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Recensione “Il Cielo di Pietra” di Nora Jemisin

Benvenuto a questa recensione de “Il Cielo di Pietra” di Nora Jemisin.

Immagina una Terra crudele che con tutta la sua volontà cerca di cancellare la vita umana dal pianeta attraverso disastri naturali di vario tipo. Pensa ad una società corrotta in un mondo così tanto crudele dove pochi riescono a vivere nel benessere a discapito della miseria di molti. Immagina poi di far parte di una razza odiata da tutti e costretta a condurre l’esistenza più grama e misera che riesci a concepire.

Cosa faresti se ti capitasse fra le mani il potere di porre fine a questo mondo così sbagliato provocandone la sua distruzione?

Cancelleresti anche ciò che rimane di bello e buono per evitare il perpetrarsi di tali crudeltà e ingiustizie? Oppure concederesti all’umanità l’ennesima occasione per redimere sé stessa nonostante abbia più volte dimostrato la sua vera natura?

“Ecco, alcuni mondi sono costruiti su una linea di faglia di dolore, tenuti in piedi da incubi. Non recriminare quando quei mondi crollano. Infuriati perché sono stati creati con un destino segnato fin dall’inizio.”

Recensione Il Cielo di Pietra
Il Cielo di Pietra

Recensione de “Il Cielo di Pietra”

È con queste domande che ci lascia l’autrice Nora Jemisin e che vorrei cominciare questa recensione de “Il Cielo di Pietra”.

Basterebbero i temi appena accennti a far risaltare questo romanzo tra la massa dei moderni distopic-fantasy eppure siamo di fronte nient’altro che alla punta dell’iceberg. Un libro capace di colpire duro allo stomaco, al cuore, ai polmoni, al cervello, raggiugendo con i suoi colpi qualsiasi parte del corpo. Un romanzo pieno di chiavi di lettura ed interpretazione diverse ma ci arriveremo presto.

Ti ricordo che si tratta del terzo nonché conclusivo volume della saga “La Terra Spezzata” edita nella collana Oscar Fantastica. Per questo motivo risulterebbe alquanto sconsigliabile andare avanti in questa recensione senza prima aver recuperato la lettura dei volumi precedenti. In alternativa puoi trovare qui la recensione del primo capitolo e qui quella del secondo.

Dove ci eravamo lasciati…

Se sei rimasto con noi significa che ricordi quanto accaduto al termine de “Il Portale degli Obelischi”. Nassun, figlia orogena di Essun, in un eccesso di legittima difesa uccideva il padre che la stava aggredendo armato di coltello trasformando l’uomo in pietra. Una manifestazione terribile dei suoi poteri innati amplificata dalla connessione ai misteriosi cristalli, residuo di un’antica tecnologia di una civiltà dimenticata.

Ti ricorderai anche di Essun che a centinaia di chilometri dalla figlia metteva fine all’assedio di Castrima grazie al potere del Portale degli Obelischi. La potente orogena è riuscita a mettere in salvo la sua comunità annientando l’esercito assediante ma a quale prezzo? La comunità di umani e orogeni ora non ha più un luogo dove vivere e dovrà mettersi in viaggio per sopravvivere all’Ultima Stagione.

La storia de “Il Cielo di Pietra”

Il romanzo si apre con le due donne costrette ad affrontare ciò che hanno perso a causa della loro ultima manifestazione di potere. Essun infatti ha perso un braccio trasformatosi in pietra, Nassun invece il padre.

Ancora una volta l’ambientazione del romanzo cambia rispetto al precedente. Nel primo a volume a far da cornice alle vicende dei protagonisti era stata la strada nonché le difficoltà incontrate nell’attraversarla. Nel secondo è stata la sensazione di riparo e condivisione dato da comunità stabili e sicure. Sarà invece l’abbandono del luogo considerato casa a fare da sfondo alle vicende di questo capitolo conclusivo.

Ciò porterà le due donne ad intraprendere un lungo viaggio attraverso giungle, deserti, e perfino le profondità della Terra verso una stessa meta. Entrambe con uno stesso scopo ma con finalità opposte: aprire e controllare il Portale degli Obelischi un’ultima volta.

