Racconti, Scrittura

Il giuramento: un racconto fantasy di Andrea Corina

“Il giuramento” è il primo frammento di una serie ispirata al gioco di ruolo Warhammer Fantasy, scritta da Andrea Corina (autore già noto tra le pagine di Chiacchiere d’Inchiostro). Il racconto segue le vicende di Dwalin, nano dal passato tragico in cerca di vendetta e di riscatto.

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Cade l’ennesima ciocca fra le fiamme avide, danzano i ricci contorcendosi come lapilli in fuga dalla forgia ed ancora una volta la lama affonda nella folta barba per continuare ad esigere il proprio tributo.

Alte guizzano le lingue di fuoco nel crogiolo innanzi agli occhi di Dwalin, imperiture avvampano le fiamme nella sua mente, taglio dopo taglio, l’acre odore del proprio onore bruciato sull’altare di Grimnir cede il passo alle ceneri dei ricordi.

Gli occhi si chiudono ed ancora una volta gli incubi si fanno realtà: il guerriero è seduto innanzi al vetusto sacerdote nella vecchia roccaforte di Karak Kadrin, eppure la sua anima ancora si aggira fra le rovine del passato; incerti sono i passi, grigia la pelle sotto un cielo che riga le gote con una pioggia greve e scura; alle spalle del nano si erge ora un tramonto carminio.

La litania in Khazalid arcano si ripete incessantemente, il rito prosegue; ad ogni rintocco dell’incudine una ciocca della folta barba, simbolo stesso della vecchia razza, cade nel braciere portando con sé memorie, onore, affetti.

La profonda voce dell’officiante si fa sempre più altisonante: “Qui tu, Dwalin figlio di Thormund delle Teste di Pietra muori, qui abbandoni il nome della tua stirpe, i tuoi averi ed i tuoi lasciti, non conoscerai più il calore del focolare né il bacio di una donna, non avrai altro che rancore e vendetta a far pulsare il tuo cuore…”

Seppur siano trascorse diverse lune da quel dì funesto, ora innanzi all’altare di Grimnir, Dwalin non può che perdersi negli infiniti momenti di orrore che cambiarono per sempre la sua vita.

Il terrore era venuto dal Nord, improvviso, portato da ali d’ombra, un’oscenità partorita dal ventre più oscuro di questo mondo, una visione di quelle che gelano il sangue nelle vene ed inchiodano le gambe al suolo. Ancora è vivida la sensazione di pura impotenza che si fece strada nel cuore del nano mentre le labbra tremule suonavano il corno; soffiò e soffiò ancora, quasi volesse coprire con il proprio sforzo lo stridio disumano che accompagnava l’empia creatura, poi il grido della bestia cessò e venne il fuoco.

Fiamme cangianti, mosse da una volontà propria, corsero fra le strade del vecchio accampamento a nord dei Monti Grigi; esse si saziarono con carne e sangue.

Vani furono gli sforzi, inutili le armi brandite, ben presto il clangore del metallo lasciò spazio alle grida ed ai rantolii e a cullare una notte violentata dalla paura rimase solo il sordo suono di un corno sulle labbra di un guerriero ormai spezzato.

Crudele è il fato che risparmia l’ultimo del branco, sono destini che fanno germogliare domande e dubbi, cancri che crescono allattatati da notti insonni.

Fu così che Dwalin, colpevole di esser sopravvissuto alla morte, incapace di vendicare i propri compagni, cominciò a porre un passo innanzi all’altro sulla strada dell’oblio; non fu né il coraggio né la forza che gli mancarono, eppur l’onore dell’antica razza è più arcaico e profondo di qualcosa che possa essere spiegato con i versi dei cantori, i nani sono come gli anelli di un usbergo, forgiati per rimanere uniti.

Ora innanzi all’altare ove molti prima di lui hanno prestato il giuramento dello Sventratore, il giovane nano vede cadere l’ultima ciocca.

“Qui cade il tuo onore, la tua barba ricrescerà fulva ed il tuo corpo non avrà più scudo alcuno, poiché la vendetta sarà l’unica egida di cui necessiterai e la morte la sola fonte di redenzione; rialzati Dwalin, il tuo cammino ha inizio ora”

Mentre volge le spalle al vecchio tempio, la mente del guerriero non è più colma delle paure passate, esse affondano nel crogiolo dei suoi avi; fra le fiamme egli ha bruciato la propria vita, i propri errori e gioie, l’amore di una compagna lasciata fra pianti soffocati dall’orgoglio, le carezze date ad un figlio che mai vedrà portare il proprio nome.

Lentamente l’ombra di ciò che fu padre, amante e amico lascia la rocca solitaria, affondano i piedi nudi in una terra così ebbra di pioggia da non ricordarne il tocco, segni evanescenti di un cammino ancora da scrivere.

Un nano fantasy raffigurato di re quarti si regge la lunga barba con la mano
Illustrazione realizzata da Robin Orrù per la sessione di Warhammer Fantasy nella quale ha preso vita il nano Dwalin
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Per leggere altri racconti di Andrea Corina potete scaricare il terzo numero della rivista Chiacchiere d’Inchiostro (gratuito) o andare sulla sua Pagina Facebook.

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