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Recensione Loki di Mackenzi Lee

Non sono mai stata una lettrice che ama i cattivi. Nei libri ho sempre cercato l’eroe o l’eroina, quei personaggi capaci di impugnare il proprio destino e di perseguire il bene nonostante tutto. Ma c’è sempre stata un’eccezione a questa preferenza, e questa eccezione si chiama Loki. Non posso non amare il dio dell’inganno e non apprezzare infinitamente la sua astuzia e la sua capacità di tirarsi fuori dai guai con il solo ingegno. Per questo, quando ho saputo dell’uscita di Loki, il giovane dio dell’inganno di Mackenzi Lee ho colto subito al volo la possibilità di leggerlo. Una nuova recensione con protagonista Loki, d’altronde, era un’opportunità troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

copertina loki il giovane dio dell'inganno
Recensione Loki, il giovane dio dell’inganno di Mackenzi Lee

Trama

Non è ancora giunto il momento di misurarsi con gli Avengers: per ora il giovane Loki è impegnato al massimo delle sue forze per dimostrarsi eroico, mentre tutti intorno a lui lo ritengono inadeguato. Tutti tranne Amora, l’apprendista maga, che sente Loki come uno spirito affine e riesce a vedere la sua parte migliore. È l’unica che apprezzi la magia e la conoscenza. Un giorno però Loki e Amora causano la distruzione di uno degli oggetti magici più potenti conservati ad Asgard e lei viene esiliata su un pianeta dove i suoi poteri svaniscono.

Privato dell’unica persona che abbia visto la sua magia come un dono piuttosto che una minaccia, Loki scivola sempre più nell’ombra di suo fratello Thor. Ma quando tracce di magia vengono ritrovate sulla Terra e messe in relazione con alcuni omicidi, Odino manderà proprio Loki a scoprire cos’è successo. Mentre si infiltra nella Londra del diciannovesimo secolo, la città di Jack lo Squartatore, Loki intraprenderà una ricerca che va oltre la caccia a un assassino. E finirà per scoprire la fonte del proprio potere e quale sarà il suo destino.

Recensione Loki, il giovane dio dell’inganno di Mackenzi Lee

Come vi dicevo sempre avuto una predilezione per Loki. Fin dai tempi dei Miti nordici, della Lokabrenna rivista da Joanne Harris e dei numerosi fumetti Marvel che mi sono capitati per le mani. Di lui ho sempre apprezzato l’ingegno e la capacità invidiabile di trovare soluzioni a qualunque problema, fosse questo causato o no da lui stesso.

Quando mi sono approcciata al romanzo della Lee, dunque, l’ho fatto con una grande dose di aspettativa; ma è stata comunque filtrata da un particolare rilevante: qui si narrano le vicende di un Loki ancora giovane, ben lontano dall’egocentrico pianificatore che sono abituata a conoscere. Eppure, mi son detta, parliamo sempre di Loki, giovane o no. Male non potrà andare, ci discostiamo poco dalla sua vera essenza. O forse non è esatto.

Un Loki forse troppo poco Loki

E arriviamo subito al primo vero problema che ho avuto con questo romanzo: non parla del Loki che abbiamo imparato a conoscere nei miti. C’è infatti appena un bagliore del pianificatore in grado di far travestire Thor da donna e di farlo sposare con un gigante per recuperare Mjöllnir e ancor meno dello spirito libero che dà vita, insieme ad Angrboða, ai mostruosi esseri destinati a scatenare il Ragnarok.

Il Loki della Lee è giovane, sì, ma è anche terribilmente ingenuo. Disperatamente alla ricerca dell’approvazione di Odino, agisce più per ripicca che per reale pianificazione. I suoi tentativi di tirarsi fuori dai guai risultano, nel corso del romanzo, più fallimentari che di successo e non si percepisce, purtroppo, una reale crescita in lui. Avrei accolto con piacere un arco narrativo che presentava un Loki in grado di evolvere, di farsi via via più scaltro man mano che la storia procedeva, fino a raggiungere le prime vette del cattivo che conosciamo; ma quello che ho trovato è stato invece un giovane che si fa trascinare fino alla fine dagli eventi o, per essere precisi, dai sentimenti. E da Amora in particolare, che tra le pagine svolge quasi il ruolo di burattinaio del dio dell’inganno. Almeno fino alle ultime battute.

Loki in un'illustrazione di Sceith-a | Recensione Loki, il giovane dio dell'inganno
Loki in un’illustrazione di Sceith-a | Recensione Loki, il giovane dio dell’inganno

Una trama debole per un dio fin troppo gracile

La storia raccontata dalla Lee è semplice e, per me, anche molto prevedibile. Segue una struttura lineare, priva di guizzi che mi avrebbero permesso di godermi davvero il racconto. È facile capire dove si andrà a parare e ancor più facile anticipare ciò che accadrà in seguito. Basta individuare la trama comune a molti young adult e percorrerla senza badare troppo alle ambientazioni, che comunque hanno poco spazio all’interno delle pagine.

C’è un unico plot twist, in chiusura al romanzo, che a me è parso più il tentativo disperato dell’autrice di raccontare la fredda lucidità di Loki che un apprezzabile espediente narrativo. Serve a mostrarci che, nonostante tutto quello che avremmo potuto pensare, il nostro dio aveva pianificato il corso degli eventi, o almeno di una parte di questi. Ma è a parer mio poco efficace e, devo essere sincera, poco soddisfacente. Non c’è preparazione a quell’evento, e non ci sono indizi che facciano pensare che il nostro Loki abbia davvero messo in atto un piano ingegnosissimo per cavarsela (anche perché, a dirla tutta, non è che se la cavi poi così tanto davanti a Odino).

Mi è parso un estremo desiderio dell’autrice di mostrare la sfumatura conosciuta e amata di Loki, di rivelare che sotto tutti gli strati di fanciullezza si nasconde in realtà il grande dio dell’inganno che tutti conosciamo. Ma l’effetto funziona poco, e lascia con l’amaro in bocca.

Una lettura scorrevole, ma dimenticabile

Il problema di questo libro, forse, risiede proprio nel voler rendere “umano” il dio dell’inganno, nel volerlo rappresentare come il buono. Loki è Loki, in tutte le sue sfumature più deplorevoli. Non prova pietà o, se la prova, fa presto a dimenticarsene. È egoista, altezzoso e opportunista, ma a noi piace così. Anche quando viene raccontato come il protagonista, non è mai davvero buono, semmai appena passabile. Piegare la sua essenza per raccontare una storia adolescenziale, dove l’amore e i sentimenti sono i veri protagonisti non è, a mio avviso, una scelta saggia. E nemmeno una apprezzabile.

Il risultato è infatti un romanzo che si legge rapidamente e si dimentica con la stessa velocità. Un’incursione in due mondi, la Londra Vittoriana e Asgard, che però rende poca giustizia ad entrambi e che preferisce inoltrarsi in sentieri conosciuti e sicuri piuttosto che tracciare strade nuove e potenzialmente molto attraenti.

divisore

Anche quando non incontrano il nostro gusto, i libri restano oggetti preziosi. Per questo, non posso che ringraziare Miriam del blog Me and Books per aver organizzato questo evento e la Oscar Vault per avermi mandato una copia del libro.

Qui di seguito trovate riassunte tutte le blogger che hanno letto e recensito Loki, il giovane dio dell’inganno. Il mio consiglio è di fare un salto nei loro angolini letterari per scoprire cosa ne pensano di questo romanzo. Non c’è nulla di meglio del confronto, infatti, per rendere vive e materiali le storie.

Blog partecipanti recensione loki
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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.