Scrittura

Scrivere di avventure giocate e vissute – Chiacchiere e Scrittura #1

Ed eccoci, miei cari lettori, al primo vero articolo di questa nuova rubrica.
Non potevo che iniziare parlandovi di scrittura e giochi di ruolo, e se mi conoscete saprete bene quanto queste due tematiche mi stanno a cuore e sono collegate nella mia vita.
È infatti proprio grazie a un gioco di ruolo, per la precisione a D&d, che il mio viaggio da apprendista scrittrice è cominciato.
Un anno fa circa ho deciso di provare a mettere su carta digitale le divertenti e intense disavventure del mio splendido gruppo di giocatori, e lì qualcosa è scattato in me. La scrittura è stata una scoperta, ma anche una sorta di salvezza da un periodo non del tutto positivo e gratificante.

Ma oggi non siamo qui per rispolverare ricordi nefasti, né tanto meno per parlare specificatamente di Irvania, bensì di un fenomeno più ampio, che coinvolge anche la sottoscritta ma si estende a molti aspiranti autori: cominciare a scrivere raccontato ciò che si è vissuto nei giochi di ruolo.
Conosco veramente tanti autori che hanno iniziato il loro viaggio proprio dalla narrazione di una campagna, vissuta attorno a un tavolo sognando e fantasticando con i propri amici, e la cosa, a ben pensarci, non stupisce poi così tanto.
Giocare a un gioco di ruolo infatti stimola diversi meccanismi nella nostra mente, assai simili a quelli che si innescano quando si decide di vestire i panni dello scrittore.

Shadow of the Vampire #4 from IDW. Writer: Jim Zub- Artist: Daniel Nelson. I diritti di questa immagine appartengono ai suoi proprietari.

Ecco una breve lista di quelli che, a mio avviso, sono i punti di contatto tra queste due passioni:

  1. Quando si inizia a giocare di ruolo si inventa un mondo o, se già esistente, lo si immagina e tratteggia nel dettaglio, per poterlo vivere e respirare in modo realistico. Questo campo appartiene in modo più spinto al Master, ovvero al Narratore e coordinatore del gioco, ma anche i giocatori mettono in moto la loro fantasia per dipingere nelle loro menti i luoghi nei quali si muoveranno. Il world-building è parte essenziale del gioco di ruolo, e se ci pensate cammina a braccetto con la costruzione di un mondo letterario destinato a diventare lo sfondo di un romanzo. In entrambi i casi infatti si presta attenzione a dettagli quali sistema politico, economico e sociale, si elabora una mappa realistica del mondo affinché possa venir scoperto ed esplorato, e si formalizzano aspetti come la gestione delle città e dei trasporti.
  2. In entrambi i casi si creano e delineano dei personaggi, e nel gdr parte di questo lavoro è in mano ai giocatori, e parte (più ampia) in mano al master.
    E qui secondo me interviene anche uno degli elementi che mi fanno pensare che giocare di ruolo sia assai utile in generale per qualunque narratore, e non solo per quelli che poi scelgono di parlare specificamente di avventure ispirate.
    Nei gdr infatti, di un personaggio si delinia ogni più piccolo aspetto, dalla storia pregressa ai desideri futuri, dalle capacità ai timori, dai conflitti personali alle aspirazioni. Un personaggio nato per D&d, ad esempio, è un’entità che il suo giocatore conosce in ogni piega, perché ne deve vestire i panni in sessione. C’è un intenso lavoro di costruzione psicologica ed emotiva, che spesso implica porsi domande interessanti come: “Che reazioni avrebbe il pg in certe situazioni?”, “Cosa lo spinge all’azione?” e ancora “Quali eventi lo demoralizzano e quali invece instillano in lui coraggio?”
    In questi giorni mi sono imbattuta in un evento chiamato Preptober, una sorta di guida alla costruzione di una storia legata al NaNoWriMo (una cosa interessantissima della quale parleremo molto probabilmente nel prossimo appuntamento), e mi sono resa conto che molti degli esercizi consigliati in fase di preparazione di una storia sono gli stessi che si usano nella costruzione di un personaggio o di un intero mondo per un gioco di ruolo.
    Sia nello story-telling che nel gioco di ruolo si cerca di rendere un personaggio reale, plausibile e conceto (salvo tutte quelle derive da power player che nei gdr si incontrano spesso, parliamo di giocatori che tengono al ruolo, ovviamente), e ci si sforza di inserirlo in mondo armonico in un mondo vasto e sfaccettato. Il lavoro è il medesimo, e porta a formalizzare mondi e personaggi fino a renderli reali, e piacevoli.
  3. Sia nei giochi di ruolo che nella scrittura di romanzi si cerca una trama interessante, avvicincente e capace di colpire e appassionare un lettore. Nei gdr, questo aspetto riguarda principalmente il Master, perché la costruzione della storia è nelle sue mani, eppure quando il Narratore riesce a rendere entusiasmante una trama, è molto probabile che i suoi giocatori cerchino di fare lo stesso con le azioni dei propri personaggi, compiendo scelte che permettano alla storia di evolvere nel modo più interessante per loro e per i loro compagni.
    Anche qui ovviamente vanno esclusi tutti i casi di gioco al mero fine di tirare tanti dadi e fare tanto danno, ma se si prendono in esame tutte quelle campagne nelle quali sono la storia e le azioni dei personaggi a guidare la scena, allora è semplice notare un forte punto di contatto tra narrazione e gioco di ruolo.

