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Recensione Hyperversum – Il Falco e il Leone

Anche se con un po’ di ritardo, come promesso nell’articolo legato al primo libro della saga di Hyperversum proseguiamo la rubrica “Fantasy dall’Italia” con la recensione di Hyperversum – il Falco e il Leone di Cecilia Randall.

Avrei voluto terminare l’articolo prima, ma le feste natalizie e il lavoro mi hanno tolto un po’ di tempo da dedicare alla lettura del libro.

Devo dire che non mi ha entusiasmato, se avete letto i miei precedenti articoli avrete capito che sono difficile da accontentare, ma tutto sommato la scrittura dell’autrice è semplice, scorrevole e non si perde in troppi ghirigori. Ma basta premesse, a voi la recensione di Hyperversum – il Falco e il Leone.

La scrittrice Cecilia Randall | Recensione Hyperversum – il Falco e il Leone

Trama: | Recensione Hyperversum – Il Falco e il Leone

Ci siamo lasciati nel precedente volume con il plot twist di Ian che scopre dai libri di storia l’esistenza della nascita del suo secondogenito, segno evidente che sarà in grado di tornare nel medioevo attraverso il videogioco Hyperversum.

Nei due anni e mezzo trascorsi dal loro ritorno al presente, Daniel ha tentato di trovare spiegazioni scientifiche sul loro teletrasporto nella Francia del 1200 e a creare scenari in Hyperversum legati alla loro esperienza per tentare di replicare il viaggio spazio-temporale. Tutti tentativi infruttuosi.

Per la prima volta da quando sono tornati, Daniel e Ian si collegano contemporaneamente al gioco e riescono nel loro intento.

Si teletrasportano in carne e ossa a poca distanza dal monastero che era stato dato alle fiamme e dove Ian era stato accoltellato a morte.

Fortuna vuole (bisogna farci l’abitudine a quanto sembra. Così come nel primo romanzo, anche in questo saranno spesso la fortuna o la sfortuna gli aghi della bilancia da cui scaturiranno le vicende dei due protagonisti) che ad incontrarli per prima sia la loro amica Donna, l’unica che era rimasta nel medioevo e che non era tornata al presente, la quale gli farà notare i loro cambiamenti fisici nel tempo che hanno trascorso nel 21esimo secolo, mentre nel suo presente erano trascorse appena poche ore.

Tornano quindi indietro ed escogitano un piano volto a motivare il loro invecchiamento. Si teletrasportano nuovamente nei pressi del monastero a distanza di alcuni mesi.

Solo Ian raggiunge l’edificio e l’abate lo accoglie gridando al miracolo, in quanto credeva fosse rimasto ucciso nell’incendio.

Dopo una breve pausa, Ian raggiunge Daniel (rimasto nascosto) e a cavallo si dirigono verso il castello di Châtel-Argent per permettere ad Ian di riabbracciare sua moglie Isabeau ma qualcosa va storto. Lungo la strada, in una locanda dove si erano fermati a riposare e a mangiare un boccone, incontrano “sfortunatamente” l’amico dell’antagonista del primo volume, tale Geoffrey Martewall, appena liberato dalla prigionia in terra francese diretto verso la sua patria a Dunchester in Inghilterra. Accompagnato da compagni fiamminghi riconosce Ian e Daniel, decide di rapirli e portarli nelle segrete del suo castello. Durante il viaggio da prigionieri scopriranno che il passaggio verso il presente è – di nuovo – scomparso e dovranno cavarsela senza avere più l’uscita di sicurezza. Si troveranno dunque nel bel mezzo del primo focolare della rivolta dei baroni inglesi contro la corona che porterà alla firma della Magna Carta Libertatum.

Immagine della versione originale della Magna Carta Libertatum, scritta in latino

Note sulla narrazione:

I ritmi della narrazione sono buoni, sulla falsa riga del primo romanzo.

Rimangono tuttavia anche alcuni difetti, come i salti dei PdV senza i 3 asterischi (anche se ridotti rispetto al manoscritto precedente) o i riassunti ad inizio capitolo in cui ci viene raccontato cosa è accaduto al termine di quello precedente. Degno di nota, e non in senso positivo, l’inizio del secondo capitolo in cui ci viene raccontata la lite avuta tra Ian e il padre di Daniel senza che ci venga mostrata “Ian si lasciò malamente con l’uomo che era stato il suo tutore da quando aveva sedici anni”. Non abbiamo potuto vivere quel momento leggendone i dialoghi. Peccato.

Spesso l’autrice decide di caratterizzare qualcosa come “non” qualcos’altro (non troppo distante, non poco…), una scelta pigra. Se una cosa non è troppo calda cosa è? Fredda? Tiepida? Si riesce a toccare senza ustionarsi ma mantenendo la mano sopra per qualche secondo ci si scotta comunque? La cura dei dettagli in queste cose si perde un po’.

Così come con la realtà dei pensieri. In un momento di forte stress, Daniel pensa di aver avuto una brutta idea e nella sua mente la definisce balzana. Quale 25enne utilizzerebbe nei suoi pensieri il termine “balzana”? Rimane tuttavia un libro per ragazzi, quindi le imprecazioni devono essere ripulite il più possibile, ma si perde un po’ di immersione. Si poteva scegliere di non avere un pensiero tanto esterno al PdV.

