Fantasy e Fantascienza, Recensioni

Navigando su Wattpad: La bellezza del vuoto di Giulia Calligola

Sono sempre stata una lettrice facile alla commozione. Non conto più i libri che mi hanno accompagnata fino all’ultima pagina lasciandomi tra le lacrime, triste per l’aver perso un compagno di viaggio, ma felice al contempo di aver avuto una nuova prova di essere stata viva, di aver sofferto, di aver sentito.
La vita in sé offre già tante occasioni di commozione, eppure molti di noi non possono far a meno di cercarne di nuove proprio attraverso le storie. Esse d’altronde non sono che porte su mondi estranei al nostro, che spesso ci permettono di leggere la nostra stessa vita sotto una nuova luce, filtrando attraverso le lacrime di un’emozione che poi è la medesima che la nostra esistenza ci offre ogni giorno: l’emozione di sentirsi reali.

E nulla è più reale di una storia, benché per molti questo possa sembrare strano e un po’ assurdo; ma le storie sono parte di noi, vivono e si nutrono della nostra anima, e spesso sono in grado di farla commuovere perché vibrano alla sua stessa frequenza, respirano alla medesima intensità.
Sono una lettrice abituata alla sensazione della commozione, eppure ogni volta che mi succede sembra sempre un po’ la prima. Ora, proprio nel momento in cui vi sto parlando, sul mio viso ancora scorrono le lacrime dell’ultima emozione vivida che una storia mi ha permesso di provare, e io ringrazio questa sensazione, il fatto che sia giunta ancora una volta, perché mi permette di parlare di ciò che l’ha originata con tutta l’intensità che merita.

Ho appena concluso la lettura de La bellezza del vuoto, e mai mi sarei aspettata, cominciandola, che questa storia sarebbe stata in grado di entrarmi tanto dentro, e di emozionarmi fino a questo punto. Una storia su Wattpad, molti fuori da questa piattaforma si sorprenderebbero sapendo questa cosa, eppure il tempo mi sta insegnando che non importa il mezzo, non importa l’involucro, ciò che conta è l’essenza della storia che ci viene raccontata, e le parole che le fanno da messaggera.
Come vi dicevo, però, al principio stentavo a credere che la storia di Cicero e Morrigan sarebbe riuscita a parlarmi così tanto. All’inizio la trovavo piacevole, non mi fraintendete, particolarmente ben scritta e con un intreccio interessante, ma ancora la sentivo estranea, lontana. Era il racconto di due vite così distanti dalla mia da spingermi a pensare che non mi ci sarei mai potuto riconoscere, un concentrato di filosofie a me così estranee che mai avrei pensato fosse capace di scavare, pian piano, nella mia coscienza, fino a ritagliarsi uno spazio concreto e sempre più grande.

I primi segnali di questa sua inaspettata capacità li avevo notati però, momenti nei quali una frase pronunciata da un personaggio, una considerazione, una visione del mondo dell’assassino giullare e della dolce ragazza cieca emergevano prepotenti nella mia mente, quando erano meno attesi: camminavo per le vie della mia città, ad esempio, e mi scoprivo a cercare di percepire con più attenzione gli odori che mi circondavano, quasi volessi sentirmi più vicina a Morrigan e al suo modo di conoscere il mondo, o ancora scrivevo la sera e mi trovavo a immaginare più vividamente suoni, sensazioni, vibrazioni che fino ad allora avevo sempre ritenuto apparentemente inconsistenti, prima di scoprire quanto preziosi potessero essere per chi non ha altro che dettagli, per costruire la sua visione del mondo.
A poco a poco, quelli che erano timidi accenni di un’immersione profonda nella storia sono diventati segni distintivi del fatto che l’essenza stessa dei personaggi iniziava a fondersi con la mia, quella di Morrigan per prima. Ho iniziato a sospettarlo quando mi sono trovata a leggere quasi voracemente un capitolo dopo l’altro, emozionata dal modo in cui pian piano Cicero riusciva a far emergere in tutta la bellezza la personalità del nostro piccolo corvo, ma ancora mancava un segnale, che mi dicesse che ero entrata in questa storia con tutta me stessa.

