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Review Tour: Le disavventure di Amos Barton di G. Eliot

George Eliot è lo pseudonimo di Mary Anne Evans, come probabilmente già sapete se avete letto il primo articolo di questo review tour. In questo libro, primo di una trilogia chiamata Scene di vita clericale, seguiamo le disavventure di un parroco di paese, Amos Barton.

Le disavventure di Amos Barton di George Eliot

Per quanto il reverendo sia un uomo buono e pacifico, non ha grandi capacità oratorie e anche meno carisma. I suoi sermoni non animano gli abitanti del piccolo paesino di Shepperton e i parrocchiani non riescono ad entrare in simpatia con lui.
Sentimenti ben diversi suscita la moglie di Amos Barton, Milly, una donna che ha dedicato alla cura della famiglia e del marito tutta la sua vita, riuscendo a far sopravvivere la famiglia nonostante le ristrettezze economiche. Milly è amata e rispettata dalla comunità, che proprio non capisce come un uomo come Barton possa aver trovato una moglie tanto virtuosa come lei.

Ma non sono solo i parrocchiani ad avere poco rispetto per il reverendo, anche gli altri curati dei paesi vicini non si esimono dal criticare Amos Barton, specialmente in sua assenza.

La vita già difficile della famiglia Barton si complica ulteriormente a causa della loro amicizia con la contessa Caroline Czerlaski, personaggio apprezzato da Milly quanto disprezzato dal resto della comunità. Si sa che le malelingue fremono e le notizie (specie quelle false) corrono veloce di bocca in bocca.

Ma ci sono cose più gravi di un presunto malcostume e della mancanza di carisma. Ben presto la famiglia Barton si trova ad affrontare la prova più difficile, un dolore tanto grande che fa passare ogni altro problema in secondo piano.
Una di quelle situazioni che può essere superata solo grazie al sostegno di tutta la comunità.

Recensione: Le disavventure di Amos Barton

Siamo solo povere piante tenute a galla dal fragile vascello della nostra vanità: che disgrazia per noi, se qualche pizzicotto ci privasse di mezzi di sussistenza tanto fragili!

(Le disavventure di Amos Barton, pag. 19)

Ogni volta che si apre un libro si ha la consapevolezza di partire per un viaggio, ma non è sempre facile intuire dove questo viaggio ci porterà.
Prendete questo libro, pensate di andare a curiosare nella vita di un comune parroco di paese e vi ritrovate a riflettere sul destino e su quanto si possa incidere su di esso per modificarne il percorso.

Leggendo ci rendiamo conto di non essere i destinatari di una storia raccontata in terza persona, ma di essere noi stessi gli accompagnatori del narratore. Viviamo insieme a lui gli eventi in prima persona, ma come elementi esterni e super partes, facendo scegliere al narratore cosa mostrarci e cosa no della vita di Amos Barton.
Forse questo stile fa perdere un po’ l’introspezione dei personaggi, ma rimanendo molto importante il risvolto psicologico degli stessi, ci guadagna a livello empatico. La rottura costante della quarta parete, inoltre, ci permette non solo di conoscere una storia, ma di viverla.

Ho apprezzato molto la cura che Mary Anne Evans ha messo nei risvolti sociologici delle relazioni non solo con il curato, ma soprattutto con tutta la rosa di persone che gli girano intorno. Fedele allo stile realistico imperante nell’epoca vittoriana ha creato uno spaccato della società in maniera vivida e coinvolgente.

Trovo sempre straordinario quando il talento di uno scrittore rende speciale ed appassionante anche una storia che in un primo momento potrebbe sembrare banale è piatta. Forse è proprio questa la forza dei classici, riescono a superare il muro del tempo perché il loro valore come opera va ben oltre la semplice trama.

Approfondimento: Oltre George Eliot

Durante le tappe di questo Review Tour sono stati fatti diversi approfondimenti su tanti risvolti del libro, partendo dall’autrice e le sue opere e passando per i personaggi, le ambientazioni e le trasposizioni.
Se tutto questo vi ha entusiasmato non potete certo fermarvi qui!