L’obiettivo di Essun è chiaro: distruggere il mondo e coloro che lo abitano. Un mondo crudele che permette ad un padre di uccidere impunemente i figli colpevoli unicamente di essere nati diversi non merita di essere salvato. Nassun invece è intenzionata a recuperare la Luna e porre fine all’Epoca delle Stagioni. Il mondo è sì crudele ma l’umanità deve avere la possibilità di creare una società migliore. Madre e figlia si ritroveranno alla fine di tutto a Corepoint, misterioso avamposto di una civiltà ormai perduta, dove si deciderà il destino della Terra.

Un narratore d’eccezione farà da collante fra le due trame; l’enigmatico mangiapietra Hoa risponderà in prima persona a tutte le domande sollevate nei primi due capitoli inclusa l’origine della sua enigmatica specie e dei misteriosi cristalli.

I temi del libro

Ad un primo sguardo può sembrare che la trama non sia niente di poi così originale. Il classico mondo distopico che vede come protagonisti individui affetti dalla ancor più classica dicotomia tra la distruzione e la preservazione; la distruzione percepita come la cancellazione di ogni sofferenza mentre la preservazione come la salvaguardia di tutto ciò che invece rimane di bello e di buono. Cose in fondo già viste e riviste, affrontate in letteratura e non in centinaia di maniere diverse.

Quindi cosa rende a mio avviso questo romanzo tanto eccezionale?

Sicuramente un worldbuilding unico ed originale impersonificato da una natura assolutamente maligna di leopardiana memoria. Per non parlare della forza e dello spessore dei protagonisti incarnati dalla forza di volontà di Essun e da il nichilismo inamovibile di Nassun. E come non citare la delicatezza e la solennità con cui i temi portanti del romanzo sono trattati.

All’inizio di questa recensione de “Il Cielo di Pietra” abbiamo parlato di molteplici chiavi di lettura. Finora abbiamo affrontato unicamente il tema della distruzione o preservazione di società fondate su basi distorte che è sicuramente uno dei temi principali del romanzo. Ma Nora Jemisin è stata capace di trattare con altrettanta durezza il tema della genitorialità e dell’educazione, del razzismo e della discriminazione, dello sfruttamento umano così come la negazione dell’individuo.

Lo stile

Da un punto di vista puramente stilistico la prosa si mantiene sui livelli altissimi a cui ci avevano abituato i due capitoli precedenti. Il ritmo della narrazione invece risulta essere interrotto troppo frequentemente da flashback. Flashback che si rivelano essere poco più che “spiegoni”, necessari solo a comprendere elementi fondamentali per la trama.

Dal punto di vista della narrazione oltre all’uso magistrale della seconda persona apprezzato nei primi due capitoli Nora Jemisin sarà ancora capace di sorprenderci. Ne “Il Cielo di Pietra” l’autrice darà sfoggio di sé mostrandoci una narrazione in terza, in seconda ed addirittura in prima persona. Un artificio narrativo per niente fine a sé stesso che serve a raccontarci le vicende da tre diverse prospettive di un unico narratore interno. Narratore che forse i lettori più attenti avranno già intuito nei capitoli precedenti.

Cosa non ha funzionato…

Ma veniamo ora alla parte a mio avviso più problematica e debole del romanzo: i personaggi secondari. Purtroppo in questo ultimo capitolo i personaggi secondari risultano estremamente trascurati e sembrano servire da mero riempitivo; uno sfondo piatto e insapore alle vicende dei protagonisti invece ottimamente caratterizzati. Una noncuranza francamente inspiegabile che stona assolutamente con il resto del romanzo.

Conclusioni

“Il Cielo di Pietra” è romanzo duro e potente, scritto in maniera magistrale che spinge il lettore ad interrogarsi sulla società che lo circonda e nel suo ruolo in essa. Vogliamo davvero preservare una società in cui anche un solo individuo preferirebbe l’oblio del genere umano piuttosto che altri soffrano le ingiustizie e le crudeltà a cui lui è stato sottoposto? Oppure è giusto combattere per creare una società che abbatta ogni ingiustizia e permetta ad ogni individuo di vivere liberamente e felicemente? Se la seconda opzione è la tua risposta a questa domanda allora “Il Cielo di Pietra” è il libro che fa per te.

Gianmarco
Uno dei milioni di bambini iniziati alla lettura da Harry Potter. Fin da subito amante del genere fantasy ho allargato ben presto i miei orizzonti letterari a tutti gli altri generi senza mai però abbandonare quello che è stato e sempre rimarrà il mio primo amore. Vivo alla costante ricerca di belle storie, non importa in quale forma si presentino ma solo ciò che sono capaci di trasmettere.