Intorno al libro

La letteratura al femminile NON è solo romance

Quando si parla di letteratura al femminile capita troppo spesso che la mente corra a selezionare uno specifico genere letterario: il romance. Ed in particolare dei libri scritti da donne e dedicati alle donne. Come se la narrativa rosa fosse una prerogativa solo femminile. Come se le donne scrivessero solo storie d’amore, tranne in casi particolari, in cui si “azzardano” a scavalcare i confini che delimitano la propria area competenza.

Ma quindi di cosa parla la letteratura al femminile?
È come chiedersi di cosa parla la “letteratura al maschile”. Di tutto.

Ora, prima di continuare a leggere, provate a rispondere ad una domanda. Quanti libri avete letto dall’inizio dell’anno? Quanti di questi sono scritti da donne?

Agli inizi di Chiacchiere Letterarie, quando avevamo il gruppo di lettura, c’è stato chi ha bocciato la lettura di Io sono Malala, perché non voleva leggere “una storiella al femminile“. Allo stesso modo, in biblioteca mi sono scontrata più e più volte con lettori (e lettrici) che rifiutavano una lettura perché “io donne non ne leggo, non mi piacciono i romanzetti rosa“. C’è chi, dopo qualche consiglio, ha capito la fesseria che stava dicendo, ma molti di più sono rimasti fermi sui propri pregiudizi.

Queste sono situazioni che mi creano un profondo disagio. Non riesco a comprendere come sia possibile che, ancora oggi, tante persone abbiano tutti questi pregiudizi nei confronti della letteratura al femminile. Tanto è vero che esistono articoli specifici per consigliare agli uomini dei libri scritti da donne che potrebbero piacere anche a loro. Come se fosse impossibile per un uomo approcciarsi ad un libro scritto da una donna senza avere il via libera di una terza persona che gli dia la sicurezza che quel libro possa piacere anche a lui.

Nomi e pseudonimi

Come vi scrissi nella recensione di Le disavventure di Amos Barton in passato, per ovviare a questo problema, molte autrici sceglievano di usare uno pseudonimo maschile. Questo escamotage permetteva alle donne di uscire dalla nicchia nella quale venivano rinchiuse ed essere così lette anche dagli uomini.

Eppure ancora oggi molte donne scelgono di scrivere con uno pseudonimo maschile, soprattutto quando prediligono determinati generi: fantastico, thriller e horror tra tutti. Non è una scelta casuale, ma una precisa scelta di marketing. Perché se è vero che le donne danno meno peso a chi scrive il libro, per gli uomini la differenza è molto più netta.

Oltre alle donne che scelgono lo pseudonimo maschile, per riuscire a tirare fuori il proprio lavoro dalle questione di genere, c’è poi da considerare anche il versante opposto. Uomini che scelgono di scrivere con pseudonimi femminili certi generi, perché sono letti maggiormente dalle donne.

Per me questi casi sono due facce della stessa medaglia, quando il genere di un autore conta più della trama per incuriosire un lettore c’è qualcosa che non va.
Posso capire (in parte) l’utilizzo di uno pseudonimo quando si sceglie di scrivere un libro di un genere molto diverso dal solito. In questi casi può essere utile per allontanare il pregiudizio del lettore dovuto all’esperienza. Ma anche in questo caso non posso fare a meno di chiedermi, perché pensiamo che uno scrittore possa esprimersi solo all’interno di un unico genere letterario?

Premi letterari e letteratura al femminile

Solo che le scrittrici sembra sempre che non esistano nel panorama culturale italiano. E se esistono il loro ruolo è quasi sempre marginale. Non se ne parla nelle scuole, raramente arrivano ai vertici di un premio letterario e ancora più raramente lo vincono. Emblematico è il caso del premio Strega, che conta solo 3 vincitrici nell’ultimo ventennio.
Eppure riesco a salire sempre più spesso nei vertici delle classifiche dei libri più venduti (in particolare quando sono straniere a quanto sembra dai dati dell’ultimo periodo de “La Lettura”). Ma visto che le donne leggono più degli uomini potrebbe essere per questo che, nelle classifiche di vendita, le differenze sono meno accentuate.

Sono convinta che queste differenze stiano andando lentamente appianandosi, ma trovo terrificanti i premi dedicati esclusivamente alle scrittrici. Come se per vincere avessero bisogno di una via parallela, in quanto incapaci di affrontare i loro colleghi uomini. Ma vi immaginate cosa succederebbe se esistessero dei premi dedicati solo agli uomini?
Non è con l’autoghettizzazione che si possono sfondare i tetti di cristallo. Accontentarsi di premi minori significa assecondare lo status quo, senza far niente per cercare di modificare le cose scorrette che ci circondano.

Io non voglio che le donne vincano premi letterari a loro dedicati, io voglio che una scrittrice abbia le stesse possibilità di uno scrittore di vincere un qualunque premio letterario.

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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.