Meraviglioso. Terribile. Ma meraviglioso.
Ho ripetuto come un mantra le parole precedenti per tutta la lettura del Mondo Nuovo. Tutt’ora faccio fatica ad esprimere qualcosa di più articolato. Se ci pensate però, quando un distopico è un buon distopico non può che essere descritto con queste due parole.
Terribile. Per la realtà che narra e la possibilità, più o meno concreta, che abbiamo come umanità di arrivare sino al baratro narrato.
Meraviglioso. Per gli spunti di riflessione che lascia nel lettore e la capacità della storia di avilupparlo nelle sue pagine.
“I bambini Alfa sono vestiti di grigio. Lavorano molto più di noi, perché sono tanto intelligenti. Sono veramente contento di essere un Beta perché non sono costretto a lavorare così duramente. E poi, noi siamo superiori ai Gamma e ai Delta. I Gamma sono stupidi. Sono vestiti tutti di verde, e i bambini Delta sono vestiti di cachi. Oh no, non voglio giocare coi bambini Delta. E gli Epsilon sono ancora peggio. Sono troppo stupidi per imparare a leggere e scrivere. Inoltre sono vestiti di nero, che è un colore molto brutto. Sono così contento di essere un Beta!”
Il mondo Nuovo di A. Huxley, pag. 25
Trama:
Il mondo descritto da Aldous Huxley suddivide la popolazione in cinque classi: Alfa, Beta, Gamma, Delta e Epsilon. Le persone vengono condizionate per appartenere ad una determinata classe già da quando sono solo degli embrioni, ognuna con il suo ruolo per far funzionare correttamente gli ingranaggi della società. Questo è possibile anche perché non esiste la maternità nel mondo nuovo, tutto si svolge in maniera igenica e organizzata all’interno dei Centri di incubazione e di condizionamento.
Ma la cosa migliore è che il pianeta è libero da guerre, malattie e dispiaceri. Finalmente è stato trovato il modo di rendere tutti felici, basta consumare e non farsi trasportare dalle emozioni o dai sentimenti.
Quattro chiacchiere su Il mondo Nuovo
Una delle cose che più mi impressiona quando mi trovo a leggere dei classici del genere distopico è quanto riescano a risultare attuali. Dalla sovrappopolazione all’esaltazione del consumismo, sono veramente pochi gli elementi che tradiscono la “vecchiaia” di questo romanzo. Trovo questo elemento un po’ pauroso in verità. Come se stessimo correndo, a velocità più o meno moderata, verso un baratro che già tanti scrittori hanno preannunciato.
Per quanto riguarda il consumismo, per esempio, sotto un certo punto di vista siamo messi anche peggio rispetto a quanto descritto da Huxley nel Mondo Nuovo. E non è servita l’ipnopedia per farci credere di avere bisogno di cose per essere felici, soltanto della buona pubblicità. Dopotutto, nel ‘56 l’ipnopedia è stata ufficialmente dichiarata inutile, mentre il marketing oggi vive, probabilmente, il suo momento migliore. Tra l’altro, non sono troppo convinta che siano due concetti tanto diversi tra loro, entrambi mirano a condizionare le persone senza che queste si rendano conto che ciò che pensano è stato inculcato dall’esterno.
Libertà
È meglio la felicità o la libertà? Puoi definirti libero quando non sai di avere altre possibilità rispetto a quelle che ti vengono proposte?
Questo contrasto sul tema della libertà diviene il centro di tutto il malessere di John, il Selvaggio che Lenina e Bernard riportano dal loro viaggio nella riserva degli indigeni. Viene riportato nel Mondo Nuovo perché, pur essendo nato da una madre (scandalo!) invece che in provetta, la madre era una Beta, dispersa nella riserva anni prima.
Nonostante il benessere oggettivo dal nuovo mondo, rispetto ai selvaggi della riserva, John non riesce ad accettare le limitazioni della propria libertà presenti nella società moderna. È l’unico che può rendersi conto che tutto ciò che le persone scelgono lo scelgono solo in quanto condizionate in una determinata direzione.
L’incontro di vecchio e nuovo mondo è un incontro tra due estremi. Da una parte la libertà di scelta condizionata ad una vita di dolore. Dall’altra la felicità e il benessere, possibili però solo seguendo i condizionamenti e le regole della società.
Ritorno al Mondo Nuovo
Negli anni ‘50 Huxley riprese in mano il suo capolavoro distopico e scrisse, su ognuno dei temi trattati, un breve saggio. In questi saggi racconta gli argomenti che ha trattato nel romanzo aggiornati al mondo post seconda guerra mondiale. È strano considerare che, per certi versi e paradossalmente, la realtà che lui ha narrato, è quasi migliore di quella odierna.
Senza il controllo delle nascite, per esempio, la popolazione umana sta raggiungendo livelli enormi, oggi siamo ben oltre i due miliardi post prima guerra mondiale. Stessa cosa vale per il consumismo, neanche Huxley era riuscito a prevedere la potenza del marketing!
Continuando su questa strada finirà che ci troveremo veramente in un mondo distopico, ma credo più sul genere post apocalittico. Visione pessimistica? Forse. Ma sinceramente non vedo molte vie d’uscita positive in un mondo che persevera nel credere che l’usa e getta sia la massima espressione del progresso.
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