Narrativa Contemporanea, Parole di Donna, Recensioni

Non chiamarmi strega – Recensione

Quando mi trovo davanti a libri come Non chiamarmi strega di Sabina Colloredo non posso che pensare a tutte quelle persone che denigrano la lettura per ragazzi. Mi sento davvero molto dispiaciuta per loro, perché non hanno la minima idea della bellezza che si stanno perdendo.
Non metto in dubbio che oggi il mondo della narrativa young adult abbia, in parte, scombussolato quella che in passato era semplicemente narrativa per ragazzi. Le generalizzazioni però sono un male sempre, e dalla letteratura per ragazzi continuano ad emergere bellissime letture per tutte le età.

In breve la trama, presa dal sito della casa editrice, dopodiché vi dico un po’ la mia su questa lettura. A fine articolo, come in tutte le ultime recensioni, trovate anche l’elenco delle categorie della Book Challenge in cui questo libro può rientrare.

Trama

Lucetta vive all’ombra della madre, una donna bella, libera e coraggiosa, che cura con le erbe e con la magia. La segue nelle sue fughe dagli Inquisitori, nelle scure foreste e sulle montagne, tra l’Italia e la Germania del Cinquecento, fino a Triora, il rifugio delle streghe.

Ma Lucetta, come ogni figlia, cerca la propria strada, il proprio modo di vivere, di amare. Il suo percorso è un distacco, un’avventura unica e senza tempo. L’avventura di crescere.

“Se rinunci alle tue inclinazioni per paura o per ignoranza… anche questo è peccato. Peccato è non riconoscere i doni che Madre Natura ti ha dato e disperderli nel vento, per pigrizia o superficialità”

Non chiamarmi strega – Sabina Colloredo
Non chiamarmi strega di Sabina Colloredo

Quattro chiacchiere sul libro

L’età di lettura è data dai 10 anni, complice la scrittura molto semplice e lineare, che rende la storia molto scorrevole. Ma questo non limita la lettura da parte di un adulto. Tra l’altro, un consiglio per quando vi trovate a proporre dei libri ai ragazzi: non proponete mai libri che non avete letto in prima persona. Al massimo potete consigliare titoli che vi ha consigliato un’altra persona di fiducia, ma non basatevi mai solo sulla trama.
Proporre libri ai ragazzi è una cosa seria, se si sottovaluta il compito si rischia di non far capire la bellezza della lettura. Ma torniamo al libro.

Non chiamarmi strega ha come protagonista la vita di una ragazza, figlia di strega, ma dalla quale non ha ereditato gli stessi poteri. Di Lucetta, questo il suo nome, seguiamo tutta la vita dal suo punto di vista, dalla nascita alla vecchiaia. Non ho potuto fare a meno di vedere in tutta la narrazione una metafora di quella che è la crescita e lo sviluppo di un giovane e di una donna in particolare.

Il fatto che Lucetta non sia una strega, che non sia una figura ad immagine e somiglianza della madre richiama quello che si trova ad essere ogni figlio: una figura indipendente, con proprio bisogni e desideri. Sicuramente la crescita è influenzata dall’ambiente di sviluppo, ma ci sono caratteri innati impossibili da arginare. Sempre nello stesso ambito rientrano le personalità delle sorelle della protagonista. Ognuna ha le sue inclinazioni, ognuna i suoi desideri e la felicità risiede, per loro come per noi, nella capacità di scegliere autonomamente la propria strada.

Anche la continua fuga delle donne, delle streghe, a causa dell’inquisizione non ho potuto fare a meno di vederla come una metafora di ciò che ancora oggi succede a molte ragazze in alcune società (non per forza fuori dall’Italia). Le costrizioni sociali, che lo si voglia accettare o meno, impongono tutt’ora determinati modelli di comportamento: l’uomo duro e forte, la donna dolce e sottomessa. Chi si discosta da questi canoni, chi più e chi meno, avrà a che fare con gli inutili consigli non richiesti della gente. Consigli che, se va bene, rimangono tali, ma in molti altri casi sono delle vere e proprie imposizioni.

Per essere se stessi ci vuole tanta forza, ma che una figura esterna di riferimento che ricordi continuamente che cosa sia la libertà di essere se stessi. Perché assoggettarsi agli altri è sicuramente più facile e meno rischioso, ma solo seguendo le proprie inclinazioni si può pensare di raggiungere la propria felicità.
Credo per questo che il ruolo più difficile della madre (o meglio, del genitore, generalizzando rispetto al libro) sia proprio quello di ricordare al proprio figlio, in ogni momento, che si può sempre scegliere di essere liberi. È un compito difficile, perché ci saranno momenti in cui questo atteggiamento verrà visto solo come un attacco alla strada che si sta perseguendo. Solo dopo essere cresciuti si può capire quanto quello che sembrava un attacco fosse in realtà un incoraggiamento a tirare fuori il meglio di sé e per sé.

Unica nota negativa, che però non so bene se è una nota negativa solo per la me “adulta”, è il finale. L’ho trovato troppo veloce e poco poetico rispetto al resto della lettura, come se il libro dovesse finire velocemente per rimanere in un numero specifico di pagine.

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Qual è il vostro rapporto con la letteratura per ragazzi? Io ci sono rimasta lontana per troppo tempo, ma sono felice di essere tornata ad affrontarla con un titolo tanto interessante.

Il libro rientra nelle seguenti categorie della Book Challenge 2020:
3 – 10 – 12 – 15 – 23 – 25 – 27 – 47

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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.