Per il corso di Letteratura italiana sto studiando Alessandro Manzoni e le sue tre opere in prosa: Fermo e Lucia, Promessi Sposi e Storia della Colonna Infame. Come capita spesso quando ci si imbatte in autori essenziali per la storia della letteratura, la lettura delle sue opere è anche e soprattutto un aggancio verso altre riflessioni, altre letture e approfondimenti sulla società e sul tempo in cui è vissuto. Come percorrendo una fitta ragnatela, da un libro si passa a un altro, da un concetto all’apparenza irrisorio si aprono nuovi fili che svelano concezioni, usanze, credenze di un’epoca e di quelle che la hanno preceduta.
È un esame al quale tengo in maniera particolare, e non solo per il consistente peso in crediti. È come se fosse un punto di arrivo – e poi di nuova partenza – della mia esperienza di lettrice, fin qui condotta da spaesata ma entusiasta autodidatta. Mi sta insegnando a scavare tra le pagine come un’archeologa scava nella sabbia in cerca di reperti; mi sta aprendo gli occhi e la mente a una lettura che va al di là della semplice trama, che nuota sinuosa in questa rete di collegamenti con consapevolezza e brama di saperne sempre di più.
Com’è immaginabile, è uno studio che mi sta prendendo moltissimo tempo, forse più di quanto sarebbe saggio e consigliabile lasciargli prendere. Da studente lavoratrice, i momenti che posso dedicare a questa lettura-ricerca non sono moltissimi, e questi si gonfiano esponenzialmente quando una pagina dei PS apre la strada a saggi, approfondimenti, riflessioni di persone letterate che hanno condotto quella ricerca prima di me e possiedono strumenti più avanzati dei miei.
È intrigante e a tratti, purtroppo, un filo frustrante perché non sempre si ha la percezione di andare effettivamente avanti. Le oltre 700 pagine della mia edizione Einaudi a cura di Salvatore Nigro lievitano in maniera incontrollata, e i mesi che mi occorrono per ritenermi pronta per sostenere questo esame lievitano con loro. Che poi, a dirla tutta, dubito mi riterrò mai davvero pronta su questo argomento, e anche questo è parte dell’apprendimento dello studio universitario. Arriverò a un momento – e spero che questo coincida con settembre – in cui mi rassegnerò che sapere e ignoranza corrono in parallelo, e mi presenterò all’appello cercando di giostrarmi con abilità tra questi due inevitabili poli.
Intanto, scavo tra le pieghe della vita e delle opere di Manzoni, mi lascio affascinare da un ingegno così acuto da sfiorare la pazzia, da una mente capace di aprire mondi e scenari oltre il semplice racconto di fatti avvenuti a gente meccanica del secolo decimo settimo. E tra un saggio e l’altro, mi chiedo quanto di quello che oggi traiamo da queste pagine fosse davvero intento del loro autore, e quanto invece è lettura nostra, che da posteri le approcciamo bramosi di succhiarne più dell’essenza stessa.
Ho letto un saggio brillante di Daniela Brogi, dal titolo Il racconto di un terrore confuso. Gertrude (da I promessi sposi). A partire dalla lettura dei capitoli dedicati alla Monaca di Monza (PS, IX e X) l’autrice compie un’analisi sullo stretto rapporto tra desiderio e violenza, elementi cardine nella vita di Gertrude, mostrando come un’educazione basata sulla violenza e sulla soppressione del desiderio possa forgiare un carattere prono all’atrocità a cui si presta Gertrude. Mi chiedo quanto di questo profondo studio della psicologia umana sia prodotto manzoniano e quanto invece sia frutto delle riflessioni – anche femministe – che ci separano dal suo 1800. Certo è che quelle pagine Manzoni le ha scritte, la digressione esiste e sembra stata pensata proprio per spiegare – oserei dire quasi giustificare, nonostante l’intento morale che è sempre presente nei PS – la perversità che invade Gertrude, che è da sempre più vittima che carnefice. Interessante, che tale riflessione venga da un uomo che per tutto il resto si può tranquillamente definire maschilista e patriarcale (cosa normale, ci tengo a dirlo, per la società e il tempo in cui è vissuto).
Porto questo saggio come esempio di quante porte un solo romanzo – scritto da un intellettuale consapevole e geniale – possa aprire. L’università mi sta dotando di una nuova lente di cui non sapevo di sentire la mancanza, mi sta offrendo strumenti per immergermi più in profondità in un mondo (quello letterario) che già amavo ma del quale conoscevo davvero solo la superficie. Ancor prima del titolo, è forse questo che cercavo davvero in questa esperienza. Sono felice di esserci arrivata, e di poterla condividere con voi tra queste pagine virtuali.
Qui sotto, un elenco non esaustivo e in costante aggiornamento degli approfondimenti tra i quali mi sto muovendo in questo studio (nel caso anche voi voleste andare oltre la lettura scolastica dei Promessi Sposi). I testi sono stati consigliati durante il corso di Letteratura italiana della prof.ssa Marina Riccucci e della dott.ssa Giorgia Ghersi.
- La tabacchiera di Don Lisander di Salvatore S. Nigro
- Una spia tra le righe di Salvatore S. Nigro
- La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg
- Manzoni di Paola Italia
- Il romanzo senza idillio di Ezio Raimondi
- La straniera di Ferruccio Ulivi
- Quel che il cuore sapeva. Giulia Beccaria, i Verri, i Manzoni di Marta Boneschi
- Tentativi di botanica degli affetti di Beatrice Masini
- Il racconto di un terrore confuso. Gertrude (da I promessi sposi) di Daniela Brogi