Divulgazione, Recensioni

Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace

Prendi uno scrittore cinico, acuto e spregiudicato e offrigli l’esperienza di una crociera di lusso tutta pagata. Chiedigli inoltre di scriverne un reportage, e di raccontare onestamente le sue impressioni. Quello che ottieni, quando lo scrittore si chiama David Foster Wallace, è un volumetto di poco più che 100 pagine che racchiude il meglio (e soprattutto il peggio) di questa esperienza. Una cosa divertente che non farò mai più è un saggio esilarante e al contempo devastante. Un libro che fa ridere in superficie e piangere, disperarsi e rabbrividire quando lo si assimila fin nel profondo.

Cosa c’è dietro questa cosa divertente che Foster Wallace non farà mai più

Fin dal principio del suo viaggio, Foster Wallace ci rende chiaro un punto: lui è il peggior scrittore che si possa reclutare per una cosa del genere. Il suo sguardo lucido e spietato mette infatti in evidenza già dai primi istanti tutti i retroscena di quella che dovrebbe essere un’esperienza indimenticabile.

Fermo in attesa della meganave che accoglierà lui e altre millecinquecento persone circa per tutta la settimana seguente, stippato in un molo chiuso e caldissimo, a stretto contatto con l’umanità nel suo più bieco e soffocante degli aspetti, l’autore comincia la sua implacabile narrazione.

Impossibile non immaginarselo chino su un taccuino che funge da arma e da scudo, per annotare e rilevare tutti i dettagli esilaranti e terrorizzanti del suo viaggio imminente. Proprio questo connubio tra divertimento e paura, tra leggerezza e inaspettata profondità, è ciò che rende Una cosa divertente che non farò mai più una lettura così particolare e incisiva.

Perché la lettrice o il lettore che vi si approccia non conoscendo l’autore, non avendo idea di quale atmosfera vi troverà, scopre ben presto che dietro tutta la frizzantezza e la comicità c’è una lucidissima critica alla società. E, nello specifico, al concetto di relax, di svago e di divertimento tipico di una particolare classe di borghesia americana.

Una cosa divertente: ma la crociera lo è davvero?

Una cosa divertente che non farò mai più

A bordo della meravigliosa Nadir, gioiello della compagnia Celebrity, non manca davvero nulla. Dalle numerose e scintillanti piscine ai campi da tennis; dai tavoli da ping pong alle piste per il tiro al piattello; dal ristorante a cinque stelle al casinò, dalla discoteca alla zona per la spa. Ogni possibile svago, ogni occasione di divertimento e di relax è contemplata, offerta e garantita a ogni ospite della meganave.

Il tutto, sorvegliato da una schiera di professionalissimi camerieri, maître, istruttori, esperti del benessere e così via. Disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per rendere il soggiorno sulla Nadir la migliore esistenza mai vissuta. Peccato che, a ben guardare, tutta questa perfezione sia portata tanto all’eccesso da rendere impossibile, per un osservatore attento, non notarne l’irrealtà. O non percepire la tristezza insita e sibillina che filtra da ogni pannello extralucido o da ogni sorriso ipertirato in cui ci si imbatte durante la permanenza.

La malinconia del lusso sfrenato

“Se il viziare, se la gentilezza radicale non sono motivate da un affetto forte e quindi né ti danno la certezza né ti aiutano a rassicurarti che insomma non sei un coglione, quale profondo e significativo valore vuole avere tutta questa condiscendenza e pulizia?”

Galleggi in mezzo al nulla dell’oceano su una nave enorme, piena di gente e di lusso. Una nave che ha praticamente ogni cosa che potresti desiderare. Eppure, per qualche inspiegabile ragione, ti senti comunque triste. Non è difficile figurarsi la sensazione raccontata da Foster Wallace in alcune delle pagine più interessanti di Una cosa divertente che non farò mai più, anche se non si è mai stati in crociera. Perché si tratta, in realtà, di una sensazione terribilmente umana.

La percezione che anche avendo tutto, anche ascendendo alla condizione di vizio e relax tanto agognata, non si è in realtà davvero soddisfatti. Perché quello che fa una crociera, d’altronde, è solo farti desiderare ancora più lusso di quello che già hai o puoi avere. Dietro ogni esperienza come quella della Nadir non c’è infatti l’intento di assecondare un desiderio; quanto, piuttosto, quello di lucrare sul senso di insoddisfazione che ognuno di noi si porta dietro. Un senso di insoddisfazione che non si esaurisce certo con un viaggio extralusso in mezzo al mare.

Per dirlo nuovamente con le parole di Foster Wallace:

Ma la mia parte infantile è insaziabile – e anzi, la sua essenza, il suo Dasein o quant’altro, sta proprio nella sua insaziabilità a priori. In risposta alla prospettiva di una gratificazione e un accudimento straordinario, la mia insaziabile parte infantile non farà che accrescere la soglia di soddisfazione fino a conseguire di nuovo la sua omeostasi di grave insoddisfazione.

Lo sguardo cinico di Foster Wallace

Certo, anche riconosciuta l’esistenza di questo senso perenne di insoddisfazione, si può comunque cercare di zittirlo e provare a godersi la vacanza. Cosa che David Foster Wallace fa (o almeno cerca di fare) negli ultimi giorni di crociera. Eppure, una volta aperto quell’occhio, è molto difficile chiuderlo volontariamente. In un modo o nell’altro, lo sguardo cade su questa o quella sbavatura che nessuno, tranne noi, sembra notare.

Così, non resta che tingere l’esperienza di un po’ di sano e salvifico umorismo; e farsi due risate quando ci si accorge di essere gli unici incapaci di recitare una parte che gli altri sembrano conoscere sempre alla perfezione.

L’unico rammarico che resta, alla fine di Una cosa divertente che non farò mai più, è che non ci saranno altre “cose divertenti” da leggere con le lenti di Foster Wallace. Ci si consola solo pensando che abbiamo almeno avuto la fortuna di imbatterci (anche se per breve tempo) in uno sguardo unico come il suo. E il piacere di imbarcarci con lui in questa esilarante e malinconica crociera verso i Caraibi.

Qualche nota alla lettura

  1. Non sono mai stata un’amante delle note. Ma in questo libro sono a dir poco fantastiche. Le ho lette e adorate tutte. Valeva la pena scriverlo in una nota finale.
  2. Il saggio è in realtà una rielaborazione del reportage che l’autore ha pubblicato sulla rivista Harper’s Magazine nel 1996 col titolo originale Shipping Out. Anche questo era interessante da segnalare.
  3. Terminata la lettura di Una cosa divertente che non farò mai più, mi sono precipitata a leggere Infinite Jest. Ammetto però che fa decisamente più paura (e che sembra decisamente meno divertente).
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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

1 thought on “Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace

  1. Non ha mai fatto una crociera e penso che difficilmente cambierò idea, mi ritrovo molto in quanto scritto da David Foster Wallace e fortunatamente non ne ho dovuto fare l’esperienza per capire che certe cose non fanno per me. 🙂
    Un saluto

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