Recensioni

La donna nel dopoguerra italiano – Seconda Tappa Blog Tour “Una volta è abbastanza” di Giulia Ciarapica

Buon giorno, cari Chiacchieroni!
È con piacere che oggi ospito sul blog una nuova uscita italiana, romanzo di esordio di una talentuosa collega blogger.
Lei si chiama Giulia Ciarapica, ha già scritto un libro di non fiction (Book blogger. Scrivere di libri in Rete: dove, come, perché”, 2018, Franco Cesati Editore), e ora si affaccia nelle librerie con un romanzo ruvido e complesso, capace di conquistare fin dalle prime pagine.

Una volta è abbastanza è un viaggio nelle Marche del secondo dopoguerra, lo spaccato di una famiglia e di una terra ancora dilaniate dai recenti sconvolgimenti mondiali.
Attraverso le parole di un nonno ormai anziano sul letto d’ospedale, seguiamo la storia di una famiglia e di un amore e, con essi, quella di un piccolo paese marchigiano, Casette d’Ete.

Ma non è mio il compito di raccontarvi nel dettaglio il romanzo (per questo, vi rimando alla fine dell’articolo, dove troverete tutti i blog impegnati nel Review Party).
A me, oggi, spetta il privilegio di raccontarvi le Donne del Romanzo, le presenze penetranti e indimenticabili che Giulia ha affidato alle sue pagine.

Un pregio del romanzo di Giulia è infatti proprio quello di saper offrire una visione ampia e affascinante dell’essere donna, soprattutto in un periodo così delicato e in un paese che sta conoscendo la miseria più feroce a causa della fine della guerra.
Casette d’Ete è un paese di calzolai, e la calzoleria è anche un filo che unisce molte donne del paese. Qui infatti molte di loro cuciono la pelle, la intagliano fianco a fianco dei mariti, dei padri e dei datori di lavoro. Cominciano a lavorare da giovanissime, già consapevoli che quello è l’unico modo per portare in tavola almeno un pasto caldo, anche se poco sostanzioso e spesso a base di polenta.
Sono donne temprate, disilluse, tenaci e testarde.

Eppure, nonostante la fatica, il freddo e la stanchezza, molte di loro celano una scintilla, un bagliore che le distingue l’una dall’altra e le rende uniche.
Giuliana per prima, cuore tenero sotto una scorza dura e ruvida, quasi impenetrabile a tutto e a tutti. Quasi, perché in realtà sotto il guscio protettivo si cela un vulcano di sentimenti, di sogni, desideri e insicurezze destinato a emergere pian piano, e solo davanti a chi si dimostra realmente in grado di coglierlo.
E poi Annetta, la sorella con la quale ha un rapporto di odio e amore che si sfilaccia e riallaccia continuamente per tutto il corso del romanzo. Loro sono i due poli femminili, lo yin e yang del racconto. Unite ma completamente diverse, necessarie l’una all’altra come l’aria che respirano ma incapaci di amarsi totalmente senza riserve.

In mezzo a loro spiccano Rita, l’amica incapace di abbandonare il passato che la ossessione, la Fefena, la madre delle due, introversa e chiusa quasi ermeticamente, Filomena e Laurina, Adriana e Sandra e tutte le donne e ragazze che, pian piano, aprono gli occhi a Casette d’Ete. Un miscuglio di voci, emozioni, sensazioni differenti che contribuiscono a restituire un’idea della donna sfilacciata ma profonda.
Tenacia, testardaggine, coraggio, determinazione ed emozionalità. Tratti femminili potenti, resi ancor più accesi dalle difficoltà che la maggior parte dei personaggi del racconto si trova davanti. E benché nel romanzo non manchi anche l’espressione maschile, incarnata soprattutto in Valentino, il nonno con il quale si apre la storia, è la parte femminile a emergere in tutta la sua lucidità.

Alla fine, l’immagine della donna che emerge dal romanzo di Giulia Ciarapica è un mosaico di impressioni, un ventaglio di caratteri ed emozioni differenti che trova il suo fulcro in un denominatore comune: l’essere plasmate dalla medesima terra. Un posto ruvido come ruvide sono le persone che ci vivono, e che le ha rese in grado di avanzare a testa alta nonostante gli imprevisti, per farsi strada nel loro piccolo mondo come forze inarrestabili.

E siamo arrivati alla fine di questa tappa.
Per fortuna però questo viaggio all’interno di Una volta è abbastanza è solo al principio, e prosegue in tutti i fantastici blog che hanno deciso di ospitarlo.
Li trovate riassunti qui sotto, io nel frattempo colgo l’occasione per ringraziare la Rizzoli per avermi dato modo di leggere in anteprima questo romanzo e Giulia Ciarapica, per avermi permesso di conoscere questo splendido spaccato dell’Italia marchigiana del dopoguerra.

Trama:
L’Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d’Ete, un borgo sperduto dell’entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell’ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore – capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l’occasione giusta – quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l’amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall’esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell’industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco. Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.