L’estate: il periodo perfetto per i recuperi letterari, gli approfondimenti e tutti quei libri che durante l’anno sono rimasti in attesa sul nostro comodino. Per me, questo agosto è tra le altre cose il mese delle letture a tema scrittura; e Tieni presente che, il protagonista della recensione di oggi, fa proprio parte di questa categoria. Chuck Palahniuk, celebre autore tra le altre cose di Fight Club, ci regala un libro a metà tra manuale e memoir, nel quale racconta la sua esperienza con la scrittura e con i corsi per aspiranti scrittori.
Il libro
Tieni presente che narra i trucchi del mestiere di uno scrittore, quelle pillole di saggezza che gli autori si passano l’un l’altro da sempre; ma che è anche un’autobiografia, una storia di formazione e un atto di sfida. Al centro del racconto di Palahniuk ci sono le storie: come raccontarle ma anche perché e a chi raccontarle. È un libro pensato per una comunità di persone che condividono uno smarrimento, una rabbia, una rivolta. Tra grandi autori passati e presenti, amici, ricordi, film, romanzi, scherzi e disillusioni, alla fine della lettura niente sarà più come prima.
Recensione Tieni presente che
Imbarcarsi nella lettura di un manuale di scrittura è sempre un’esperienza interessante. Si tratta, in qualche modo, di un tour alla scoperta dell’anima più nascosta dell’autore, un modo per vedere da vicino come scrive e soprattutto come vive il suo rapporto con l’immaginazione. Quando poi si parla di un autore particolare come Chuck Palahniuk, l’esperienza assume tinte ancora più affascinanti.
L’autore americano ci accompagna infatti in un viaggio nel suo passato, raccontandoci come si è formato ed evoluto il suo io scrittore. Attraverso brevi pillole di scrittura donategli dai maestri che hanno influenzato la sua crescita, Palahniuk ci svela i ragionamenti e le astrazioni che stanno dietro le sue opere più celebri. Dandoci quasi l’impressione, a fine lettura, di conoscerlo in modo più profondo.
Tra minimalismo e grottesco
La cucina presso cui ha fatto apprendistato Palahniuk è quella del minimalismo. Ed è di questa scuola di pensiero che ci riporta i dettami, anche se spesso insaporiti da sfumature grottesche. I suoi insegnamenti sono pratici e semplici da applicare. Partono da un aneddoto, un’esperienza, per estrapolarne una pillola utile a chi vuole approcciarsi allo stile minimalista: consigli per creare frasi brevi, incisive e dirette; suggerimenti per rimanere impressi nella mente del lettore grazie a una o più scene dalla portata narrativa intensa.
Il risultato è un manuale molto personale, che fonde ricordi a consigli e avvertenze. Un libro che si legge rapidamente ma sul quale si desidera ritornare per mettere in pratica le cose apprese.
Il fascino dell’inconsapevolezza
Fin dal principio, Palahniuk si dice incapace a scrivere un manuale di scrittura. Eppure quello che fa è proprio guidarci alla scoperta delle sue tecniche narrative, anche se spesso aiutato da racconti personali che ne mitigano la pesantezza; o ne enfatizzano il peso.
Inconsapevole (o forse solo narrativamente tale) del suo talento da insegnante, Palahniuk ci affascina proprio per la sua ingenuità. Convinto di non essere in grado di trasmettere ciò che sa, ci guida in questo viaggio tra i ricordi con una spontaneità che non può non conquistarci. Non c’è apparente superbia tra queste pagine, né pretesa di verità assolura.
Tieni presente che è una testimonianza onesta della vita di un uomo che ha imparato come maneggiare le parole al meglio; e che ha trovato un modo per condividere il suo sapere.
Com’è ormai d’abitudine, per questa recensione di Tieni presente che abbiamo collaborato con un gruppo fighissimo di blogger. L’evento è stato organizzato da Tiziana di The Mad Otter, alla quale vanno tutti i miei ringraziamenti; insieme a quelli rivolti alla Mondadori, che ci ha dato la possibilità di leggere e parlarvi di questo libro.