Se ricordate l’ultimo articolo pubblicato prima delle vacanze (che in caso di curiosità potete sempre recuperare qui), la mia partenza per la Sardegna è stata accompagnata da una bella dose di buoni propositi letterari e di fiducia, sotto forma di una carrellata di titoli intriganti che speravo scandissero i miei giorni sotto l’ombrellone.
Ebbene, oggi sono qui per stupire voi e me stessa e dire che non solo sono riuscita a terminare quasi tutte le letture che mi ero prescritta, ma ho anche letto qualcosina non prevista, che ha contribuito a rendere Agosto un mese letterario interessante e inaspettatato.
Come da programma, ho cominciato il viaggio verso casa accompagnata da Il piano di Archer di Gabriele Dolzadelli, quinto volume della saga Jolly Roger, e se siete stati attivi durante il mese appena passato, avrete notato che ne è già stata pubblicata la Recensione, anche se oserei dire che più che un’analisi è una malinconica e affettuosa chiusura di un’esperienza narrativa capace di segnare me come il blog fin dalla sua apertura.
Viaggiare verso le vacanze con in mano solo una valigia e un’avventura di pirati è forse il cocktail perfetto, e Gabriele Dolzadelli si è confermato ancora una volta il perfetto compagno di viaggio, quindi non posso che essere lieta di aver avuto la fortuna di incrociare la sua rotta.
Arrivata in Sardegna, il tempo di sistemarmi e prendere coscienza di essere a casa e mi sono fiondata in spiaggia, portando con me un’altra conclusione di saga, questa volta però a tinte oscure e violente. Così crudele è la fine di Mirko Zilahy è un’altra malinconica ma spettacolare chiusura, e di questa leggerete presto una considerazione finale, anche se più in forma di personale delucidazione che di vera e propria Recensione. Le atmosfere tetre ma mortalmente affascinanti della Roma di Zilahy hanno fatto da controcanto perfetto al mare e al sole intenso, e accompagnare il commissario Mancini in questa ultma tappa del suo viaggio è stata un’esperienza impagabile. Un po’ come conoscerne il padre, un autore che delle parole ha fatto un’arte, con la quale continua ad affascinare quelli che lo ascoltano e lo leggono.
Dal thriller sono passata al fantasy, in una piroetta delicata che dall’oscurità mi ha librata in volo sulle ali di una libellula.
Il Sognatore di Laini Taylor è stato una scoperta esaltante, tanto che mi sono trovata a divorarne le pagine non solo in spiaggia, ma anche a casa tra un pasto e l’altro, a letto quasi del tutto avvolta tra le spire del sogno (forse il momento ideale in cui leggere questa avventura), e pure in biblioteca, quando avrei anche dovuto un po’ studiare, ma questo non ditelo troppo in giro.
Per pubblicare la recensione ho atteso che terminassero le vacanze e riprendesse l’attività, perché ci tenevo che questo romanzo avesse la massima risonanza possibile, vista l’emozione che è riuscito a suscitarmi. La leggerete dunque tra due giorni, e spero che riesca almeno in parte a trasmettere tutto il groviglio di sensazioni che la Taylor è riuscita a suscitare in me con questo primo capitolo.
E dopo aver posato Il Sognatore, inaspettatamente ho sentito il bisogno di tornare in Inghilterra, all’epoca Regency. La cara zia Jane è venuta dunque a farmi compagnia, e io sono entrata nell’Abbazia di Northanger con un gusto e un divertimento impareggiabili.
La verve di questa autrice è cosa nota e già mi aveva conquistata nelle prime opere lette, eppure qui il suo spirito ironico e la sua penna pungente sono riusciti a farmi trascorrere qualche ora con una risata sempre pronta sulle labbra, e una voglia matta e inconcepibile di creare una macchina del tempo solo per poter tornare indietro e conoscere questa donna, che doveva essere una delle compagnie per il tè migliori di sempre.
Le avventure tragicomiche di Catherine Morland sono state una delizia, ma è stata soprattutto la voce dell’autrice, che filtrava da ogni paragrafo, a rendere tanto affascinante questo romanzo.
