Una tra le sensazioni peggiori che sto provando negli ultimi anni è quella di essere convinta che, nel momento in cui sono felice, dietro l’angolo ci sia ad aspettarmi qualcosa di orribile. Per questo motivo ho deciso di buttarmi su Non c’è niente di male ad essere felici nonostante il genere sia lontano dalla mia confort zone.
Ogni volta che mi succede qualcosa di bello vedo all’orizzonte un cataclisma. Tanto che ormai quando capita qualcosa che mi rende particolarmente felice ho sempre l’angoscia nei confronti di ciò che dovrò perdere per quel mio momento di felicità. Nel caso di Evvie, la protagonista di questo romanzo, il problema è particolarmente radicato. Da questo nasce uno degli elementi che più ho apprezzato della storia: il ricorso alla terapia psicologica.
Andare dallo psicologo o da uno psichiatra non è uno stigma, ma un punto di forza. Un aiuto grazie al quale la persona torna a gestire i propri pensieri invece che essere gestita da essi.
Trama:
Evvie Drake scopre di essere diventata vedova il giorno in cui decide di lasciare il marito.
Dean Tenney da un giorno all’altro smette di saper fare l’unica cosa che ha fatto per tutta la vita: giocare a baseball.
Entrambi si sentono schiacciati dalla responsabilità di quello che erano e dalle aspettative su quello che dovrebbero essere.
Grazie ad un’amicizia in comune hanno la possibilità di conoscersi e tra loro nasce un’amicizia che si trasforma molto velocemente in qualcosa in più. Ma il fardello enorme che si portano addosso rischia di creare un muro enorme, perché non hanno idea di come poter tornare a prendere in mano la propria vita
Quattro chiacchiere su Non c’è niente di male ad essere felici
Se avete bisogno di una lettura che vi faccia mettere in pausa i problemi per un po’ questo è il libro che fa per voi. Ed è il libro che fa per voi anche se siete tra quelle persone che sentono un brivido di freddo ogni volta che accade qualcosa di particolarmente bello.
A grandi linee questo libro è una semplice storia d’amore, ma quello che è degno di nota è come l’autrice abbia deciso di rendere intricata la storia dei due protagonisti. Senza bisogno di inserire il classico triangolo amoroso che francamente è già stato fin troppo abusato!
Linda Holmes è riuscita a scrivere uno di quei libri che dimostrano come anche una trama leggera può parlare di argomenti importanti, senza ridicolizzarli o svalutarli. Sono felice che la storia non si sia risolta semplicemente con un “l’amore vince su tutto”, tecnica che in questo genere di libri viene più che abusata. I problemi che hanno i due personaggi principali, infatti, non possono sparire solo grazie alla forza dell’AMMORE e la scrittrice è stata molto brava nel mettere in chiaro ciò.
Per quanto tra Evvie e Dean ci fosse sostegno reciproco non finisce tutto con una terribile sindrome della crocerossina. La presenza di qualcuno al tuo fianco che ti aiuta a rialzarti è sicuramente un elemento importante, ma da certi problemi puoi uscirne solo grazie ad un aiuto specifico.
Andare dallo psicologo non è un crimine
Uno dei risvolti che ho apprezzato di più è stato l’introduzione della terapia psicologica come elemento importante per la salute di una persona. Andare da uno psicologo e/o da uno psichiatra è visto, ancora troppo spesso, come una vergogna. Inserire queste figure all’interno di romanzi in cui si mostra la semplice quotidianità penso che sia un buon modo per iniziare a buttare giù questo tabù.
Si va da uno psicologo non perché si è pazzi, ma perché ci si vuole prendere cura di se stessi e della propria salute mentale, esattamente come ci si prende cura della propria salute fisica. Non ha senso doversi vergognare perché si ha bisogno di un sostegno psicologico ed è sbagliato pensarci sbagliati se sentiamo di averne bisogno. Viviamo in una società che ci vorrebbe manichini perfetti e senza emozioni, ma non siamo così. Per questo dovremmo smetterla di vergognarci di avere dei punti deboli.
Mi fa molta più paura una persona che rifiuta di venire a patti con i suoi problemi che non una persona che sceglie di affrontarli con un aiuto professionale.
Dovremmo anche smettere di pensare al malessere psicologico come qualcosa che si può superare “con una passeggiata nei boschi”. Alcuni problemi hanno bisogno di farmaci o terapie specifiche così come ne hanno bisogno il diabete o una gamba rotta. Solo perché il problema non è fisicamente evidente non vuol dire che non esiste.
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