Qual è, oggigiorno, la paura più grande a cui deve far fronte una ragazza che è in procinto di diventare donna?
Quella di essere etichettata come “femminista“.
Le due autrici, in questa sorta di educazione politico sentimentale, illustrano il metodo più efficace per far sì che una ragazza della generazione zeta non abbia paura a definirsi femminista, ma nemmeno del suo essere donna.
Le ragazze stanno bene, protagonista di questa recensione, è un inno all’affermazione di noi stesse aldilà degli stereotipi e pregiudizi.
Dal podcast al manuale della giovane femminista
Giulia Cuter e Giulia Perona, le due autrici del libro, sono anche le ideatrici, dal 2016, di un podcast letterario che ha ospitato alcune delle scrittrici più interessanti della letteratura italiana contemporanea: Senza rossetto.
Questo ha dato loro la possibilità di interrogarsi sul rapporto con l’eredità delle donne che le hanno precedute. Di conseguenza, il libro ha come fine quello di creare uno sguardo di insieme su cosa è successo negli ultimi decenni; così da dare delle linee guida alle giovani ragazze per definire la propria autodeterminazione
COME?
Ripercorrendo le tappe più significative della vita di ogni bambina, ragazza e infine donna; affrontando, così, problemi della nostra quotidianità e contemporaneità.
Un vero e proprio manuale da consultare in caso di necessità.
Le ragazze stanno bene
Nelle nostre battaglie quotidiane, emerge un dato che non può essere ignorato: il dover far fronte a un femminismo “anziano” e uno “giovane”.
Sentirsi in bilico tra passato e futuro, non è sempre una questione semplice; soprattutto quando in gioco ci sono questioni che andranno a definire la nostra libertà e i nostri diritti.
E così è possibile che una giovane donna, in preda alla naturale trasformazione del proprio corpo e del proprio ruolo sociale, si trovi a non avere un’identità predefinita a cui poter chiedere sostegno in un periodo fondamentale della crescita.
Assoggettata a quelli che sono comportamenti tipici di una società che si fonda sul patriarcato, finisce per introiettare consuetudini che a lungo andare smantellano la sua identità.
E proprio dentro questo binomio, in apparenza insormontabile, che si trova la soluzione:
Al di là di tutto ciò che ci manca, di tutto ciò che è perfettibile e migliorabile, ciò che ci interessa raccontare sono le sfide e le grandi possibilità che si aprono davanti a noi. Non sarà un viaggio semplice ma […] tutto sommato, le ragazze stanno bene.
Essere femminista
Alla conclusione del libro avrete mutato stato d’animo una decina di volte: rabbia, rassegnazione, entusiasmo, consapevolezza, affermazione.
Nel lungo elenco di esempi citati, affinché si comprenda più specificatamente quanto ancora la strada da percorrere sia lunga, sono i fatti concreti che destano maggiore interesse.
Perché, seppur piccoli, sono stati finalmente mossi i primi passi nella nostra direzione.
E se per anni abbiamo sussurrato la parola femminismo per paura che qualcuno ci definisse troppo estreme e radicali, oggi siamo consapevoli che sia la chiave per raggiungere la parità sociale, politica ed economica tra i sessi che, dopo secoli, ci spetta di diritto.
Così tutte insieme potremmo dire, senza paura e senza vergogna: siamo femministe.
Per la copia del libro, inserita nel progetto Un libro per la casa, i nostri ringraziamenti vanno a HarperCollins Italia