Ed è arrivato appena due giorni fa, quando passeggiando sotto il sole di novembre ho chiuso gli occhi e ho immaginato come dovesse essere sentire i raggi del sole sul viso, e non poterne ammirare l’effetto sul resto del mondo. Mi sono scoperta a desiderare di camminare ad occhi chiusi per un po’, lasciando che il paesaggio intorno a me mi parlasse, così da sentirmi più vicina alla giovane protagonista. E in quel momento ho capito che il piccolo corvo era diventata un’amica, una conoscente che con il tempo aveva iniziato a raccontarmi la sua storia, e benché respirasse inchiostro digitale, Morrigan ha assunto pian piano consistenza vivida, come solo i personaggi scritti davvero bene sanno fare.
Così ho compreso che La bellezza del vuoto era riuscita a farsi largo in me, e mi stava pian pianop trasmettendo un po’ della sua bellezza; poco dopo, anche Cicero ha assunto la medesima sfumatura familiare della ragazza, e benché io lo abbia forse vissuto meno intensamente al principio, a poco a poco anche il matto giullare dai capelli rossi è diventato un amico e mi sono trovata a soffire al suo fianco quando è arrivato il momento, come se la sua sofferenza fosse anche un po’ la mia. Lì ho finalmente compreso quale fosse il senso e lo scopo di questo dolce viaggio nella bellezza, e ho potuto toccare con mano la forza del desiderio di libertà che entrambi hanno vissuto fino all’ultimo.

 

Adesso che vi scrivo, il filo che mi ha collegata a Morrigan e Cicero comincia già a svanire, scene lette e amate assumono la consistenza dei ricordi e presto, purtroppo, svaniranno nell’oblio insieme a tante altre che ho letto nel corso della mia breve esistenza; eppure a guardare bene, scorgo già il velo che questa storia si è lasciata dietro, la traccia che non scomparirà mai, ma rimarrà sempre a farmi compagnia. Benché la parola fine abbia infatti messo ben in chiaro che la loro storia è terminata, li sento ancora ridere e scherzare nella mia testa, li vedo crescere insieme, insegnarsi a vicenda ad essere liberi, e imparare insieme cosa voglia dire amare, e questa sensazione di pace e gioia rimarrà a farmi compagnia anche quando ciò che l’ha nutrita sarà diventato appena un ricordo.

Accompagnare Morrigan e Cicero in questo viaggio è stato un po’ come conoscerli, e la sensazione ora è quella di aver detto arrivederci a degli amici. Ma le lacrime che involontariamente sono sfuggite dai miei occhi alla fine della storia sono in realtà il segnale che da ora in poi un frammento di loro viaggerà con me, perché Giulia mi ha donato una nuova melodia da aggiungere a quelle che già tengo preservate vicino all’anima, e che sono destinate a non svanire mai realmente dalla mia coscienza.

 

Per questo sono lieta e onorata di aver avuto modo di leggere questa storia: perché anche se ora la realtà è tornata a scorrere naturalmente  intorno a me, e il mondo di Morrigan e Cicero sfuma già dai miei pensieri, la bellezza di questo viaggio nel vuoto rimarrà a farmi compagnia per lungo tempo, preservata dal ricordo della commozione che l’ha accompagnata.

 

 

Come avrete notato, questa è una recensione molto personale, più un fluire di sensazioni ispirate dalla lettura che una vera e propria analisi.
Per questo motivo, vi lascio qui sotto qualche dettaglio aggiuntivo sulla storia, nonché il link alla stessa sulla piattaforma di lettura per permettervi di farvene un’idea più approfondita. (cliccate sull’immagine per arrivare alla pagina di Wattpad di questa storia!)

Trama:
Cicero è un assassino professionista. Sa quello che fa, come deve farlo, e sa anche trovare il divertente nel suo lavoro. Alcuni potrebbero definirlo pazzo, ma lui non è dello stesso avviso. Lui, semplicemente, sa vedere l’ironia, sia nella vita che nella morte.
Quando si vede affidato un nuovo contratto, tuttavia, le cose precipitano.
Sembra un incarico facile: una donna sola, giovane, povera… almeno finché Cicero non la guarda negli occhi, e vede il Vuoto.
Un romanzo che tratta argomenti forti nel modo più logico possibile, con molti dialoghi e confronti che intendono andare a fondo nella psicologia di un assassino, ma anche di una vittima mancata. Certamente da non perdere per chi ama il genere introspettivo, psicologico, e pur tuttavia con ambientazione fantasy e un certo gusto per l’umorismo nero.

Nota per i lettori riportata dall’autrice:
Questa è una fanfiction pensata come romanzo originale. E’ tratta dalla saga di videogame “Elder Scrolls”, in particolare dalla storyline della Confraternita Oscura di Skyrim. Tuttavia è leggibile da parte di chiunque, anche chi non conosce la base di partenza. Per tali lettori, se vogliono un approfondimento, basta leggere la breve prefazione.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.