Crudo, spietato, vero.
Considerato uno dei pilastri dell‘heroic fantasy, Joe Abercrombie ha dato vita a romanzi in cui l’epicità del genere si macchia di violenza e realismo. La prima legge, trilogia protagonista di questa nuova recensione, richiama alla perfezione la crudezza per cui Abercrombie è diventato celebre.
La nuova edizione arriva oggi per Oscar Mondadori Vault. E io ho colto l’occasione di questo nuovo evento tra blogger per recuperare l’opera di esordio di un autore che mi aveva sempre affascinata, anche se fino ad ora solo da lontano.
La Prima Legge | La trama
Logen Novedita è un guerriero del nord, intelligente quanto brutale. Conosciuto come il Sanguinario, ha da tempo abbandonato le terre conquistate dal re dei Nordici Bethod per viaggiare con la sua compagnia di Nominati. Ed è con loro che, una mattina, viene sorpreso da un feroce gruppo di Shanka ed è costretto a lottare per salvarsi la vita.
Solo, in fuga e ferito, Logen vede presto il suo destino intrecciarsi con quello del Primo Mago Bayaz, e del suo apprendista Malacus Quai. Al fianco dei due, ha inizio per il Sanguinario un viaggio verso le ricche e civilizzate terre dell’Unione, il Regno Unificato al centro del Circolo del Mondo. Qui, il Primo Mago ha un compito di vitale importanza da portare a termine e Logen, ignaro, è parte del suo grande piano.
Nel frattempo ad Ardua, capitale dell’Unione, altri tre personaggi muovono i propri passi: Sand Dan Glokta, Inquisitore storpio un tempo fiero guerriero; Jezal dan Luthar, vanitoso nobile e soldato della guardia del re; e Collem West, un popolano dall’ingegno acuto e dal buon cuore diventato maggiore grazie solo al suo talento.
Le storie di Glokta, Luthar, Logen e dei loro compagni sono destinate a incrociarsi presto, mentre il destino del Mondo Circolare si compie tra intrecci politici, Magia antica e battaglie all’ultimo sangue.
Un mondo crudo e spietato
Colpisce, della Trilogia de La prima legge, il fatto che l’epicità e l’eroismo propri del genere siano macchiati da una patina di crudezza e spietatezza. Joe Abercrombie pare deciso a non risparmiarci i dettagli più sordidi del suo mondo, e anziché parlarci di guerrieri invincibili e maghi dai poteri sconfinati, racconta le gesta di personaggi imperfetti e terribilmente reali.
Ecco dunque che nelle scene di combattimento tra guerrieri esperti vediamo spesso la paura che fa tremare le ginocchia e gonfiare la vescica; nelle sedute politiche del Consiglio Aperto assistiamo a nobili che russano e guardie che sudano nelle armature al punto da rischiare di collassare; e nel corso delle vicende ascoltiamo e seguiamo i pensieri e le gesta di uomini sempre in bilico tra il bene e il male, tra l’eroismo e la naturale vigliaccheria.
Nessuno, dei protagonisti dei tre volumi, può dirsi davvero perfetto. Ognuno di loro ha sfumature di carattere che lo rendono umano a un punto quasi doloroso. Abercrombie dipinge uno spaccato vivido delle nostre debolezze, rendendole il fulcro dell’intera narrazione. L’azione, soprattutto l principio, appare quasi in secondo piano: è l’umanità il fulcro dell’intera narrazione ed è la rosa di personaggi tutti diversi ad attrarre lo sguardo.
Politica, guerra e infatuazione.
La prima legge è colma di tutte e tre le espressioni di relazione umana, e l’autore le enfatizza ed esalta, trasmettendoci l’impressione bruciante di conoscere il Mondo Circolare e i suoi abitanti fin dalle più sordide fondamenta.
Uno stile che graffia la pagina | Recensione La prima legge
La penna di Abercrombie è ruvida, e non concede spazio al superfluo. Nessuna descrizione ad ampio respiro, dunque, nessuna sviolinata stilistica né morbidezza tra le pagine de La prima legge. Il periodare è pratico, mirato a imprimere nel lettore un’impressione di umana brutalità e bieca cupezza.
Paragonato spesso a George Martin per il genere (low fantasy dalle tinte politiche), Abercrombie ha però dalla sua una finezza nei dettagli, un’attenzione alle minuzie del carattere e del modo di esprimersi dei personaggi che lo rende superiore al padre delle Cronache.
Più simile a un Quentin Tarantino della narrativa, come è stato definito da qualche lettore, un narratore che fa della spettacolarità più cupa il suo affascinante marchio di fabbrica.
La prima legge è una trilogia densa e attraente, un viaggio nel cuore più nero dell’umanità accanto a personaggi che ereditano i tratti degli eroi Sword & Sorcery ma li coniugano in chiave moderna e irresistibile.
Come ormai d’abitudine, i miei ringraziamenti in chiusura vanno a Raffaella del blog The Reading’s Love, che organizza questi affascinanti viaggi nel cuore del fantasy; e alla Mondadori perché è sempre disponibile a mettere a disposizione le eArc dei romanzi protagonisti.