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Recensione Per ammazzarti meglio di Ilaria Bonuccelli

Quando ho pensato di dar vita al progetto Un libro per la Casa, e di entrare a stretto contatto con le tematiche della biblioteca Anna Cucchi, sapevo che questo avrebbe significato uscire dalla mia comfort zone. I primi libri di questa rubrica, però, sono stati quasi un percorso di assestamento, un navigare a vista in un oceano profondo e per me quasi sconosciuto. È con questa prima recensione dedicata a Per ammazzarti meglio di Ilaria Bonuccelli che entro infine nel cuore dell’argomento.

Parliamo di Violenza e, nello specifico, del coinvolgimento dello Stato sulla violenza maschile sulle donne. Per ammazzarti meglio è infatti un’analisi lucida e spesso dolorosa del fenomeno; attraverso 12 storie, l’autrice racconta la negligenza delle istituzioni, e la loro incapacità di proteggere le vittime. E spesso di evitare il peggio.

Copertina Per ammazzarti meglio
Per ammazzarti meglio | Recensione

Il libro in poche parole

12 storie e 12 occasioni per dimostrare come l’azione dello Stato si dimostri spesso inefficace a garantire sicurezza e giustizia alle donne vittime di violenza. Le 12 (e più) protagoniste di questo libro sono donne che, in un momento di pericolo, si sono rivolte alle istituzioni in cerca di salvezza o di riconoscimento. In un modo o nell’altro, però, lo Stato le ha deluse, abbandonate e spesso addirittura si è preso gioco di loro.

L’inchiesta della Bonuccelli è lucida e puntuale, scava a fondo nelle norme e nelle sentenze per svelare quanto già sia stato fatto ma soprattutto quanto ancora serva fare per garantire alle vittime la sicurezza che meritano.

Impressioni | Recensione Per ammazzarti meglio

A che punto siamo in materia di violenza maschile sulle donne in Italia? A questa domanda sembra voler rispondere la Bonuccelli con il suo saggio. Attraverso le 12 storie, tutte reali e tutte riportate proteggendo la privacy delle donne protagoniste, l’autrice ci mostra la realtà legale ed esecutiva del nostro paese. E il risultato è tutt’altro che invidiabile.

Ci sono donne che ottengono giustizia, certo, e donne alle quali viene garantita la protezione che necessitano. L’autrice non nasconde i frammenti di storia che sono “andati bene”, non cela i fatti per sostenere una tesi negativa e pessimistica. Ma mostra con estrema sincerità quanto ancora dobbiamo lavorare prima di poter parlare di vera giustizia in materia di violenza maschile sulle donne. E quanto dietro le piccole conquiste si nascondano in realtà ancora tante ingiustizie.

Le 12 storie

Stalking, tentato omicidi, stupro, aggressione verbale e fisica. Ogni capitolo comincia con un riassunto, uno specchietto che ci permette di visualizzare subito il fatto:

Questa storia si può sintetizzare così: lui tenta di ammazzarla, il giudice per proteggerla impone al suo stalker una distanza di sicurezza di tre metri. Con divieto di lancio di oggetti.

Storia di G. A tre metri dallo stalker. Capitolo 1

Poi la Bonuccelli ci racconta il fatto nel dettaglio, a volte partendo dal principio, altre da metà o dalla fine della vicenda. In tutti i casi, arriviamo presto al contatto con le Istituzioni, e alla richiesta della vittima di essere protetta o indennizzata. E in molti casi, la risposta della Stato si dimostra spietatamente insufficiente.

Spesso sono i giudici, che andando contro il parere degli avvocati e delle forze dell’ordine emettono sentenze inefficaci; altre è il Governo stesso, che si rifiuta di riconoscere il danno che il fatto ha comportato sulla vittima, e di impegnarsi per ripagarla.

Quello che emerge è che se il parlare di Violenza maschile sulle donne sta cominciando a smuovere le coscienze dei singoli, ancora non fa abbastanza per smuovere la pesante macchina della Burocrazia. E spesso è proprio la Burocrazia a condannare una vittima di violenza a diventare anche una vittima di femminicidio.

Un preciso taglio giornalistico per un’inchiesta della quale avevamo bisogno

Di Violenza se ne parla spesso e per molti a volta se ne parla anche troppo. Ma se ne parla nel modo giusto? I giornali, la televisione, la politica stessa si riempiono spesso la bocca e le pagine di casi di femminicidio, eppure i termini che vengono usati sono spesso imprecisi (se non proprio sbagliati), fuorvianti e confusionari.

Si parla di raptus, di gelosia, di amore morboso. Ma quanto si parla di inefficienza delle misure cautelari? Di mancata protezione della vittima? Ilaria Bonuccelli racconta di entrambe e lo fa scegliendo un taglio che è giornalistico solo in parte. Della giornalista infonde la precisione, la ricerca del dettaglio cronologico e legislativo. Ma le fonde a un linguaggio semplice, familiare e coinvolgente. Come se ne parlasse con le figlie o con un gruppo di amici riuniti al tavolo a ragionare di attualità.

Il risultato è un saggio necessario e scorrevole, capace di far riflettere senza appesantire. Al macabro e spettacolare di cui si deliziano i media, la Bonuccelli preferisce la cristallina semplicità dei fatti, presentati con minuzia per mettere in luce la realtà di quello che stiamo vivendo.

divisore

Ringrazio la Casa Editrice Il Pozzo di Micene per averci inviato il testo in versione digitale affinché potessimo leggerlo per scrivere questa recensione.

Per ammazzarti meglio verrà presentato questo pomeriggio alla Casa della Donna di Pisa, alle ore 17. Tutti i dettagli dell’evento sono riportati nella locandina qui di seguito:

Locandina presentazione Per ammazzarti meglio
Presentazione Per ammazzarti meglio alla Casa della Donna | Recensione
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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.