saranno solo i giocatori che quella storia l’hanno vissuta e ruolata, ma anche gli appassionati del gioco di ruolo in questione, che tra le pagine troveranno continui rimandi a ciò che amano dell’atmosfera da GdR.

Ma questa non è che una faccia della medaglia.

Scrivere racconti ispirati ai gdr

Quando i racconti vengono prima

Spesso accade che il racconto nasca prima dell’avventura stessa. Molti dei racconti sul blog sono un esempio di ciò che intendo.

Io sono una di quelle giocatrici che, in fase di creazione del pg, affida alla narrativa parte della sua ispirazione. Immaginare il mio personaggio mentre si muove, interagisce, esprime ad alta voce i suoi pensieri mi aiuta a visualizzarlo e a renderlo mio, dandomi così la possibilità di interpretarlo al meglio fin dalla prima sessione.

Lo stesso discorso vale se sono la master. Un piccolo racconto sulla città che i miei giocatori visiteranno, o su uno dei png con i quali parleranno, mi permette di rendere mie tutte le emozioni che queste creazioni si portano dietro. E di offrirle quindi ai giocatori in modo più vivido e reale.

A volte basta poco: lo scorcio di un vicolo, un dialogo tra il personaggio e una persona cara, spesso addirittura un’impressione più che una scena vera e propria. Sono tutti espedienti preziosi per calarsi nella storia e viverla nella più piena e completa delle forme.

E se poi, una volta giocata la sessione, condivido il racconto con i miei giocatori è l’occasione per aggiungere dettagli a quello che hanno vissuto e immaginato e per mantenere aperto un canale di comunicazione con la loro fantasia.

Da campagna a romanzo: ispirazione o cronaca fedele?

In alcuni, rari e fortunati casi quello che nasce come un espediente per vivere il GdR in modo più intenso diventa un romanzo vero e proprio. Qualcosa di così ampio e complesso che è necessario dedicargli anima e corpo per portarlo a termine, e che non si limita a raccontare uno scorcio, ma l’intera vicenda (è questo il caso di Irvania, ad esempio).

I romanzi nati dai GdR sono, ahimè, una delle forme di narrativa fantastica meno conosciute. Molti lettori li evitano temendo di non comprenderli appieno se non conoscono il gioco; mentre altri, di solito i più appassionati di GdR, li vedono come un mero prodotto commerciale e non riescono ad apprezzarne il lato artistico.

Io, personalmente, li adoro. Li vado proprio a cercare e quando mi immergo nella storia tengo sempre un occhio aperto a notare tutti i particolari che li riconducono al GdR di riferimento.

In ogni caso, ne esistono di due tipi (almeno di base, poi le sottocategorie sono infinite) e si distinguono per il modo in cui si appoggiano al gioco di ruolo.

Romanzi tratti da gdr

Le Cronache

Nella categoria delle Cronache rientrano tutti quei romanzi che raccontano passo passo (o quasi, romanzare è sempre lecito) quello che si è giocato in una campagna. Si tratta di solito di romanzi corali, con molti protagonisti che respirano tra le pagine. Un personaggio per ogni giocatore e – anche se in certi casi alcuni personaggi sono dominanti – solitamente nelle Cronache i pg si dividono la scena in modo equo.

Un esempio perfetto sono le Cronache di Dragonlance (un nome non a caso). L’opera di Margaret Weis e Tracy Hickman è nata a partire dall’avventura creata da loro per AD&D, e ne segue fedelmente le tracce. Le sfumature dei personaggi, i loro caratteri così peculiari e le loro scelte derivano dai giocatori che hanno giocato l’avventura insieme agli autori. Weis e Hickman hanno poi fatto il lavoro grosso di rendere quei personaggi vivi e vitali tra le pagine.

Le Cronache sono la forma di romanzo più vicina al GdR. Le storie narrate in questo modo portano il lettore nel cuore del gioco, e gli permettono di rivivere tutta l’ebrezza dei dadi che rollano sul tavolo.

Il romanzo ispirato

Molti autori preferiscono usare il GdR solo come un riferimento. I romanzi ispirati attingono a piene mani dall’atmosfera del gioco, ma non ne seguono la storia. Possono essere spin-off dedicati a uno o più personaggi visti in gioco (i background sono una delle fonti di ispirazione maggiore), o addirittura prodotti del tutto indipendenti che conservano solo uno o due dettagli del GdR.

Esempi di questa categoria sono La figlia di Odino di Siri Pettersen (che narra le vicende di uno dei pg giocati dall’autrice stessa) o La trilogia degli elfi scuri di R.A. Salvatore. In entrambi i casi non c’è dietro una lunga campagna giocata con gli amici che funga da outline alla storia. Ma il sapore, le sfumature e i particolari vengono tutti direttamente da D&D.

Avventure e racconti da GdR

A questo punto la domanda potrebbe sorgere spontanea: come creo i miei racconti da GdR?

Non c’è una sola risposta a questo quesito. C’è chi prende appunti durante le sessioni e poi trascrive tutto in forma narrativa la mattina dopo (con ancora i postumi dell’avventura a guidare le sue dita) e chi afferra quelle emozioni uniche e le riversa tra le pagine in modo del tutto spontaneo.

La realtà è che il processo varia da persona a persona, e la cosa migliore che potete fare è trovare il vostro modo. Provate, cercate di catturare le emozioni che avete vissuto, buttate giù qualche riga e trovate la vostra voce. Le prime volte saranno più complesse, ma pian piano diventerà sempre più istintivo. E arriverà il giorno in cui realizzerete che è diventata una bellissima abitudine e che non ne potete più fare a meno.

divisore

Questo articolo è uscito alcuni anni fa sul blog storiedagdr, ormai in disuso. Lo ripubblico qui, così da salvarlo dall’oblio di Internet.

Denise on FacebookDenise on InstagramDenise on Linkedin
Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.