Ora ad attendermi resta solo Mansfield Park, e già sento un po’ di dispiacere all’idea di aver quasi esaurito tutti i grandi capolavori di Jane Austen.
Mi consolo pensando che mi rimangono sempre le Lettere e qualche racconto, e che posso in ogni caso decidere di riprendere da capo tutto in mano, e gustarmi ancora una volta quest’immersione nel romanticismo e soprattutto nell’umorismo più fine e sagace.
Ho ripreso poi in mano una lettura che già avevo affrontato l’hanno precedente, ma che purtroppo aveva sofferto del brutto periodo in cui era arrivata, e che dunque ancora attendeva di essere ripresa e di avere il giusto spazio. Sto parlando de La rivincita degli ultimi di Gianluca Malato, un racconto steampunk assai piacevole che affronta il tema dell’avvento della tecnologia e il suo impatto sulla vita e soprattutto sul pensiero della popolazione media.
Ambientato nel medioevo, vede un giovane contadino alle prese con le prime invenzioni a vapore, inizialmente spaventose e oscure ma poi sempre più strumenti di liberazione e riscatto.
Di questo arriverà una recensione breve nelle prossime settimane, quindi se siete curiosi non vi resta che aspettare qualche giorno.
E infine, al momento in lettura c’è un altro non previsto, che mi ha incuriosita e obbligata a dargli spazio subito, mettendo per qualche momento da parte quello che già stavo leggendo.
Uscito negli Stati Uniti nel 2005, Spin di Robert Charles Wilson è un fantascientifico, vincitore del Premio Hugo per il miglior romanzo del 2006; è giunto da noi in Italia solo quest’anno grazie alla Rocard, una nuova realtà editoriale alla sua prima pubblicazione. E che pubblicazione, perché Spin per ora (e sono circa al 25%), si sta rivelando una storia originalissima e intrigante, che affronta non solo temi di pura scienza e fantascienza (presenza di entità aliene, colonizzazione di altri pianeti, terraformazione etc), ma anche e soprattutto una fine indagine emotiva dei personaggi principali, che sono al centro dell’azione e dell’introspezione narrativa.
Come reagirebbero gli esseri umani se improvvisamente una razza superiore mostrasse i propri segni?
Che effetto farebbe, sulla Terra, sapere che abbiano un arco di vita limitato e stretto, prendere coscienza del fatto che la nostra specie è mortale, e lo stesso vale per il pianeta che ci ospita e per la stella che ci dà vita? Prevarrebbe la scienza e il ragionamento, o il misticismo e la religione?
Questi e molti altri sono gli interrogativi alla base di Spin, e attraverso l’inspiegabile comparsa di un arco a circondare la terra ed estraniarla dal restante universo, Wilson indaga le diverse sfaccettature dell’animo umano, in un viaggio che è sia spaziale, sia umano in ogni suo elemento.
E siamo giunti all’ultima lettura delle vacanze, e in lista mi restano da terminare solo Flashforward – La battaglia per La rosa di QueenBelial e Anime Perdute di Mitchell Hogan, entrambi già cominciati e inattesa di essere completati. Purtroppo, questi due romanzi hanno sofferto dell’essere arrivati dopo letture tanto appassionanti, e per ora nessuno dei due è riuscito a conquistarmi, un po’ a causa di qualche difettuccio non proprio ignorabile, un po’ a causa della mia mancanza di propensione. L’arrivo di Spin ha poi fatto scalare la mia lista di lettura e dunque il loro momento arriverà nelle prossime settimane, e spero che saranno in grado di mutare la mia idea e affascinarmi tanto quanto ha fatto il resto delle letture estive.
Ora però tocca a voi.
Cosa avete letto in queste vacanze? È stato un periodo letterario soddisfacente?
Fatevi sentire qui sotto nei commenti, sui social o su Youtube, raccontateci le vostre esperienze letterarie, per noi è sempre un grandissimo piacere Chiacchiere con voi.
Nel frattempo a presto, e come sempre Buone Letture!