La stessa cura dei dettagli è invece sottolineata nelle conoscenze e nelle descrizioni legate al PdV dei personaggi, come ad esempio la scena in cui Daniel entra in un’armeria e non riconosce armi diverse dalle comuni spade o asce “e altri oggetti di cui non avrebbe saputo indovinare il nome, ma che erano senza dubbio armi.” Daniel non ha conoscenze sulle armi medievali e quindi è sensato che il suo personaggio non le riconosca, molto apprezzato.

Ci sono alcune inesattezze come l’idea che una grata di legno massiccio sia facilmente incendiabile. Comunemente il legno è ritenuto un materiale adatto a far divampare le fiamme, ma questo differisce dalla realtà, tanto che alcune case costruite in legno hanno meno possibilità di incendiarsi di case in calcestruzzo. Rimane comunque lodevole lo studio fatto dall’autrice sulle tattiche di assedio.

A livello di narrazione spicciola abbiamo moltissimi riassunti e mostrato minimale. Quest’ultimo per quanto non sia un errore in sé, rende la narrazione meno immersiva (ad es. “imprecò solo a metà”…sarebbe?).

Nota sulla scelta della narrazione corale (con più di un personaggio PdV):

Così come nel primo romanzo abbiamo la narrazione alternata tra Ian e Daniel. Quello che ho notato è che c’è molta discrepanza di rilievo tra i due: Ian è decisamente il protagonista principale e Daniel solamente un altro narratore utile quasi solamente a raccontare la parte di storia dove Ian non è presente. La scelta che altrimenti fa l’autrice è preferire Ian a Daniel come PdV.

La Randall prova anche a rendere Daniel più coraggioso rispetto a come lo avevamo conosciuto nel primo libro, portandolo a scegliere di fare la cosa “giusta” invece di quella facile, ma suona lontana dal personaggio. Un personaggio che non vuole restare nel medioevo e non vede l’ora di riabbracciare i suoi cari e le comodità del 21esimo secolo decide invece di restare a dare una mano a personaggi morti ormai da secoli, solo per poter salutare per l’ultima volta (dopo averlo fatto più volte in entrambi i libri) il suo amico di sempre che ha fatto una scelta diversa. A mio modo di vedere è poco credibile.

Inoltre la scelta di portare anche Daniel ad atteggiamenti cavallereschi impeccabili (anche se non tanto quanto Ian) inibisce l’utilità di una narrazione corale.

A che serve avere più personaggi se poi agiscono in maniera simile? Ogni personaggio ha i suoi punti di forza e di debolezza e ogni personaggio deve avere un difetto fatale che gli impedisce di raggiungere il proprio obiettivo a meno che non decida di cambiare per superarlo e vincere.

In questa saga non vengono enfatizzati i difetti fatali, forse solo la premessa: fare la cosa giusta porta sempre ad ottenere il meglio. Ian fa la cosa giusta e salva i suoi amici, diventa cavaliere, vince in guerra, sposa la donna che ama; Daniel è un buon co-protagonista che aiuta Ian nel suo scopo, vince in guerra, diventa cavaliere (le due cose sono invertite rispetto a Ian diventando cavaliere sul campo di battaglia al termine del conflitto) e torna nel presente vivendo la vita che voleva.

I protagonisti rasentano la perfezione, Ian ancor più di Daniel. Addirittura nel secondo volume Ian decide di non provare più alcun rancore verso l’antagonista e trattarlo come un amico dopo qualche debole discussione nonostante le atrocità che quest’ultimo gli ha imposto.

La prima trilogia di Hyperversum

Conclusioni: | Recensione Hyperversum – Il Falco e il Leone

Probabilmente avendo letto il precedente romanzo avevo già in mente lo stile narrativo, quindi sono riuscito a godermi maggiormente la storia.

Alcune scelte di trama sono poco efficaci e sono convinto che con un lavoro di editing più approfondito avremmo potuto parlare di un buon libro.

Ha un buon potenziale, ma una storia che nasce dalla sfortuna di essersi ritrovati nel giorno e nell’ora esatti nella locanda in cui il vecchio nemico di guerra si trovava dopo essere stato liberato dai suoi compari fiamminghi ha davvero poco senso.

Motivi per leggerlo? È una lettura scorrevole, nei momenti di conflitto il ritmo è incalzante e tiene abbastanza incollato alle pagine. Poi si parla di un periodo storico interessante e personalmente ho trovato l’ambientazione piacevole come scenario di questa storia, più che nel primo romanzo.

Motivi per non leggerlo? I dialoghi sono spesso poco realistici, per quanto un nobile – addirittura un Re – possa essere “alla mano” si sente che qualcosa stona e, di nuovo, le scelte di trama superficiali non aiutano.

È molto probabile che prenderò una piccola pausa dalla Randall leggendo uno tra Una primavera di Cenere di Edoardo Stoppacciaro, da cui ho tratto l’esercizio di editing e la sua riscrittura dei primi paragrafi, ed Eternal War – Gli Eserciti dei Santi di Livio Gambarini.

Luca
Consulente in telecomunicazioni, lavoro particolarmente noioso ma necessario.

Amo leggere, epic fantasy specialmente, e da quando ho frequentato un corso di scrittura creativa ho iniziato ad appassionarmi al mondo che c'è dietro un libro pubblicato: le idee, lo stile narrativo, l'editing e chissà dove mi porterà in futuro questo interesse.

Intanto spero di farvi apprezzare un occhio più approfondito sulla narrazione in sé. Adoro il confronto di idee, pertanto ogni discussione sulle mie recensioni è molto ben accetta.