 

Ma veniamo dunque al bandolo della matassa.
Perché vi ho elencato questi punti?
Be’, innanzitutto perché il mio viaggio da Narratrice è iniziato proprio grazie a Dungeons and Dragons, e anche ora che ho cominciato a scrivere una storia totalmente distaccata dai giochi di ruolo, mi rendo conto che molte delle cose apprese grazie a D&d mi sono preziosissime nella costruzione della nuova storia.
Ma in realtà, questo articolo ha anche uno scopo più mirato: invitarvi a provare, se ancora non l’avete fatto, a giocare a un gioco di ruolo. Soprattutto se siete aspiranti scrittori, questo mondo saprà donarvi capacità preziosissime, specie se vi cimentate come Dungeon Master. Inoltre, narrare e gestire una campagna vi regala una possibilità unica: vedere con i vostri occhi, in corso d’opera, se la storia che state narrando è capace di entusiasmare chi la vive.

I giocatori, in questo, sono i lettori più forti che possiate desiderare: vivono sulla loro pelle la trama che avete costruito, la seguono e spesso la alterano con le loro azioni, e vi costringono a mettere in discussione ogni debolezza, ogni dettaglio mancante, perché sono lì, in prima linea, a rivelarli e segnalarveli. Ma lo fanno con interesse ed entusiasmo, perché al contrario del lettore esterno, ci tengono personalmente che la storia che stanno vivendo sia realistica e piacevole. Se sarete in grado di conquistarli, saranno degli alleati perfetti, e vi aiuteranno a comprendere cosa potrebbe funzionare in un eventuale romanzo scritto usando i medesimi strumenti, e cosa invece catturerebbe a fatica perfino chi lo vive in prima persona.
E ovviamente, giocare a un gioco di ruolo si rivelerà un’esperienza impareggiabile in ogni senso, sia che siate il Master sia che siate un giocatore, perché modificherà il vostro modo di approcciarvi a un gruppo, vi costringerà a mettervi in gioco continuamente e vi aiuterà ad allontanare timidezza e imbarazzo per riuscire a tirar fuori il meglio di voi e della vostra narrazione.

Insomma, provare per credere.
Unico disclaimer: c’è il richio che una volta iniziato, non riusciate più a smettere.
Ma ci si abitua anche a quello, parola di Master affezionata 😉

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.