In questa ultima tappa vediamo quali sono alcuni degli altri autori che hanno costellato l’epoca vittoria inglese.

Donne e pseudonimi nell’età vittoriana

Una tra le cose che più mi ha colpito di Mary Anne Evans è la scelta di utilizzare uno pseudonimo. Se ancora oggi per un nome femminile è difficile uscire dalla nicchia della “letteratura femminile” (oggi come allora considerata letteratura minore), all’epoca la situazione non poteva che essere peggiore.

Molte altre donne dell’età vittoriana hanno usato lo stratagemma dello pseudonimo per far arrivare le loro opere anche al pubblico maschile.

Tra queste le più conosciute sono sicuramente le tre sorelle Brontë, Charlotte, Emily e Anne che rispettivamente si chiamarono Currer Bell,  Ellis Bell e Acton Bell per poter mantenere almeno le loro iniziali. Furono però costrette a rivelare la propria identità dopo che la popolarità delle loro opere portò alle prime indiscrezioni (fasulle) sulla loro identità.

Troviamo poi Elizabeth Gaskell, amica e frequentatrice sia di Charlotte Brontë che della stessa George Eliot. Elizabeth iniziò a scrivere per uscire dalla depressione dopo la morte del figlio, il suo primo romanzo vero e proprio, Mary Barton, uscì sotto il nome di Cotton Mather Mills. La sua bravura come scrittrice la portò a conoscere anche Charles Dickens, che le chiese di collaborare con Household Words, il suo giornale.

Le autrici che hanno utilizzato uno pseudonimo per poter essere considerate valide nel panorama culturale dell’epoca sono davvero tante. Per cercare di rimanere breve ne citerò solo un’altra Mary Elizabeth Braddon.
La particolarità di Mary è che per quanto scelse anche lei uno pseudonimo, questo non era spiccatamente maschile, si firmava infatti ME Braddon. Riuscì ad avere enorme successo grazie alla sua opera principale, Il segreto di Lady Audley. Questo romanzo le permise di guadagnare abbastanza da mantenere la famiglia con la sola professione di scrittrice. Ma nonostante questo la critica non la considerava una buona scrittrice, perché le sue opere non erano né morali né realistiche.

Gli uomini più celebri

Per fare un quadro della letteratura inglese dell’epoca vittoriana non ci si può certo fermare alle sole donne però. Ma anche in questo caso sarebbero davvero troppi i nomi da citare, quindi farò una breve selezione.

Iniziamo con il già nominato Charles Dickens, divenuto famoso sin dalla sua prima opera, Il circolo Pickwick, pubblicato a puntate tra 1836 e 1837. Viene considerato uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi ed è ritenuto il fondatore del romanzo sociale.
Curiosità: gli è stato intitolato un cratere su Mercurio, chiamato appunto “cratere Dickens”.

Altro nome importante per la letteratura inglese di epoca vittoriana è quello di William Makepeace Thackeray. Thackeray nacque in India ma fu mandato in Inghilterra dopo pochi anni per frequentare un collegio. Nel quale, però, imparò principalmente il disprezzo per le istituzioni scolastiche.
Si dedicò principalmente alla letteratura di viaggio e satirica. Siccome spesso nelle sue opere si potevano trovare feroci attacchi alla società, anche lui utilizzo degli pseudonimo per alcune di queste.

Infine vedimo Anthony Trollope. Sicuramente meno conosciuto dei precedenti qui in Italia, nonostante sia uno tra gli scrittori più importanti e prolifici dell’età vittoriana. La sua opera più conosciuta riguarda Le cronache di Barsetshire, una serie di libri ambientati nell’immaginaria Contea di Barsetshire. Ogni romanzo che fa parte di questa serie ha dei focus differenti sia per quanto riguarda trame che i personaggi, ma insieme compongono un raffinato quadro politico e sociale dell’epoca.

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Quali sono i vostri autori preferiti dell’epoca vittoriana?
Se siete appassionati dell’epoca Le disavventure di Amos Barton è un’opera che non può mancare nella vostra libreria!

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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.